Giustizia

Avvocati pronti alla sfida del cambiamento, resta lo scetticismo sulle riforme del Pnrr

Questa mattina la presentazione dell’ottavo Rapporto Censis Cassa forense: “Il passo dell’innovazione e una ripresa da consolidare” alla presenza del Viceministro della Giustizia Sisto

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di Francesco Machina Grifeo

Su una cosa i dati del  Rapporto Censis-Cassa forense 2024 sono univoci: l’Avvocatura sta attraversano una importante fase di cambiamento ma è pronta a raccogliere le sfide poste dalla modernità. A partire dalla tecnologia: l’intelligenza artificiale infatti è vista come una opportunità per il 58,7% del campione (sono 26mila gli avvocati consultati); ma vi è anche la consapevolezza di dover intensificare le attività extragiudiziali che attualmente già pesano per il 40,7% del reddito (ma valgono circa 6-7 punti in più per i giovani). Resta alta la guardia invece sui caposaldi della professione, in primis l’autonomia e l’indipendenza che vanno tutelate anche nei grandi studi ma al di fuori del vincolo di subordinazione (49%). È ampio invece lo scetticismo sul raggiungimento degli obiettivi previsti dal Pnrr sulla riforma della Giustizia: il 29,7% non crede che la riforma del processo civile verrà portata a compimento nei tempi previsti; un altro 35,1% afferma che gli obiettivi saranno raggiunti solo in parte.

Per il Presidente dell’Istituto di previdenza Valter Militi: “La categoria non ha iniziato oggi a cambiare pelle, il cambiamento è già avvenuto. Se è ancora preponderante lo studio con una persona dedita alla attività giudiziale - afferma -, l’area di interesse degli avvocati via via si sta allargando: la distribuzione di fatturato tra attività giudiziale ed extragiudiziale nei giovani è uguale”. “I numeri – prosegue - rendono chiaro che la trasformazione è in corso”.

Anche il Segretario del Censis De Rita sottolinea che “la corsa all’innovazione è partita”. “La professione sta accelerando dopo anni di crisi, e lo si vede per esempio nel recupero di alcune aree territoriali e nel segno +5% dei redditi 2022”. C’è invece “incertezza sugli esiti delle riforme” e la “grande paura” degli avvocati è di “essere lasciati da soli, in questo senso la Cassa diventa una istituzione capace di tenere insieme la comunità”.

Intervenendo in conclusione dei lavori, il Sottosegretario alla Giustizia Francesco Sisto ha richiamato l’importanza di inserire l’avvocato in Costituzione: “Primo ero perplesso, ma ora non più” ha detto richiamando i rischi legati all’uso della intelligenza artificiale, e enunciando quella che potrebbe essere la formulazione: “L’avvocatura è libera e indipendente e essenziale per la giurisdizione”.

Gli iscritti alla Cassa Forense al 31 dicembre 2023 sono 236.946, poco più di 125 mila uomini e 111.500 donne. Il numero scende rispetto all’anno precedente, confermando il trend (‐1,3%).

Molte le criticità ancora aperte. Per esempio, dopo anni di crescita le donne avvocato, nel 2023, sono tornate a rappresentare il 47,1%, come nel 2014. È loro il record delle cancellazioni: 5408 su 8043. Non solo, la metà aveva un’anzianità professionale inferiore ai 10 anni. Dati che rendono chiaro come siano in tante ad iniziare la professione per poi lasciare intorno ai 35 anni, probabilmente per impegni familiari.
Un elemento sottolineato anche dal Presidente del Cnf Franceso Greco che si è detto “estremamente preoccupato nel constatare che il reddito medio, 44mila euro, si raggiunga soltanto tra i 40 a 44 anni, dopo 20 anni di professione”. “Ma - aggiunge - se guardiamo le donne al reddito medio non si arriva in alcuna fascia anagrafica, ed in alcune aree i numero sono insopportabili: la media è inferiore al limite di reddito per il patrocinio a carico dello Stato”.

Anche Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, è tornata sul gap di genere: “Uno dei temi fondamentali sono gli orari per chi regge il peso familiare. Abbiamo approvato la legge sul legittimo impedimento, ricordo colleghe che poco prima o dopo il parto erano già in udienza”.

Il 54,2% degli avvocati, con una leggera diminuzione rispetto al 2023, definisce poi abbastanza critica o molto critica la propria condizione professionale (al Sud il dato è intorno al 60%). Per il 50,2% degli avvocati le prospettive 2024-2025 restano stabili, ma per il 27,9% non saranno positive. E il 34,6% lascerebbe la professione a causa dei costi eccessivi e del basso ritorno economico. Anche se i redditi medi annui crescono del 5,3% fra il 2021 e il 2022 e in parte riescono a conservare il potere d’acquisto della categoria, esposto come altre agli effetti dell’inflazione.

Nell’ambito poi dell’assetto normativo della professione, gli avvocati sollecitano: una regolamentazione della figura dei collaboratori di studio, senza però trasformare il professionista in un lavoratore subordinato (è d’accordo il 48,7% degli avvocati); una revisione delle incompatibilità con qualsiasi attività di lavoro subordinato, anche se con orario di lavoro limitato (il 34,9% è d’accordo); l’estensione dell’esclusività dell’attività dell’avvocato in tutti quegli ambiti in cui può sorgere un contenzioso (per il 46,4%).

Cirio Maschio, presidente della Commissione Giustizia ha sottolineato la necessità di un ampliamento funzioni dell’avvocato che devono aumentare il ventaglio delle attività stragiudiziali. La quota dell’attività stragiudiziale sul totale del fatturato dei professionisti è in media pari al 40,8%. Nello stesso tempo il 67,2% afferma che l’ADR obbligatoria allunga i tempi e i costi della giustizia, mentre il 45,9% concorda con il fatto che l’ADR riduce il ruolo degli avvocati e della giurisdizione.

I segnali più chiari di cambiamento nella professione si vedono negli studi strutturati consapevoli della natura sempre più complessa e articolata della domanda di servizi in campo legale, che richiede la collaborazione e l’intervento di competenze integrate e diversificate ma anche la possibilità di una gestione efficiente per far fronte alla variabilità del mercato; l’opportunità di definire un’identità più riconoscibile all’esterno; infine, la convinzione di poter offrire alla committenza un servizio che garantisca un maggiore livello di qualità complessiva.

Per Andrea Toma, responsabile Economia del Censis, l’avvocatura è in una “fase assestamento numerico” e “molte cancellazioni si spiegano con i concorsi previsti dal Pnrr”. Toma ha poi sottolineato che i principali fattori di rischio per i legali sono: gli adempimenti amministrativi e la burocratizzazione 37,7%; il ritardo nei pagamenti 35,7; e la sovrabbondante offerta servizi legali, sui cui entrano anche altre categorie 32%; l’eccessiva durata processi e l’instabilità normativa invece pesano per il 23,4%.
“Come avvocati tributaristi conosciamo bene la fiscalità dei professionisti, e leggiamo con disincanto il dato che riporta al primo posto dei fattori di rischio per i redditi futuri degli avvocati gli adempimenti amministrativi e fiscali, e l’eccessiva burocratizzazione”, commenta a margine Gianni Di Matteo, presidente dell’Uncat. E sulla società tra professionisti aggiunge: “Bene la neutralità fiscale delle operazioni di aggregazione professionale”.

Molto dibattuto anche il tema dell’intelligenza artificiale. Nonostante l’apertura della categoria arrivano i caveat di Greco: “Il testo del Governo era molto pericoloso perché il magistrato poteva scaricare le bozze dei documenti dalla macchina, l’abbiamo fermato”. Argomento ripreso dal Viceministro Sisto che ho sottolineato come nella riformulazione del Ddl l’Ai “serve solo per ragioni strutturali e organizzative, abbiamo anche eliminato il riferimento agli orientamenti e la interpretazione deve essere esclusivamente della persona fisica”. “Non sarei alieno – ha aggiunto - a forme di nullità dei provvedimenti redatti con l’Ai. L’intelligenza artificiale non cambia idea, il giudice invece può percepire dei dettagli decisivi nel dibattimento, in una risposta in un cenno, e il processo si capovolge, viceversa andremmo incontro ad una giustizia standardizzata”. Sisto ha poi ricordato che in Cina già 17mila sentenze sono state emesse con la AI.

Per il presidente Ocf Mario Scialla resta centrale il tema dell’equo compenso: “Dobbiamo evitare altro caso Anac, quello degli appalti è un nervo scoperto, ci vuole un passaggio chiaro che escluda questa pericolosa interpretazione”.

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