La sentenza sezioni Unite 17 luglio 2024 n. 19726 affronta la difficile questione in relazione all'iscrizione al registro dei praticanti avvocati, con rilievi però che sembrano potersi attagliare anche all'assai più ampia problematica dell'accesso all'albo degli avvocati
Fino all'avvento della Riforma forense si pretendeva che l'aspirante alla pratica forense, e all'esercizio dell'avvocatura, avesse una "condotta specchiatissima e illibata", ed era riservato all'Ordine un largo spazio di discrezionalità nella valutazione, al punto che taluni Consigli avevano preteso quattro lettere di "endorsement" sulla rispettabilità, affidabilità e serietà del richiedente da parte di iscritti all'Ordine, meglio se anziani e prestigiosi. Oggi si esige soltanto la condotta "irreprensibile...
Immigrazione: un modo di far leggi che porta a norme poco organiche
di Ennio Codini - Professore associato di diritto pubblico presso l'Università Cattolica di Milano