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Tutela design - Il riconoscimento del “valore artistico”, il recente caso dei Sandali tedeschi

Tutela negata sulla base del valore scriminante attribuito alla finalità perseguita dall’autore al momento della creazione

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di Elisabetta Berti Arnoaldi, Francesca La Rocca Sena*

Ha fatto parlare molto in queste giornate il giudizio promosso avanti la Corte federale di giustizia tedesca di Colonia del 26 gennaio 2024 (Rif. 6 U 29/23) da una famosa società tedesca produttrice di calzature per ottenere il riconoscimento del diritto d’autore su alcuni modelli dei suoi iconici sandali contraddistinti dalla suola in sughero, divenuti un vero oggetto di moda e di culto.

Un diritto che - nell’ambito di una causa che coinvolge tre concorrenti “imitatori e dopo essere stato riconosciuto all’azienda in primo grado dai Giudici del Tribunale Regionale Colonia, il 10 maggio 2023 -, le è stato negato in appello con una sentenza la cui impugnazione porta la questione all’attenzione della Corte nazionale suprema.

La tesi sostenuta dall’azienda produttrice è che il design dei suoi sandali possieda caratteristiche di peculiarità tali da riscontrare i requisiti per la tutela del diritto d’autore.

Ma ciò pare essere stato negato dai Giudici, essenzialmente per il fatto che il membro della famiglia - Carl oppure Karl, non è chiaro, perché i due nomi si alternano nella storia dell’impresa – a cui viene attribuita la creazione del design, lo avrebbe realizzato per motivi prettamente commerciali, ovvero per offrire sul mercato sandali comodi e funzionali per un largo pubblico, e non secondo un ideale estetico o artistico dal quale sarebbe stato invece guidato se avesse avuto l’intenzione di creare un’opera d’arte.

Questo induce due prime riflessioni.

La prima è che l’attribuzione di un valore scriminante alla finalità perseguita dall’autore al momento della creazione (ovvero il fine commerciale perseguito da Carl in luogo dell’ideale artistico) è assolutamente incongrua in una valutazione che dovrebbe avere riguardo alle caratteristiche oggettive del risultato della creazione.

La seconda è che se il creatore dei modelli di sandali fosse Carl, e non Karl, ovvero il membro della famiglia del quale si predicano le peculiari cognizioni ortopediche, ogni perplessità rispetto ad una durata “eccessiva” del preteso diritto d’autore dovrebbe essere esclusa dal fatto che il signor Carl è morto nel 1958, ovvero 67 anni fa, con la conseguenza che il tempo dell’esclusiva starebbe per scadere (il diritto d’autore in Germania, come in tutti i Paesi dell’UE, scade decorsi settant’anni dalla morte dell’autore).

A maggior ragione nel caso del design industriale, dove il diritto d’autore, sancito dalla Legge diritto d’autore italiana del 22 aprile 1941 n. 633 non può avere come termine di riferimento quella “limitata” della vita umana, ma piuttosto quella dell’impresa potenzialmente illimitata.

Ciò premesso, si ricorda che nell’ordinamento tedesco per accedere alla tutela del diritto d’autore (Urheberrecht 9 ottobre 1965 e successive modifiche) i sandali in questione dovrebbero potere essere considerati opere d’arte applicata e dotati di carattere creativo (art. 2 n. 4 e 2.2 Legge tedesca sul diritto d’autore e sui diritti connessi).

Diversamente in Italia per essere tutelate con il diritto d’autore le creazioni della moda devono poter rientrare nella categoria delle opere del disegno industriale prevista dall’art..2 n.10 della Legge del diritto d’autore, norma per la quale tali opere sono tutelabili unicamente ove oltre al requisito del carattere creativo, sodisfano anche quello del c.d. “valore artistico”.

Dunque, la legge italiana per le opere di design richiede che venga raggiunto un requisito ulteriore rispetto a quanto prevede la norma tedesca.

Per valore artistico si intende quell’elemento estetico che consente di elevare un prodotto di carattere industriale ad opera creativa d’autore.

Per la giurisprudenza costituiscono indizi di artisticità dell’opera riconoscimenti collettivi assegnati da ambienti culturali, l’esibizione in mostre ed esibizioni, recensioni di esperti. Inoltre, anche la circostanza che un’opera di design divenga oggetto di vendita nel mercato artistico e non in quello puramente commerciale e l’attribuzione di un prezzo elevato, superiore al mero valore commerciale, costituiscono ulteriori indici rilevanti.

In Italia sono stati riconosciuti un’opera d’arte tutelata dal diritto d’autore, oltre design di arredamento quali ad esempio la chaise-longue di Le Corbusier (Tribunale Milano 17 febbraio 2014 n. 2311); la lampada Arco di Flos (Tribunale Milano 2012 n. 9906); lo scooter Vespa di Piaggio (Cassazione 28 novembre 2023 n. 33100); e, nel campo della moda e delle calzature, gli iconici dopo sci Moon Boot (Trib. Milano 25 gennaio 2021 n. 493), questi ultimi essenzialmente grazie al fatto che se ne è potuta dimostrare l’esposizione al Louvre in occasione di una Mostra dedicate alle icone del Fashion.

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*Avv. Elisabetta Berti Arnoaldi (partners) e Avv. Francesca La Rocca Sena (partners), SENA & PARTNERS

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