Lavoro

Ferie non godute perse se il lavoratore non adempie l'invito del datore a fruirne

Nella lettura della Corte il diritto alla indennità sostitutiva delle ferie non godute, al termine del rapporto di lavoro, risulterebbe intrinsecamente collegato al diritto alle ferie annuali retribuite

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di Alberto De Luca, Luca Cairoli*

Con sentenza n. 21781/2022 , pubblicata lo scorso 8 luglio, la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, si è pronunciata (unitamente ad altre diverse questioni inerenti il pubblico impiego) in merito ad un tema ampiamente dibattuto in dottrina e giurisprudenza, ossia sulla questione relativa ai limiti al diritto del lavoratore di ricevere una indennità economica sostitutiva delle ferie al momento della cessazione del rapporto di lavoro, ove non ne abbia fruito in natura.

Come noto, il diritto del lavoratore a godere di ferie annuali retribuite è previsto direttamente dall'art. 36. co.3, della nostra Costituzione il quale altresì aggiunge che questi "non può rinunciarvi". Il diritto alle ferie trova inoltre ulteriore declinazione all'interno del Codice Civile, all'art. 2109 e nel D.Lgs. 8.4.2003, n. 66, che ribadiscono l'irrinunciabilità del diritto alle ferie retribuite e la sua infungibilità con un'indennità monetaria sostitutiva, se non in caso di risoluzione del rapporto di lavoro.

Ai fini di una miglior comprensione della sentenza in commento, riguardante un rapporto di lavoro alle dipendenze di una pubblica amministrazione, occorre inoltre citare l'art. 5, comma 8, del D.L. 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modifiche in L. 7 agosto 2012, n. 135, secondo cui le ferie, i riposi ed i permessi spettanti al personale delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato della p.a. sono obbligatoriamente fruiti e non danno luogo in nessun caso alla corresponsione di trattamenti economici sostitutivi, anche in caso di cessazione del rapporto di lavoro.

Il caso sottoposto allo scrutinio della Suprema Corte ha visto come parti in causa la Regione Abruzzo e una lavoratrice, che, nel primo grado di giudizio, aveva ottenuto dal Tribunale del Lavoro di l'Aquila l'accoglimento della domanda volta ad accertare la natura subordinata del rapporto di lavoro intercorso con la Regione in forza di una serie di contratti di collaborazione coordinata e continuativa tra il 2002 e il 2010, oltre al pagamento delle differenze di retribuzione.

La Corte d'Appello dell'Aquila, in riforma della sentenza impugnata, detraeva dall'importo delle differenze di retribuzione liquidate dal Tribunale quanto calcolato per indennità sostitutiva delle ferie e dei permessi non goduti dalla lavoratrice.

Nel motivare la propria decisione, la Corte territoriale, richiamando precedenti pronunzie della Cassazione (Cass. n. 10701/2015; Cass. n. 8791/2015 e Cass. n. 4855/2014), riteneva essere a carico del lavoratore che agisce in giudizio per richiedere la corresponsione della indennità sostitutiva delle ferie un duplice onere probatorio, concernente rispettivamente:
(i) l'avvenuta prestazione dell'attività lavorativa nei giorni destinati alle ferie;
(ii) la circostanza che il mancato godimento dele ferie sia dipeso da eccezionali e motivate esigenze di servizio o da causa di forza maggiore.

Quanto al primo aspetto, si legge nella sentenza in commento, la statuizione della Corte d'Appello di l'Aquila, appare conforme ad una giurisprudenza consolidata, secondo la quale il lavoratore che agisce in giudizio per chiedere la corresponsione della indennità sostitutiva delle ferie non godute ha l'onere di provare l'avvenuta prestazione lavorativa nei giorni ad esse destinati, atteso che l'espletamento dell'attività lavorativa in eccedenza rispetto alla normale durata del periodo di effettivo lavoro annuale si pone come fatto costitutivo dell'indennità suddetta, mentre incombe al datore di lavoro l'onere di fornire la prova del relativo pagamento (tra le altre, Cassazione civile, sez. lav., 26 maggio 2020, n. 9791; Cassazione civile, sez. lav., 6 aprile 2020, n. 7696).

Quanto al secondo aspetto (ossia in ordine all'onere di provare le ragioni di servizio ostative del godimento delle ferie), già in precedenti pronunzie, la Corte di Cassazione si era espressa nel senso che, nel rapporto di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, il mero fatto del mancato godimento delle ferie non dà titolo ad un corrispondente ristoro economico se l'interessato non prova che esso sia stato cagionato da eccezionali e motivate esigenze di servizio o da cause di forza maggiore (Cass, 30 luglio 2018, n. 20091; Cass. N. 4855/2015).

Con la sentenza in commento, la Suprema Corte, in riforma della sentenza della Corte d'Appello di l'Aquila, fornisce una lettura diversa circa il diritto del lavoratore alle ferie retribuite ed alla corrispondente indennità sostitutiva, dando una interpretazione del diritto interno, conforme ai principi enunciati dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea (con le tre sentenze della grande sezione del 6 novembre 2019 (in cause riunite C-569 e C-570/2016 STADT WUPPERTAL; in causa C-619/2016 SEBASTIAN W. KREUZIGER; in causa C- 684/2016 MAX PLANCK).

Secondo l'interpretazione data dalla Suprema Corte, infatti, fermo restando che le ferie retribuite costituiscono un diritto fondamentale ed irrinunciabile del lavoratore e correlativamente un obbligo del datore di lavoro, il diritto alla indennità sostitutiva delle ferie non godute al termine del rapporto di lavoro risulterebbe intrinsecamente collegato al diritto alle ferie annuali retribuite.

Secondo questa interpretazione, è il datore di lavoro il soggetto tenuto a provare di avere adempiuto al suo obbligo di consentire la fruizione delle ferie annuali retribuite e, conseguentemente, la perdita del diritto alle ferie e alla corrispondente indennità sostitutiva alla cessazione del rapporto di lavoro può verificarsi soltanto nel caso in cui il datore di lavoro offra la prova:
(i) di avere formalmente invitato il lavoratore a godere delle ferie;
(ii) di averlo nel contempo avvisato ― in modo accurato ed in tempo utile ― del fatto che, in caso di mancata fruizione, le ferie verrebbero perse al termine del periodo di riferimento.

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*A cura degli Avv. ti Alberto De Luca, Luca Cairoli - De Luca & Partner

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