Separazione carriere, Foglieni (AIGA): “Undici punti per il sì al referendum”
Alla Camera dei Deputati il convegno “Separare per unire”
“In vista del prossimo referendum sulla separazione delle carriere, l’Associazione Italiana Giovani Avvocati ha elaborato un manifesto in undici punti a favore del sì, con l’obiettivo di promuovere un dibattito tecnico, non politico, chiarendo le ragioni della nostra posizione. Siamo uniti nel sostenerle”. Lo ha affermato Carlo Foglieni, presidente dell’AIGA, nel corso del convegno “Separare per unire”, organizzato dall’Aiga alla Camera dei deputati per illustrare le motivazioni a sostegno della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente.
L’onorevole Jacopo Morrone, segretario commissione giustizia Camera dei Deputati, ha sottolineato la necessità di “informare i cittadini sul prossimo referendum e non banalizzare l’argomento, evidenziandone i punti positivi e anche eventuali criticità. La riforma sta avanzando ed è una riforma epocale, il governo è determinato a portarla avanti”.
Giorgio Spangher, professore Emerito di Diritto processuale penale presso l’Università La Sapienza di Roma, ha evidenziato come oggi appaia necessario “modificare la struttura ordinamentale della giurisdizione. In vista del referendum, temo gli esiti: la vittoria del no legittimerebbe politicamente la magistratura e pregiudicherebbe l’equilibrio istituzionale”.
Per Pierpaolo Dell’Anno, professore Ordinario di Diritto processuale penale presso l’Università Tor Vergata di Roma, “non c’è motivo perché la riforma non sia portata a termine. L’Italia è l’unico Paese a non avere una separazione delle carriere, negli altri sistemi europei c’è e sono stati celebrati procedimenti anche duri nei confronti di altissimi esponenti delle istituzioni. Non c’è stato alcun fenomeno autoritario”.
Per AIGA, è intervenuta Elisa Davanzo, componente Giunta nazionale con delega penale: “Il documento tecnico di AIGA parte da un dato: la riforma incide solo sulla sezione I del titolo IV, lasciando intatto il resto. Quindi rimane confermata l’unicità dell’organo giudiziario e viene ribadita l’autonomia dei magistrati. La riforma, tra l’altro, determinerebbe una maggiore specializzazione per uffici requirenti e giudicanti che permetterebbe di ridurre il carico di lavoro e ridurre i tempi dei processi. Dunque, maggiore efficienza e benefici per i cittadini. Il rischio di una perdita della cultura della giurisdizione? Argomento fragile, anzi al contrario potrebbe essere un’opportunità”.
Giuseppe Murone, responsabile Dipartimento giustizia penale AIGA, ha sottolineato: “L’intervento di riforma rappresenta un cambiamento epocale ed esalta le norme sulla giurisdizione in linea ai principi del giusto processo. Distinguere sul piano ordinamentale giudicante e requirente, ovvero l’arbitro del giudizio e una parte processuale, è coerente con la finalità di garantire il pieno contraddittorio e l’equidistanza delle parti e contribuisce ad assicurare il rispetto dei principi di terzietà e imparzialità, che all’idea stessa di giurisdizione sono connaturati quali postulati dell’equità del giudizio. Sulla coerenza costituzionale dell’intervento la risposta può trovarsi, d’altro canto, in una sentenza di 25 anni fa della stessa Corte Costituzionale, n. 37/2000, che ha affermato che la costituzione non contiene alcun principio che precluda la configurazione di carriere separate”.
EDITORIALE - Applicazione a distanza dei magistrati, la giustizia italiana dimentica la qualità
di Marco Fabri - Dirigente di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr)