Comunitario e Internazionale

La compliance nei rapporti internazionali: il caso degli Emirati Arabi Uniti

La funzione di compliance assume un ruolo centrale non solo per garantire la legalità, ma anche per rafforzare la fiducia degli investitori e consolidare la credibilità del sistema Paese

di Jalal Nasri, Gabriele Schiavone*

Gli Emirati rappresentano oggi un laboratorio normativo in continua evoluzione, capace di bilanciare l’apertura al business con una crescente attenzione alla trasparenza e alla cooperazione internazionale.

Negli ultimi anni abbiamo potuto osservare da vicino come gli Emirati Arabi Uniti (EAU) abbiano avviato un processo di profonda trasformazione normativa ed economica, finalizzato a consolidare il loro ruolo di hub globale per investimenti, finanza e commercio internazionale.

Questa evoluzione, accelerata dal crescente dialogo con i partner europei e anglosassoni, ha reso la compliance un elemento centrale del sistema economico emiratino e una condizione imprescindibile per operare in modo trasparente e sostenibile.

Per lungo tempo, il modello emiratino è stato caratterizzato da una marcata flessibilità regolatoria e da una tassazione pressoché nulla, elementi che hanno attratto operatori da tutto il mondo. Tuttavia, proprio questa impostazione ha sollevato interrogativi sul rischio di utilizzo improprio delle strutture locali per fini elusivi o per concorrenza fiscale dannosa.

A partire dal 2019, gli Emirati hanno quindi intrapreso un percorso di allineamento agli standard internazionali, recependo in modo progressivo le raccomandazioni OCSE e UE.

Il legislatore emiratino ha posto in essere progressive riforme fiscali, e l’adozione del Common Reporting Standard (CRS) per lo scambio automatico di informazioni finanziarie.

Questa evoluzione ha trovato finalmente un punto di approdo con, nel giugno 2023, l’introduzione della Corporation Tax al 9%, che ha segnato il passaggio da un modello fiscale puramente esentativo a un sistema di imposizione più trasparente e comparabile con quello delle economie avanzate.

Un’altra area di grande attenzione è quella della lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo (AML/CFT). Gli Emirati hanno istituito la Financial Intelligence Unit (FIU) e introdotto stringenti obblighi di segnalazione per banche, professionisti e società fiduciarie.

Queste misure hanno contribuito al rafforzamento del sistema di vigilanza e al miglioramento della reputazione internazionale del Paese, culminando nel 2024 con l’uscita degli EAU dalla grey list del GAFI (FATF).

Uno degli aspetti più interessanti del quadro emiratino è la coesistenza tra il sistema onshore” federale e le Free Zones (come la Dubai International Financial Centre – DIFC e l’Abu Dhabi Global Market – ADGM), che applicano regolamenti propri ispirati al diritto anglosassone.

Questa dualità normativa impone alle imprese una compliance multilivello, richiedendo una gestione attenta delle differenze regolatorie e delle interazioni tra i due ambiti.

Nel nostro lavoro con imprese italiane ed europee, riscontriamo sempre più spesso come la compliance nei rapporti internazionali venga oggi percepita non più come un mero adempimento burocratico, ma come uno strumento competitivo e reputazionale. 

Essere conformi agli standard internazionali significa poter accedere più facilmente ai mercati dei capitali, ridurre il rischio di sanzioni e migliorare la fiducia degli stakeholder.

Per gli operatori che intendono stabilirsi o investire negli Emirati Arabi Uniti, è fondamentale:

  • - assicurare una totale conformità agli obblighi contabili e fiscali locali;
  • - assicurarsi che beni e servizi siano valorizzati coerentemente con i principi di libera concorrenza;
  • - adottare modelli di due diligence e di valutazione del rischio conformi ai principi AML locali; coordinare le proprie politiche di governance e compliance con quelle delle giurisdizioni di origine, garantendo armonia e tracciabilità transnazionale.

Gli Emirati rappresentano oggi un laboratorio normativo in continua evoluzione, capace di bilanciare l’apertura al business con una crescente attenzione alla trasparenza e alla cooperazione internazionale.

In questo scenario, la funzione di compliance assume un ruolo centrale non solo per garantire la legalità, ma anche per rafforzare la fiducia degli investitori e consolidare la credibilità del sistema Paese.

La sfida dei prossimi anni sarà mantenere questo equilibrio, affinché la compliance non sia percepita come un ostacolo, ma come un fattore strutturale di crescita e stabilità per un’economia che ambisce a essere, sempre più, un punto di riferimento globale.

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*A cura di Jalal Nasri e Gabriele Schiavone dello studio SGS Partners, London e Abu Dhabi

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