La dichiarazione con più fatture per operazioni inesistenti è reato unico per anno d’imposta
La contestazione di più reati commisurati al numero di documenti falsi utilizzati nella stessa dichiarazione dei redditi per esporre elementi passivi fittizi viola il divieto del <i>ne bis in idem</i>
La dichiarazione fraudolenta presentata sulla base di fatture inesistenti - al fine di aumentare i costi e diminuire l’entità delle imposte dirette - non determina una pluralità di reati rapportati al numero di documenti non genuini presentati al Fisco in una singola occasione. Infatti, il reato previsto dall’articolo 2 del Dlgs 74/2000 è un reato unico per anno d’imposta. La contestazione di plurimi reati di “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti” è legittima solo se riguarda più anni di imposta ossia se si verificano plurime presentazioni di dichiarazioni infedeli.
Così la Corte di cassazione penale - con la sentenza n. 25825/2025 - ha annullato senza rinvio la decisione di merito che aveva condannato la contribuente per più fattispecie ex articolo 2 del Dlgs 74 perché commisurate non alla singola dichiarazione presentata, ma al numero di fatture utilizzate per abbattere il proprio debito tributario.
Inoltre, la Cassazione ricorda che il reato contestato alla contribuente riguardava solo le imposte sui redditi e non l’Iva, ma soprattutto che l’illecito si consuma al momento della presentazione al Fisco della dichiarazione e non all’atto della registrazione delle fatture relative a operazioni inesistenti nelle scritture contabili.