Civile

Misure di allerta, in vista lo slittamento di un anno

Nella bozza di decreto legge sostegni l’ipotesi del rinvio per le segnalazioni promosse dal Fisco

di Giovanni Negri

Slitta l’entrata in vigore dell’allerta. Almeno per quanto riguarda le segnalazioni promosse dall’amministrazione finanziaria. La misura è contenuta nella bozza di decreto legge sostegni in via di presentazione al consiglio dei ministri della prossima settimana. Il rinvio, si sottolinea, è deciso in una prospettiva di emergenza, come quella determinata dall’epidemia Covid, e ha come obiettivo quello di evitare il proliferare di segnalazioni alimentate dall’Agenzia delle entrate di irregolarità nell’adempimento degli obblighi tributari, Iva in particolare, compiute da imprese oggetto magari di interventi di sostegno. Per effetto dello slittamento, i primi inadempimenti che potranno essere oggetto di segnalazione da parte del Fisco saranno relativi al periodo gennaio-marzo del 2023, la cui liquidazione Iva scade al 16 maggio del medesimo anno.

Le perplessità

Una presa d’atto, in buona sostanza, di quanto sottolineato più volte in questi mesi da più parti, e cioè che l’attuale debutto dell’allerta fissata al 1° settembre prossimo, in un periodo che vedrà presumibilmente i bilanci delle aziende alle prese con l’onda d’urto della pandemia, potrebbe risolversi in un moltiplicarsi di segnalazioni, di difficile gestione innanzitutto e di esito incerto poi.

Ora, lo slittamento di fatto di un anno delle segnalazioni via Fisco, se rappresenta un significativo segnale di attenzione a queste preoccupazioni, rischia però di non rispondere alla necessità di intervento sistematico. Sia per quanto riguarda le misure di allerta, che del Codice della crisi rappresentano senza dubbio la novità di maggiore impatto, sia per quanto riguarda il Codice stesso nella sua integralità.

Restano criticità

Il rinvio infatti lascia scoperti gli altri 2 canali che alimentano le segnalazioni, quello affidato all’altro soggetto pubblico, l’Inps, per le criticità previdenziali e quello di competenza degli organismi di controllo interno per i più significativi indizi della crisi. Fare diventare operativi questi, tra pochi mesi, e, contemporaneamente, fare slittare le sole segnalazioni fiscali di un anno, non sembra proprio razionale e rischia di non essere comunque risolutivo.

Sullo sfondo c’è in realtà il più ampio tema dell’entrata in vigore di tutto il Codice . Tema, a dire la verità, ormai ricorrente, visto che la nuova e più sistematica disciplina è stata prima oggetto di un ampio periodo, 1 anno e 6 mesi, di transizione, prima di un esordio che era stato inizialmente fissato per lo scorso ferragosto; poi la data è scivolata al 1° settembre. Adesso la possibilità di un nuovo e più ampio rinvio è tra le decisioni che la nuova ministra della Giustizia , Marta Cartabia, dovrà prendere nelle prossime settimane, e non è detto che il decreto legge sostegni non possa essere considerato anche nel suo percorso di conversione lo strumento più adeguato dove collocare l’ulteriore proroga.

Le ragioni del rinvio

Se infatti l’allerta è l’intervento con la maggiore carica innovativa, nel Codice sono collocate altre misure di grande significato, dalla riscrittura di istituti come il concordato preventivo e gli accordi di ristrutturazione, alla regolamentazione di aree sinora trascurate come i gruppi d’impresa. Novità che avrebbero forse bisogno di un ciclo economico meno impervio per potere entrare in vigore ed essere “digerite” da imprenditori e professionisti. Di sicuro Cartabia ha già preso visione del dossier e delle sue criticità e le prime indicazioni sono di una ministra particolarmente attenta alle ragioni di chi sostiene l’opportunità di un nuovo slittamento. Che avrebbe almeno il pregio di salvaguardare l’organicità delle misure, quando invece nei mesi scorsi il legislatore ha preferito procedere a stralciare parti del Codice per farle entrare subito in vigore, dalla transazione fiscale al sovraindebitamento.

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