Giustizia

Cartabia in Parlamento: superati tutti gli obiettivi del 2021 - "La giustizia sappia ricomporre i conflitti"

Nel corso della Relazione annuale, la Ministra ha tracciato un quadro positivo delle riforme fatte: penale, civile, minori, imprese. Manca ancora il Csm ma i tempi saranno rispettati

di Francesco Machina Grifeo

È un consuntivo ampiamente positivo per le tante riforme portate a casa durante l'anno "grazie alla responsabilità delle forze politiche", quello tracciato dalla Ministra Marta Cartabia nel corso della Relazione sull'amministrazione della giustizia questa mattina al Senato (nel pomeriggio la Guardasigilli è attesa alla Camera).

Delega penale, delega civile, minori e diritto di famiglia, insolvenza imprese. "Sul piano delle riforme tanto lavoro è stato fatto" afferma Cartabia che poi subito aggiunge: "Molto altro lavoro ci attende". Si perché all'appello, oltre a tutti i decreti di attuazione, manca ancora la riforma più "politica" quella sul Csm e dell'ordinamento giudiziario, forse rinviata per la coincidenza con l'elezione del Quirinale. Tuttavia, annuncia il Ministro: "I tempi verranno rispettati". In dirittura d'arrivo nel 2022, come chiesto dal Pnrr, anche la riforma del diritto tributario.

Diversi poi i richiami alla "diffusione generalizzata" dell'ufficio del processo che "comporta un vero e proprio cambio di paradigma, perché segna il passaggio dal lavoro individuale a quello di squadra". Cartabia ha poi sottolineato la necessità di spingere sulla "giustizia riparativa" coltivando l'idea che la giustizia "sappia ricomporre i conflitti e preservare i legami personali e sociali, che sappia unire più che dividere; che tuteli i più fragili e tenda sempre all'interesse comune". "Questa – ha aggiunto - è la più grande urgenza del nostro tempo e questo è lo spirito che ci trasmette la nostra Costituzione". Un visione però che deve fari i conti con gli enormi problemi anche infrastrutturali del Paese che hanno portato, per esempio, il sovraffollamento delle carceri al 114%.

Cartabia ha poi ricordato i "troppi i casi di violenza sulle donne, troppi i femminicidi, troppe le violenze sui bambini, troppi i drammi che originano in ambito domestico di cui abbiamo notizia quotidianamente. "Una vera barbarie, ha giustamente detto qualcuno di voi".

L'Aula di palazzo Madama ha poi approvato, nel pomeriggio, con 195 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astenuti, la Relazione con una risoluzione di maggioranza (respinte le risoluzioni presentate dal Fratelli d'Italia e da alcuni senatori del gruppo Misto che avevano parere contrario dal Governo).

Riportare i tempi della giustizia entro limiti di ragionevolezza - "Riportare i tempi della giustizia entro limiti di ragionevolezza come chiede la Costituzione, come chiedono i principi europei. Il principio della ragionevole durata del processo e gli altri principi costituzionali europei che presidiano la corretta amministrazione della giustizia sono scritti per questo per rispondere all'esigenza di chi attende dai nostri uffici giudiziari una parola di giustizia, una parola di giustizia tempestiva perché processi irragionevolmente lunghi rappresentano un vulnus per tutti: per gli indagati e per gli imputati che subiscono oltre il necessario la pena del processo e il connesso effetto di stigmatizzazione sociale; per i condannati che si trovano a dover eseguire una pena distanza di tempo quando ben possono essere e per lo più sono persone diverse da quelle che hanno commesso il reato; per gli innocenti che hanno ingiustamente subito oltre misura il peso di un processo che può aver distrutto le relazioni personali e professionali e soprattutto per le vittime e per la società che non ottengono in tempi ragionevoli una accertamento dei fatti e delle responsabilità come è doveroso". È uno dei passaggi chiave affrontati dalla ministra Cartabia, nel corso della Relazione, con riferimento alla lettera di una anziana madre che lamentava la mancata celebrazione del processo relativo alla morte sul lavoro del figlio. Quel processo ha detto la Ministra non si è celebrato per la mancanza di spazi adeguati ed ha poi ricordato lo sforzo fatto per il maxi processo di Palermo con la creazione dell'aula bunker.

Riduzione tempi giustizia del 15% vale mezzo punto Pil - "Sappiamo bene – ha proseguito Cartabia - che la modernizzazione e l'efficienza del sistema giudiziario incidono direttamente sulla solidità economica del Paese: tra gli studi, uno recente di Banca d'Italia stima che la riduzione della durata dei processi di circa il 15% porti all'aumento di almeno mezzo punto percentuale del PIL. E i nostri obiettivi superano di gran lunga quel 15%. E inoltre la maggiore efficienza del sistema giudiziario stimola gli investimenti interni ed esterni e indirettamente migliora le condizioni di finanziamento per famiglie e imprese".

"Mentre l'emergenza sanitaria premeva – ha proseguito - abbiamo messo a punto progetti e riforme strutturali a lungo termine. Come sappiamo, abbiamo l'impegno di ridurre del 40% il tempo medio di durata dei procedimenti del civile; e del 25% per il penale entro un arco temporale di cinque anni. Questo è stato il punto di accordo dopo settimane di trattative con Bruxelles. Ad oggi, possiamo senza dubbio dire di aver conseguito - e invero superato – gli obiettivi previsti per il 31 dicembre 2021, che annoveravano l'approvazione delle leggi di delega in materia di processo civile e di processo penale; gli interventi in tema di insolvenza e l'avvio del reclutamento per l'Ufficio per il Processo".

Ufficio del processo cambio di paradigma, lavoro di squadra - "Per il sistema italiano, la diffusione generalizzata dell'ufficio del processo, dopo anni di proficua sperimentazione in molti distretti di Corte d'Appello, comporta un vero e proprio cambio di paradigma, perché segna il passaggio dal lavoro individuale a quello di squadra". Ha detto la ministra. "Più volte in questi mesi – ha proseguito - nel dibattito pubblico si è stigmatizzata una visione ‘efficientistica' della giustizia. Mi preme rimarcare che il lavoro di squadra, se ben organizzato e ben condotto, non solo incrementa l'efficienza della giustizia, migliorandone i tempi, ma ne favorisce la qualità. Non c'è competizione, né tanto meno contraddizione, tra efficienza e qualità della giustizia, ma reciproco sostegno nel quadro dell'Ufficio per il processo". Il primo contingente di 8171 giuristi, ha ricordato, è già stato selezionato con i concorsi che hanno visto la partecipazione di circa 67.000 candidati e che si sono svolti lo scorso autunno. "Così il 14 febbraio, 200 giovani giuristi entreranno in servizio in Cassazione ed il 21 febbraio altri 8000 circa prenderanno servizio in tutti gli uffici giudiziari d'Italia". "È bene notare – ha aggiunto - che si tratta di un importante potenziamento delle risorse umane: accanto a circa 9000 magistrati in servizio si troveranno ben 8.171 giuristi-assistenti. Un aiuto potenzialmente molto rilevante". Nelle prossime settimane seguirà un altrettanto cospicuo contingente di tecnici (5.410), che dovrà supportare l'Ufficio per il processo "nei suoi compiti di data entry, di rilevazione statistica e di analisi organizzativa, e altri compiti di supporto dell'azione gestionale dei vertici giudiziari e amministrativi degli uffici".

Corruzione, costante preoccupazione, mina fiducia nelle istituzioni - "Il monitoraggio dei tempi dei processi – ha affermato Cartabia - è particolarmente sentito nel settore penale. Per questo la legge delega di riforma prevede la costituzione, già avvenuta a dicembre, di un Comitato tecnico-scientifico per il monitoraggio sull'efficienza della giustizia penale, sulla ragionevole durata del procedimento e sulla statistica giudiziaria, con il compito di effettuare una verifica periodica del raggiungimento degli obiettivi di accelerazione e semplificazione, nel rispetto dei canoni del giusto processo". "Questo comitato di monitoraggio ha al suo interno un'unità dedicata ai reati contro la pubblica amministrazione: da parte nostra, come delle istituzioni europee c'è una costante preoccupazione sulla piaga della corruzione, che richiede continua attenzione, per la sua capacità di «divorare le risorse pubbliche» e «minare il rapporto di fiducia tra Stato e cittadini», come ebbe a sottolineare il presidente della Repubblica".

Imprese, nuove norme su insolvency per composizione crisi - "All'attuale emergenza provocata dalla pandemia è legato un intervento normativo che si è reso indispensabile: la riforma delle norme sull'«insolvenza» delle imprese. L'obiettivo è quello di offrire nuovi e più efficaci strumenti agli imprenditori per sanare quelle situazioni di squilibrio economico-patrimoniale che, pur rivelando l'esistenza di una crisi o di uno stato di insolvenza, appaiono reversibili". "La conservazione dell'impresa – ha proseguito la ministra della Giustizia, Marta Cartabia – è stata l'elemento ispiratore del Dl 24 agosto 2021, n. 118 che ha operato su due direttrici: l'introduzione di un nuovo strumento di ausilio alle imprese in difficoltà, di tipo negoziale e stragiudiziale, e la modifica della legge fallimentare con l'anticipazione di alcune disposizioni del codice della crisi". "Il cuore della nuova normativa dell'insolvency è la «composizione negoziata della crisi». Si tratta di un percorso volontario, attraverso il quale l'imprenditore, lontano dalle aule giudiziarie, in assoluta riservatezza, si rivolge a un esperto, terzo e imparziale". Cartabia ha poi ricordato l'introduzione di sistemi di allerta, sia interni sia esterni all'azienda, "demandati a creditori pubblici qualificati, affinché l'imprenditore in crisi possa per tempo avvalersi di questo strumento". "Questo processo riformatore troverà conclusione nel corso del 2022, con l'entrata in vigore del codice della crisi di impresa e dell'insolvenza, opportunamente modificato attraverso il completo recepimento della direttiva UE 1023/2019 sulle ristrutturazioni". "In prospettiva, ha concluso - occorrerà modificare il sistema dei reati fallimentari, a cui sta già lavorando una Commissione di esperti insediata presso il Ministero.

Entro il 2022 riforma giustizia tributaria col Mef - "Entro il 2022 dovremo portare a termine anche la riforma della giustizia tributaria, a cui stiamo lavorando insieme al Mef", è un passaggio della Relazione sull'amministrazione della giustizia da parte della Ministra Guardasigilli, Marta Cartabia, in corso nell'aula del Senato (nel pomeriggio alla Camera).

Carceri, sovraffollamento al 114% - Per quanto riguarda le carceri, "il primo e più grave tra tutti i problemi continua ad essere il sovraffollamento: ad oggi su 50.832 posti regolamentari, di cui 47.418 effettivi, i detenuti sono 54.329, con una percentuale di sovraffollamento del 114%. È una condizione che esaspera i rapporti tra detenuti e rende assi più gravoso il lavoro degli operatori penitenziari, a partire da quello della polizia penitenziaria, troppo spesso vittima di aggressioni. Sovraffollamento significa maggiore difficoltà a garantire la sicurezza e significa maggiore fatica a proporre attività che consentano alla pena di favorire percorsi di recupero".

Manca ancora riforma Csm ma tempi PNRR saranno rispettati - "Sappiamo bene che all'appello manca ancora un altro fondamentale e atteso capitolo: la riforma dell'ordinamento giudiziario e del CSM, che il Presidente della Repubblica e alcune forze politiche hanno ancora di recente sollecitato giustamente. Il disegno di legge delega è già incardinato alla Camera su iniziativa del precedente Governo, e – come abbiamo fatto per tutte le altre riforme – intendiamo presentare emendamenti governativi che riguardano, tra l'altro: il sistema elettorale, la composizione e il funzionamento del CSM; il conferimento degli incarichi direttivi, le valutazioni di professionalità, il collocamento fuori ruolo, il concorso per l'accesso in magistratura e il rapporto tra magistrato e cariche elettive". Ha detto in conclusione la Ministra Guardasigilli, Marta Cartabia, aggiungendo: "Sono certa – ha aggiunto - che nelle prossime settimane potremo progredire nella scrittura anche di questo atteso capitolo di riforma, che il PNRR ci impegna ad approvare entro il 2022. La Camera ha già calendarizzato la discussione in aula e quella scadenza dovrà essere rispettata".

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