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Tribunale Ue: Amazon Store è «piattaforma molto grande», sì agli obblighi rafforzati

Lo ha deciso il Tue (causa T-367/23) respingendo il ricorso di Amazon che dovrà dunque rispettare gli obblighi specifici previsti dal Digital Services Act per le piattaforme oltre i 45 mln di utenti

di Francesco Machina Grifeo

Il Tribunale Ue (causa T-367/23) ha respinto il ricorso di Amazon contro la decisione della Commissione che designava “Amazon Store” come «piattaforma online di dimensioni molto grandi» ai fini del regolamento sui servizi digitali, Digital Services Act.

Il Dsa impone obblighi specifici qualora si superi la soglia di 45 milioni di utenti nell’Unione europea (ossia il 10% della popolazione). Amazon EU Sàrl, che gestisce la piattaforma Amazon Store, aveva chiesto l’annullamento della decisione. Secondo il colosso del web la previsione regolamentare viola diversi diritti fondamentali garantiti dalla Cedu, tra cui la libertà d’impresa, il diritto di proprietà, il principio di uguaglianza, la libertà di espressione e di informazione nonché il diritto al rispetto della vita privata e alla protezione delle informazioni riservate.

Con la decisione depositata oggi, il Tribunale dell’Unione europea nel respingere tutte le doglianze ha anche chiarito alcuni punti della normativa. In particolare, la decisione ammette che gli obblighi del DSA incidono sulla libertà d’impresa, ma in modo giustificato e proporzionato, vista la necessità di prevenire rischi sistemici come la diffusione di contenuti illeciti o violazioni dei diritti fondamentali.

Per quanto concerne poi il diritto di proprietà, non è riscontrabile una vera e propria violazione poiché gli oneri imposti sono amministrativi e non sottraggono la piattaforma ai suoi proprietari. Non è poi violato il principio di uguaglianza: trattare allo stesso modo tutte le piattaforme oltre la soglia dei 45 milioni di utenti è legittimo e non arbitrario.

Quanto alla libertà di espressione e di informazione, l’obbligo di offrire un sistema di raccomandazione non basato sulla profilazione può incidere sulla libertà di espressione commerciale, ma è considerato proporzionato e fondato sulla tutela dei consumatori.

Infine, con riguardo agli obblighi di trasparenza pubblicitaria e di accesso dei ricercatori a determinati dati, vi è effettivamente un’ingerenza nella vita privata che tuttavia, anche in questo caso, è giustificata dalla prevenzione dei rischi sistemici e dalla tutela dei consumatori.

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