Professione e Mercato

Donne-avvocato, strategie per crescere

di Flavia Landolfi

Le parole della gender diversity negli studi legali sono tutte straniere e non è un caso: coaching, networking, agile work, empowerment. Strategie importate da oltreoceano dove le pratiche per il sostegno della presenza femminile nel mondo del lavoro sono largamente utilizzate. E non da ieri.

Le iniziative adottate in alcuni studi, non tutti per la verità di matrice angloamericana, non parlano solo la lingua dell’inclusione. Ma anzi, spingono sugli avanzamenti di carriera, in alcuni casi creando delle vere e proprie “quote rosa” negli organici degli studi. E c’è anche chi non guarda solo dentro “casa” ma spinge sulle sinergie al femminile delle proprie clienti. Una carrellata di idee, insomma, per rafforzare la presenza femminile all’interno dei team e per spingere le proprie avvocate a fare carriera, avanzare, crescere. In parole povere per infrangere il “tetto di cristallo” che blocca le carriere delle donne anche nella professione legale.

Withers Italia

Con i suoi 1200 professionisti dislocati in 18 sedi nel mondo, lo studio internazionale Withers ha fatto delle politiche per la gender diversity una strategia interna. I numeri parlano chiaro: dell’esercito di avvocati il 42% è donna e le prime due poltrone ai vertici sono occupate da Justine Markowitz in carica come chairperson dal 1° luglio e Margaret Robertson, Ceo dello studio da 20 anni. «Nella nostra struttura - spiega Roberta Crivellaro, managing partner dell’Italia - organizziamo costantemente corsi interni di empowerment al femminile, affinché le nostre colleghe imparino a pretendere un avanzamento di carriera». Whiters ha anche avviato da tempo strategie a supporto della maternità e della paternità con il riconoscimento dello stipendio pieno per cinque mesi di congedo e il mantenimento della posizione fino al rientro in studio.

«Tra i punti di forza - prosegue Crivellaro - anche l’“agile working”: i professionisti sono incoraggiati a lavorare da casa, con tutti i benefici che questo comporta nelle politiche di conciliazione famiglia-lavoro». Perché anche quello degli orari di lavoro è un tassello del “tetto di cristallo”. Che va ripensato. «Sono la responsabile italiana dello studio - conclude Crivellaro - e se non sono impegnata in operazioni cross border con gli Stati Uniti, sono io a imporre i miei orari nella giornata di lavoro».

Latham&Watkins

Innovativo il progetto dello studio internazionale Latham&Watkins, 2700 avvocati in tutto il mondo, con un tasso di presenza femminile di circa il 50 per cento. Si chiama Women Enriching Business, nato nel 2006 per promuovere la leadership femminile tra le clienti dello studio, tutte professioniste soprattutto del settore bancario e della finanza. «Si tratta di un format di tre incontri l’anno - spiega Isabella Porchia, counsel dello studio e dal 2015 coordinatrice del progetto insieme a Irene Pistotnik - in cui creiamo delle occasioni di incontro tra le nostre clienti per sviluppare business e networking nel segno della leadership femminile».

Ma non solo: «Si tratta anche di creare occasioni di confronto tra clienti e noi avvocati che si ripercuotono positivamente nelle attività dello studio». Le iniziative sono tutt’altro che noiose «perché il taglio che abbiamo voluto dare a questa iniziativa è innanzitutto di svago, ricreativo, ludico», spiega Porchia. Tutti gli eventi hanno un filo conduttore: si va dal food alla cultura, passando per il fashion. Oggi in Italia seguono gli eventi di Latham&Watkins una cinquantina di clienti: sono tutte professioniste di banche d’affari, società quotate, intermediarie finanziarie, fondi di private equity, solo per citare alcuni profili.

Clifford Chance

Altro studio internazionale di alto profilo, Clifford Chance si è dotato da tempo di un comitato interno per la valorizzazione del percorso di crescita delle avvocate che lavorano nella struttura. Qui la gender diversity è stata declinata sulle “quote rosa” già da diverso tempo. «Nel 2009 - spiega Marta Grivet Ser, Hr Manager - Clifford Chance a livello globale è stato tra i primi studi internazionali a darsi un obiettivo numerico per promuovere la parità di genere all’interno della partnership, fissando ad almeno il 30% la percentuale di donne partner». L’Italia sfiora lo standard: «Siamo oggi al 28%, con 7 donne partner e counsel su un totale di 25. Numeri che crescono ulteriormente se guardiamo alle posizioni manageriali nelle funzioni di staff in cui il 67% dei manager sono donne e a cui si aggiunge una direttrice generale», prosegue Grivet Ser.

Anche qui vengono poi promosse azioni di sostegno alla genitorialità. «In Italia lo studio prevede per le professioniste un maternity leave di otto mesi dove i primi cinque sono interamente retribuiti e senza compensazione da quanto corrisposto dalla cassa previdenza avvocati, cui si aggiunge un periodo di ulteriori tre mesi, con compenso al 25 per cento». Infine c’è la policy per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro: dal 2018 lo studio ha esteso lo smart working a tutto il personale, avvocati e staff. «L’obiettivo - conclude Grivet Ser - è di favorire il cosiddetto work-life balance».

Portolano Cavallo

È di dimensioni più ridotte lo studio italiano Portolano Cavallo, specializzato in digital, media e technology. Ma può vantare pecentuali significative della presenza femminile nel team. «Lo studio conta circa 40 professionisti - dice Manuela Cavallo, partner della struttura -. Tra i soci la percentuale di avvocati donne è pari al 46%; la percentuale sale al 53% di presenza femminile sul totale dei professionisti dello studio». Nessuna quota rosa, niente recruitment blindato per questa realtà. Eppure i numeri viaggiano sotto il segno della gender diversity. A maggio 2018 sei avvocati, fra cui tre donne, sono state promosse partner.

Lo studio punta molto sulla qualità della vita e sul work-life balance. «La misura principale in questo senso - prosegue l’avvocata - è la possibilità di lavorare part-time, senza ripercussioni sulla qualità del lavoro affidato a chi si avvale di questa opzione e senza conseguenze sugli sviluppi di carriera». Tant’è vero che tre socie sono oggi in regime di part-time. «Come prassi - conclude Cavallo - evitiamo di fissare riunioni dopo una certa ora se è prevista la partecipazione di counsel o socie che lavorano part-time. Inoltre, è possibile lavorare da casa».

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