Penale

Riciclaggio, Cafiero de Raho: allarme criminalità su criptovalute, circuito fuori controllo

Il Procuratore nazionale antimafia è stato audito questa mattina, dalla Commissione giustizia della Camera

di Francesco Machina Grifeo

"Con riguardo alle problematiche delle valute virtuali forse qualche ulteriore indicazione poteva emergere soprattutto in considerazione dell'allargamento che queste valute stanno avendo negli ultimi tempi ed al rischio di utilizzo da parte delle organizzazioni criminali". A lanciare l'allarme sulle criptovalute come possibile strumento di riciclaggio è il Procuratore nazionale antimafia di Federico Cafiero de Raho audito questa mattina, dalla Commissione giustizia della Camera nell'ambito dell'esame dello Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2018/1673 sulla lotta al riciclaggio mediante il diritto penale (Atto n. 286).

Il Procuratore ricorda che lo schema di decreto "ha inteso rispondere alle esigenze di conformità alla direttiva 2019/1153 che aveva determinato l'apertura di una procedura di infrazione per l'Italia". La direttiva infatti è entrata in vigore il 1° agosto 2019 e contiene disposizioni per agevolare l'uso di informazioni finanziarie a fini di prevenzione, accertamento, indagine o perseguimento di determinati reati. Mira dunque a rafforzare la collaborazione tra i Paesi membri, disciplinando gli scambi informativi tra UIF, organi investigativi nazionali ed Europol a supporto di indagini per reati gravi, categoria più ampia di quella dei reati presupposto associati al riciclaggio.

"La direttiva – prosegue de Raho - al considerando numero 6 parla esplicitamente delle valute virtuali mettendo in guardia dai rischi e ponendo il tema della lotta al riciclaggio. Ragion per cui gli Stati membri dovrebbero garantire che siano affrontati in modo adeguato". "La normativa italiana - spiega però il Procuratore - si è già adeguata alle direttive antiriciclaggio che fanno riferimento alle valute virtuali ma la problematica resta di amplissimo respiro e probabilmente andrebbe affinata imponendo obblighi ai prestatori di servizio e a coloro che mantengono i portafogli virtuali".

Sostanzialmente promosso dunque lo Schema di decreto che è "abbastanza semplice" e contiene "poche modifiche rispetto alla nostra legislazione che per la verità – ribadisce de Raho - è già dotata in parte di quel che la direttiva richiede".

Sollecitato poi dall'onorevole Luca Paolini (Lega) sull'uso delle criptovalute da parte delle organizzazioni criminali, de Raho afferma che "le valute virtuali rappresentano uno strumento che probabilmente nasce per l'esigenza di sottrarsi ai controlli del circuito bancario". "La valuta virtuale – prosegue - diversamente dalla ‘moneta legale' è totalmente ignorata dal sistema e non vi è un organismo che è in grado di monitorarne il flusso finanziario, se non il soggetto che stando all'interno del circuito virtuale lo potrebbe lui stesso segnalare. Ma perché dovrebbe farlo? È certo dunque che è un circuito nel quale bisogna intervenire".

Per de Raho dunque: "Il tema oggi è quello della verifica della valuta virtuale. E poiché il circuito virtuale fluttua nel globo intero senza incontrare frontiere o verifiche è evidente che in una normativa di questo tipo l'Italia da sola può fare poco. Perciò sarebbe molto importante che i paesi aderenti alla Convenzione di Palermo riuscissero a condividere una disciplina riguardante i flussi della valuta virtuale".

Interpellato dall'onorevole Ferrarsi (M5S), de Raho ha poi affermato l'utilità di allargare la confisca per equivalente alle misure antiriciclaggio. E anche di poter utilizzare ulteriori strumenti di indagini come le operazioni sotto copertura. "Se il riclaggio riguarda il patrimonio del mafioso – aggiunge - non scatta la specifica aggravante: anche per il riciclaggio dunque servirebbe una misura analoga a quella traffico per il traffico di stupefacenti". Altra esigenza ancora è quella di poter riversare tutte le informazioni nelle banche dati, ma per far ciò si deve estendere al riciclaggio l'aggravante del 416 bis punto 1. "Viceversa si perde l'aspetto più significativo: oggi le mafie sono mafia degli affari ancor più che mafie tradizionali . E il riciclaggio diventa un reato spia della infiltrazione delle mafie nella economia ufficiale".

Anche per il Generale di Brigata del Comando generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Arbore: "Lo schema in esame è sicuramente idoneo ad adeguare il quadro interno alla normativa comunitaria". "Il nostro sistema preventivo e repressivo – prosegue - funziona e viene spesso indicato come esempio anche a livello internazionale. E un impianto efficiente che ci ha consentito di raggiungere grandi risultati fino ad oggi".

"Per ricostruire i flussi finanziari – aggiunge - le nostre investigazioni si svolgono sempre più spesso all'estero grazie ai protocolli che abbiamo siglato con i diversi paesi membri per avvicinare la risposta penale". Il generale ricorda poi i numeri della attività della Guardia di finanza negli ultimi tre anni: 2400 indagini in materia di riciclaggio; 1038 persone segnalate; due miliardi di euro di valori riciclati. Sempre nel triennio 2017 al 2020 sono state 220 le ispezioni antiriciclaggio; oltre 1000 le sanzioni amministrative e oltre 100 le persone denunziate. Positiva poi la valutazione sulla aggravante per chi commette il fatto nell'esercizio di una attività professionale: "Ci imbattiamo spesso in un ruolo attivo da parte di coloro che dovrebbero vigilare sulle operazioni antiriciclaggio"

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