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Energie rinnovabili, legittima norma che riduce incentivi fotovoltaici

Via libera dalla Corte Ue alla normativa italiana che permette di ridurre o azzerare gli incentivi finanziari all'energia prodotta da impianti solari fotovoltaici. Con la sentenza nella Cause riunite c-180/18, C-286/18 e C-287/18, i giudici di Lussemburgo, in riferimento al caso che ha coinvolto le società Agrenergy e Fusignano Due (attive nel settore della costruzione, gestione e manutenzione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili), hanno infatti affermato che la direttiva 2009/28/CE non obbliga gli Stati a prevedere un regime di aiuti per lo sviluppo delle energie rinnovabili.

Nel corso del 2011 le società avevano realizzato degli impianti fotovoltaici a terra suscettibili di beneficiare degli incentivi previsti dal decreto del 5 maggio 2011 del ministero dello sviluppo economico. Con ricorso al Tar Lazio, avevano poi lamentato che, dal primo semestre del 2012, tali incentivi erano stati negati dal Gestore dei servizi energetici a causa dell'azzeramento della disponibilità economica.

Il ministero dello sviluppo economico nel luglio 2012 aveva ridotto notevolmente le risorse finanziarie destinate agli inventivi, sicché il Gestore dei servizi energetici aveva ammesso gli impianti in questione a nuovi incentivi inferiori a quelli precedenti. Le due società hanno chiesto quindi al Tar l'annullamento del decreto ministeriale del 2012 e, in virtù del principio del legittimo affidamento, l'applicazione degli incentivi previsti dal precedente decreto del 2011, in quanto i loro impianti avevano titolo per accedervi. Il Tar però ha respinto i ricorsi, ricordando, tra l'altro, che, secondo la direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, "il regime di sostegno agli impianti fotovoltaici è solo una delle possibili modalità con cui gli Stati possono raggiungere gli obiettivi di produzione di energia rinnovabile previsti dalla Comunità europea". Su questo, il Consiglio di Stato, giudice di ultimo grado davanti al quale pendono attualmente le cause, ha chiesto alla Corte di giustizia se la direttiva, anche alla luce del generale principio di tutela del legittimo affidamento e dell'obiettivo generale di incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili, consenta ad uno Stato membro di disporre la riduzione o, financo, l'azzeramento degli incentivi in precedenza stabiliti.

Oggi la Corte afferma che, in linea di principio, "il diritto dell'Unione non osta alla menzionata normativa italiana" e che "la direttiva non obbliga gli Stati membri ad adottare dei regimi di aiuti finanziari per promuovere l'uso di energia prodotta a partire da fonti rinnovabili". Inoltre, fatte salve le verifiche del giudice nazionale, la normativa italiana "sembra ricollegare la possibilità di ottenere gli incentivi a vari fattori, tra cui il mancato azzeramento dei fondi". Di conseguenza, le imprese "non potevano ragionevolmente ritenere di avere comunque diritto ad ottenere degli incentivi di una certa entità". Ecco perchè i principi del legittimo affidamento e della sicurezza giuridica "non paiono essere stati violati".

Corte Ue - Sentenza Cause riunite c-180/18, C-286/18 e C-287/18

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