Professione e Mercato

«Dai giudici il riconoscimento dell’autonomia degli enti privati»

di Federica Micardi

«Siano molto molto soddisfatti». Con queste parole Walter Anedda, attuale presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti (Cnpadc) commenta la decisione della Consulta.

Per Cassa commercialisti l’importo che rientra nel bilancio - una volta fatta l’istanza di rimborso - è “marginale”, intorno ai 2,4 milioni di euro, ma è il messaggio che conta. «Il principio sottolineato dalla sentenza chiarisce che qualunque intervento statale che depauperi la Cassa di previdenza è anticostituzionale» sottolinea Anedda. E infatti la decisione parla di «sinallagma macroeconomico tra contributi e prestazioni» e di «risorse intrinsecamente destinate alla previdenza degli iscritti».

Il ricorso contro la spending review introdotta con il Dl 95/2012 è stato presentato sia dalla Cnpadc che da due singoli iscritti, e cioè Walter Anedda e Renzo Guffanti, presidente di Cnpadc dal 2012 al 2016, «una strategia decisa per scongiurare il rischio di veder rifiutato il ricorso per la mancanza di interesse legittimo».

La sentenza di ieri stabilisce un messaggio importante per tutte le Casse di previdenza dei professionisti, che alla spending in questi anni hanno lasciato decine di milioni. Nel dettaglio per il solo 2015, quando il taglio richiesto era del 15%, le Casse hanno riversato allo Stato 10,77 milioni, negli anni precedenti la percentuale è stata prima del 5 e poi del 10%, per una cifra intorno ai 30 milioni.

I punti salienti contenuti nella sentenza della Corte costituzionale secondo Anedda sono tre e cioè: lo Stato non può privilegiare esigenze di bilancio statale a danno degli iscritti a un sistema previdenziale; lo Stato non può incidere sul buon andamento sulla gestione amministrativa della Cassa, dopo avergli concesso l’autonomia gestionale; e infine, lo Stato non può sottrarre all’ente di previdenza somme destinate agli iscritti.

Per Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp, l’associazione che rappresenta le Casse di previdenza dei professionisti, «la ragionevolezza richiamata dalla Corte costituzionale ha fatto il tagliando al Dlgs 509/1994 riaffermando l’autonomia organizzativa e gestionale delle Casse, che negli ultimi anni, in particolare dal loro inserimento nell’elenco Istat, è stata più volte messa in discussione». I principi sottolineati dalla Consulta, afferma Oliveti, vanno oltre la spending review: «l’autonomia gestionale significa che siamo autonomi nello stabilire gli investimenti, per esempio». In base a questa lettura anche la rottamazione delle cartelle - prevista dal Dl 193/2016 - secondo Oliveti «interviene nella gestione contabile delle Casse e quindi entra nel merito dell’autonomia».

La sentenza di ieri toglie esplicitamente la Cnpadc dalla spending e per estensione tutte le Casse da quel “vicolo cieco” in cui sono entrate nel 2005 quando sono state inserite nell’elenco Istat.

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