Civile

Armi giudiziarie spuntate per i cittadini che si ribellano ad una concessione di cittadinanza onoraria

Essendo un titolo onorifico, con valenza meramente simbolica, non costituisce alcuna posizione soggettiva in capo al destinatario

immagine non disponibile

di Pietro Alessio Palumbo

La cittadinanza onoraria, essendo un titolo onorifico, con valenza meramente simbolica, non costituisce alcuna posizione soggettiva in capo al destinatario, in termini di status civitatis o anche semplicemente di residenza anagrafica, e neppure incide nella posizione dei cives, venendo essa conferita dal consiglio comunale - organo di rappresentanza della comunità territoriale di riferimento - nell'ambito di una attività libera ed autonoma, non soggetta ad alcuna normazione e non vincolata ad un fine desumibile dal sistema.
Secondo le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (ordinanza n.15601 del 1° giugno 2023) da ciò consegue che il cittadino elettore non ha una pretesa giustiziabile a far valere vizi di legittimità della deliberazione di conferimento neppure con l'azione popolare di cui al testo unico sugli enti locali, riguardando essa azioni di tipo sostitutivo e non correttivo, in cui gli attori si pongano in contrasto con l'ente stesso.

Il caso esaminato
Nella vicenda i cittadini del Comune avevano promosso un'azione popolare secondo la disciplina del testo unico sull'ordinamento degli enti locali chiedendo di accertare e dichiarare la nullità, l'illegittimità o, comunque, l'annullabilità della deliberazione con cui il consiglio comunale aveva conferito all'allora Presidente del Brasile la cittadinanza onoraria del Comune.
I cittadini avevano dichiarato di agire in sostituzione e a tutela dell'identità personale e dell'immagine del Comune. L'attribuzione della cittadinanza onoraria - si affermava - creava un accostamento tra onorato e comunità locale. Il diritto del Comune alla propria identità personale e all'immagine era leso in conseguenza dell'abbinamento dell'immagine dell'Ente con una personalità, quella del Presidente in questione, i cui comportamenti e dichiarazioni di rilievo pubblico erano espressione di valori confliggenti con i tradizionali riferimenti storici e culturali della comunità locale. A tale riguardo, gli attori avevano richiamato alcune dichiarazioni attribuite al Presidente, riguardanti i diritti umani, i diritti civili, il rispetto della parità di genere e degli orientamenti sessuali: "[…] sarei incapace di amare un figlio omosessuale. Non sarò ipocrita: preferisco che mio figlio muoia in un incidente piuttosto che si presenti con un altro uomo. Per me sarebbe come se fosse morto, in ogni caso".

La posizione della Cassazione
La Suprema Corte ha evidenziato che la concessione della cittadinanza onoraria concretizza una manifestazione di riconoscimento e di gratitudine da parte di una determinata collettività locale nei confronti di una persona, in virtù di particolari benemerenze acquisite in campi culturali, scientifici, umanitari o per altre motivazioni. La benemerenza in questione ha natura puramente simbolica e sottolinea il favore nei confronti di personalità o eventi per assonanze ideali o per sottolineare i legami familiari con il territorio o con la collettività locale.
È pacifico che l'atto con cui si conferisce cittadinanza onoraria è assolutamente discrezionale. Negli atti amministrativi ciò che è sindacabile non è la valutazione di opportunità, ma le conseguenze giuridiche dell'atto. L'atto è sindacabile perché innova l'ordinamento giuridico: ciò che deve essere conforme al diritto non è il nucleo politico dell'atto ma le conseguenze giuridiche che produce.
La cittadinanza onoraria può consistere in una targa in cui è rappresentato lo stemma del Comune con sotto la dicitura cittadinanza onoraria, la data, il nome e il cognome del beneficiario e una pergamena con le motivazioni dell'onorificenza e le generalità del beneficiario.

Il Comune non è vincolato
L'azione del Comune non è vincolata a norme specifiche. Il legislatore non ha predeterminato alcun canone di legalità per la concessione della cittadinanza onoraria. Ed è il consiglio comunale - organo di rappresentanza diretta dei cittadini, nel quale si confrontano democraticamente le forze politiche, di maggioranza e di minoranza, investite del mandato popolare attraverso libere elezioni - a farsi interprete dei sentimenti e dei desideri della comunità. I meccanismi di controllo della concessione della cittadinanza onoraria si esplicano tramite la dialettica politica, dentro e fuori la sede in cui quell'atto è stato assunto.
Nella vicenda gli attori avevano promosso un'azione popolare ma a ben vedere l'azione popolare consente a ciascun elettore di far valere in giudizio le azioni e i ricorsi che spettano al Comune. Si tratta di un'azione a carattere surrogatorio e non di rettifica: non è utilizzabile al fine di rimuovere errori o irregolarità commessi in danno dell'interesse di cui l'ente è portatore; può essere esperita contro un soggetto terzo e non contro il Comune per far valere l'illegittimità di atti riferibili a detto ente. È quindi ammissibile solo in caso di inerzia dell'ente e non qualora abbia provveduto. Diversamente opinando, il cittadino si verrebbe a sostituire all'espressa volontà di un ente elettivo e rappresentativo della volontà dei cittadini, con lesione dei principi democratici.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©