Civile

Stop della Cassazione alla discriminazione nei tribunali

In contrasto con la Carta le affermazioni del giudice che cercava la prova dell’omosessualità di un richiedente asilo nella frequenza dei rapporti sessuali e in un percorso di consapevolezza sofferta

di Patrizia Maciocchi

Stop della Cassazione alla discriminazione degli omossessuali in tribunale. La Cassazione (sentenza 23891) bolla come pregiudizi, in contrasto anche con la Costituzione, le conclusioni del tribunale che, ai fini della concessione della protezione internazionale, subordinava la prova dell'omosessualità ad un percorso di “consapevolezza sofferta” della condizione e alla dimostrazione di una frequenza di rapporti omosessuali. In assenza di questi elementi il giudice aveva rifiutato lo status di rifugiato da un ragazzo del Gambia che aveva scoperto il suo orientamento sessuale a 16-17 anni e ammesso di non aver avuto rapporti in Italia. Per il Tribunale non era credibile.

Il richiedente asilo non aveva fatto alcun riferimento ad un percorso di presa di coscienza “sofferta” delle sue inclinazioni. Per la Suprema corte opinioni personali e discriminatorie, frutto di un pregiudizio irrazionale. Non si vede perché – precisa la Suprema corte – un orientamento sessuale dovrebbe per forza connotarsi di sofferenza. E perché non dovrebbe capitare l’eventualità di vivere in serenità – e, nel caso, pure in letizia – il proprio orientamento omosessuale.

Per la Cassazione un’affermazione che non riesca a nascondere un giudizio morale. Quanto alla ricerca continua di rapporti sessuali, in realtà, sottolineano i giudici di legittimità, non è un tratto distintivo di un orientamento sessuale piuttosto che di un altro. Non si vede perché agli omosessuali dovrebbe essere negata la ricerca di relazioni affettive anche stabili, senza considerare l’evento occasionale. Conclusioni che sono «il prodotto di una lettura di mortificazione punitiva – sul piano della “moralità sociale” degli orientamenti omosessuali».

Una lettura in contrasto, con la legge sulle unioni civili e con l’articolo 3 della Costituzione che tutela il pieno sviluppo della persona e vieta la discriminazione in base all’orientamento sessuale.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©