Impresa e legalità sostenibile, il webinar di AIGI e The Skill con Flick
Un dibattito elevatissimo quello ospitato dal webinar promosso dall'Associazione Italiana Giuristi d'Impresa (AIGI) con lo Studio di comunicazione The Skill, con la partecipazione, tra gli altri, degli ex ministri Giovanni Maria Flick e Corrado Clini ( lo comunica una nota)
«Il più grande competitor dell'impresa legale è l'impresa illegale, le mafie non devono rispettare le leggi, ma le leggi spesso sono nemiche dell'impresa». A pronunciare questa frase è Ermanno Cappa, presidente emerito di AIGI, a proposito dell'enorme difficoltà che incontra in questo Paese qualsiasi imprenditore che decida di mettere in piedi un'azienda.
Le leggi sono tante e difficili da interpretare, chi le interpreta, cioè i giudici, impiega troppo tempo per dare una sentenza, provocando paralisi dalle quali difficilmente ci si rialza. Sono questi i temi toccati martedì scorso in un webinar organizzato proprio da Aigi, e che ha avuto come ospite d'onore l'ex ministro di Grazia e Giustizia e presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick. Quest'ultimo ha tenuto una lectio profonda e argomentata, che ha toccato le tante sfaccettature del diritto e le conseguenze che la difficile applicazione delle norme hanno sulla vita delle imprese, della città, degli uomini e della natura che oggi, con la pandemia, ci si sta rivoltando contro. «Impresa e legalità sostenibile: la crisi del sistema ("…salvo intese")», è il titolo del seminario tenutosi martedì 16 marzo su zoom in collaborazione con l'Ordine degli Avvocati di Milano e il Centro Studi Ambrosoli.
Tra coloro che hanno preso la parola, Vinicio Nardo (Presidente dell'Ordine Avvocati di Milano), Umberto Ambrosoli (Presidente del Centro Studi Ambrosoli), Giuseppe Catalano (Presidente AIGI), ed Ermanno Cappa, già presidente di AIGI.
Il primo ad accendere i riflettori sulla complessità del diritto "applicato" alle imprese è stato il presidente dell'Ordine degli Avvocati di Milano Vinicio Nardo: «Ciò a cui dobbiamo prestare più attenzione è il formalismo delle leggi di cui questo Paese è vittima – ha spiegato – lo vediamo oggi con la pandemia e la campagna vaccini. Ci sono Paesi pragmatici e Paesi giuridici, quelli pragmatici puntano al risultato, sono orientati a un obiettivo e lo conseguono perché hanno una pubblica amministrazione forte, accettata come tale e credibile dalla collettività. Mentre da noi l'approccio è evidentemente diverso e lo vediamo con il tema dei somministratori iscritti sul registro degli indagati». Leggi chiare e concrete sembrano un miraggio, buone solo nelle intenzioni e poi perse nei mille rivoli delle interpretazioni, il tutto ha un unico risultato, l'arretratezza.
Questo è il pensiero di Umberto Ambrosoli: «Una legalità sostenibile fatta di norme chiare ed esplicative spesso rimane solo un'intenzione, poi la legge si confronta sempre di più con un maggiore attivismo di Corte costituzionale, Cassazione e giudici che tentano di stare al passo con le mutazioni sociali ed economiche – aggiunge – Spesso spetta alla giustizia ordinaria superare i limiti di una serie di norme che non rimangono al passo con i tempi. Un malfunzionamento della giustizia a partire dalla normazione produce arretratezza». A pagare un prezzo molto alto sono state le imprese, alle quali è stato chiesto (vedi il D.LGS 231/2001) di dotarsi di tutte quelle norme che dovrebbero servire a evitare reati, ed è come se la legge, in questo contesto, facesse un "passo indietro", "è come se non si fosse in grado di regolamentare il fenomeno societario al suo interno», ha detto il presidente di Aigi, Giuseppe Catalano. Chi vince in questa disperata corsa verso la legalità? L'impresa che rispetta le norme, ma che proprio per questo non riesce a far fronte alle esigenze competitive di chi invece quelle stesse norme non le rispetta.
I vari input di Ambrosoli, Catalano, Nardo e Cappa, hanno tracciato il "contorno" del webinar, che ha portato il presidente emerito della Corte Costituzionale Flick a mettere in fila una dietro l'altra le contraddizioni di una legislazione "infiltrata" in ogni singolo aspetto della vita delle persone, quando invece dovrebbe mantenere la giusta distanza. Per far comprendere il tema Flick si è richiamato al "dilemma del porcospino" del filosofo Arthur Schopenhauer: «Come due porcospini, che dopo essere stati troppo vicini e troppo lontani, hanno imparato a scaldarsi rimanendo a una distanza adeguata», così dovrebbero fare le leggi con le imprese. «L'albero della giustizia dovrebbe dare due frutti – ha affermato il professore – quello della ragionevole certezza di avere un parametro di comportamento da parte del giudice e quello della ragionevole durata del processo. Nessuno di questi due frutti pende dall'albero della giustizia». Come si è arrivati a questo punto? «C'è stato un uso politico delle modifiche della Costituzione – ha affermato Flick – basti pensare ai casi relativi al suicidio assistito». Quanto alla delegittimazione della legge, il processo, a detta di Flick, si è aggravato quando si è deciso di dimezzare i parlamentari: «In questo modo abbiamo azzerato il potere della legge: avevamo il parlamento con l'obbligo di farlo funzionare, e invece abbiamo deciso di assecondare questa nostra incapacità di far funzionare il Paese con la scusa del prezzo troppo alto, abbiamo sbagliato». Sul tema Covid19 Flick ha inoltre alzato il velo su una serie di contraddizioni che stanno sotto i nostri occhi, prima tra tutte quella che riguarda i detenuti. «Noi oggi siamo obbligati a stare lontani, i detenuti sono obbligati a stare vicini, per loro non si parla più solo di diritto alla libertà, ma di diritto alla salute, che, come per i migranti, a loro è negato».
La riflessione di Flick è poi passata al rispetto della natura, che non deve essere più pensata come una fonte di profitto. Quanto sta accadendo oggi con la pandemia è l'emblema di come si debba trovare, anche sul piano normativo, un equilibrio tra profitto e natura. Sul tema è intervenuto anche Corrado Clini, ex ministro dell'Ambiente, che proprio sulla legislazione in ambito ambientale ha posto un tema, quello della miriade di leggi che difficilmente trovano un equilibrio nelle compliance aziendali: «Ora ci sono legislazioni europee, nazionali e locali, che si applicano con procedure punitive con imprese che si impegnano in utilizzo di tecnologie innovative. Questo conflitto evidente dovrebbe trovare una risposta limitando la possibilità di interpretazione delle norme, si dovrebbero valutare i risultati delle imprese, le aziende sono piene di casi aperti dalla magistratura, come recupero dei materiali e riciclo». «Lei ha toccato il bastoncino dello Shangai che fa cadere tutti gli altri – è stata la risposta di Flick – sembra che ci sia una volontà di far male le leggi. La tematica relativa alle emissioni di Co2 è gestita attraverso il sistema delle quote di Co2 messe all'asta o rimborsate o comunque negoziabili. C'è un mix tra dimensione pubblica e dimensione privata che produce le confusioni peggiori – spiega ancora Flick – la gestione della quota di riduzione emissioni è definita come quella degli strumenti finanziari, il rischio è che si cada, come nell'intermediazione mobiliare, nell'insider trading e manipolazione del mercato: inoltre – specifica il professore – ci siamo accorti che non potevamo applicare sanzioni penali perché non c'era la delega per poterlo fare, puniamo questi comportamenti con delle contravvenzioni irrisorie mentre l'insider trading e la manipolazione raggiungono cifre spaventose.
Il risultato è un Paese che sta andando in pezzi, vediamo quanto è accaduto a Rigopiano, in Abruzzo, dove un albergo è stato travolto dalla neve, con i suoi 29 ospiti, o il cimitero di Camogli, crollato in acqua. Vorrei avere una visione più ottimistica, purtroppo non ce l'ho».