Amministrativo

Tar, via libera ai tamponi molecolari nei laboratori privati del Lazio

Sono nulli i provvedimenti con i quali la Regione ha stabilito che i laboratori d'analisi privati non sono autorizzati all'esecuzione dei tamponi

Sono nulli i provvedimenti con i quali la Regione Lazio ha stabilito che i laboratori d'analisi privati non sono autorizzati all'esecuzione dei tamponi nasofaringei e/o orofaringei per la diagnosi di laboratorio del virus Sars Cov-2, se non ricompresi nella rete Coronet. L'ha deciso il Tar del Lazio, sentenza n. 10933/202o, con la quale ha accolto un ricorso proposto da Artemisia Spa, rete di centri diagnostici capitolini secondo la quale in virtù dei provvedimenti regionali i suoi laboratori, a suo tempo inseriti nell'elenco di quelli regionali in grado di effettuare test sierologici per l'identificazione di anticorpi diretti verso il virus, non possono più eseguire tale tipo di esami.

Il Tar ha precisato che "la sezione ha costantemente affermato come nella gestione dell'epidemia si confrontino costantemente due principi di pari valore e considerazione, vale a dire quello di precauzione e quello di proporzionalità. E del resto tutte le misure adottate dai vari gradi di competenza istituzionale si sono mosse privilegiando ora l'uno o l'altro dei ridetti principi, a seconda dello stadio di emergenza, momenti base dell'azione di protezione civile più latamente intesa, prevenzione, emergenza e ripristino", e che "l'esperienza sin qui maturata fornisce elementi di conferma circa l'efficienza del sistema Coronet Lazio e la sua idoneità al conseguimento degli obiettivi generali stabiliti, stante il buon andamento dei dati statistici riguardanti il numero dei test effettuati ed i tempi occorrenti alla loro esecuzione".

Alla fine, però, per i giudici "è fondata la doglianza esposta col primo motivo di ricorso secondo cui non c'è ragione sanitaria alcuna per cui non debba essere svolto da più soggetti possibili - senza che ciò determini una sottrazione di risorse pubbliche (né finanziarie, né materiali) - il solo esame diagnostico che al momento consente di individuare i soggetti infetti e di applicare quindi quei protocolli di tracciamento e isolamento che sono l'unica vera alternativa al confinamento generalizzato".

"Si tenga peraltro conto – prosegue la decisione - che l'eventuale individuazione di campioni positivi, anche da parte degli operatori privati, impone che gli stessi vengano immediatamente trasmessi alle autorità pubbliche competenti usando la Scheda per la segnalazione di casi di infezione da virus respiratori (Allegato 3 dell'Ordinanza del Presidente della Regione Lazio del 17 marzo 2020, n. Z00009; all. n. 13), con l'effetto di evitare qualunque problema di mancanza di coordinamento tra le diverse strutture sanitarie".

E "in definitiva, risponde al principio di precauzione la massimizzazione della possibilità di esame mediante strutture specializzate a ciò dedicate, e mediante l'effettuazione della panoplia di esami che la scienza individua e riconosce come utili allo scopo e in tal senso va accolto il ricorso proposto laddove contesta il divieto imposto sull'assunto della sufficienza delle sole strutture pubbliche". Invece, conclude, "una organizzazione coordinata terrebbe conto di tutte le professionalità acquisibili in un momento tanto delicato e peculiare della storia del Paese, utilizzandole secondo necessità, e anche graduandole, preferendo vale a dire le strutture pubbliche, ma sempre con una giustificazione idonea e congrua, che nella specie è mancata".

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©