Penale

Cause pretestuose, stalking per il legale

Rischia la condanna per stalking l’avvocato che, usando in modo strumentale la qualifica, fa 39 cause contro i suoi “nemici”.

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di Patrizia Maciocchi

Rischia la condanna per stalking l’avvocato che, usando in modo strumentale la qualifica, fa 39 cause contro i suoi “nemici”. La Cassazione (sentenza 11429) inserisce lo stalking giudiziario nel lungo elenco di persecuzioni. E respinge il ricorso del legale contro l’ordinanza del Gip che lo aveva sospeso dalla professione per un anno, in via cautelare: il periodo massimo. Una misura che l’indagato giudicava del tutto inutile, solo dannosa per lui economicamente. L’inutilità, prontamente spiegata, stava nel fatto che lui avrebbe potuto avvalersi di un collega per continuare i suoi blitz in Tribunale. Argomento non troppo efficace secondo la Cassazione. Segnalare l’inadeguatezza della misura era, infatti, una mossa non troppo “furba” visto che poteva, semmai, indurre i giudici ad adottare un provvedimento più severo, certo non a revocare quello contestato. In più la misura cautelare non era stata disposta per evitare la reiterazione del reato, ma per scongiurare il rischio di inquinamento delle prove. Inutile anche il tentativo di minimizzare i fatti: le cause erano “soltanto” 39, e non 104, 65 erano impugnazioni.

Per il ricorrente l’interdizione andava comunque revocata perché emessa per un fatto non previsto come reato ed era lesiva dei suoi diritti costituzionali: difesa e lavoro. Sul punto La Suprema corte non è d’accordo. E si allinea alle motivazioni del Gip, secondo il quale l’indagato aveva messo in atto «una gran copia di azioni giudiziarie in maniera del tutto strumentale, al fine di aggredire e molestare». Una motivazione considerata ineccepibile.

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