Professione e Mercato

Per arrotondare l’assegno di pensione c’è la carta dei contributi volontari

di Antonello Orlando

Per i lavoratori dipendenti iscritti alle gestioni Inps i mezzi per potere incrementare il valore dell’assegno pensionistico sono normalmente quelli del riscatto della laurea o l’accredito di contribuzione come quella collegata al servizio di leva. La contribuzione volontaria viene invece utilizzata per coprire periodi privi di contribuzione, in modo da raggiungere i requisiti contributivi per il pensionamento o, nel caso dei lavoratori part-time, per integrare la contribuzione non versata per effetto della riduzione oraria.

Nel mondo delle Casse dei liberi professionisti gli iscritti hanno invece la possibilità di utilizzare l’istituto della contribuzione volontaria con un obiettivo principale: quello di integrare la contribuzione dovuta per legge, in modo da massimizzare il futuro assegno pensionistico. Questo perché a differenza della gestione dei dipendenti, la copertura contributiva di ogni anno è garantita dai contributi minimi in caso di assenza di redditi professionali (un minimale è previsto in Inps per la gestione dei lavoratori autonomi a eccezione della separata).

La misura del contributo aggiuntivo presso l’Enpacl è libera e dovrà essere pari ad almeno 500 euro, dando così vita a una quota di pensione che si unirà a quella alimentata dalla contribuzione ordinaria. Per gli avvocati, invece, Cassa forense prevede che tutti gli iscritti e i pensionati di invalidità fino all’età pensionabile di vecchiaia possano versare un contributo soggettivo modulare volontario di valore annuo liberamente scelto fra l’1% e il 10% del reddito professionale netto dichiarato ai fini Irpef entro il tetto reddituale previsto anno per anno (pari a euro 98.050, dunque con valore del contributo volontario compreso nel range fra il 10% del reddito e 9.805 euro annui ).

Viene, inoltre, stabilito che questa contribuzione modulare aggiuntiva sia rivalutata su base annua in riferimento al 90% del rendimento medio registrato.

In modo del tutto analogo, ingegneri e architetti iscritti a Inarcassa hanno accesso dal 2013 a un contributo soggettivo facoltativo aggiuntivo con un valore percentuale volontariamente optato compreso fra l’1 e l’8,5% del reddito professionale netto dichiarato ai fini Irpef, partendo da un minimo di 195 euro annui ed entro il massimo di 10.450,75 euro.

Per i dottori commercialisti la Cnpadc prevede un unico tipo di contributo soggettivo, senza distinguere come le precedenti fra quello obbligatorio e quello facoltativo. Il professionista iscritto potrà scegliere se versare tale contribuzione su una percentuale minima, pari al 12%, con facoltà di portarla non oltre al 100% del valore del reddito professionale netto dell’anno precedente, o della quota spettante al socio professionista parte di una Stp. A partire dal 2012, tale contribuzione conferisce alla corrispettiva quota contributiva della pensione un valore supplementare: infatti per chi decida di versare oltre il minimo soggettivo dovuto del 12%, al momento della liquidazione della pensione l’aliquota di computo sarà incrementata dello 0,2% per ogni punto in più di versamento soggettivo volontario supplementare (13% = 0,2%, 14% = 0,4%) fino a un massimo dell’1% per coloro che adottano un’aliquota di versamento dal 17 al 100 per cento.

Il vantaggio dei versamenti volontari, a prescindere dalla cassa di riferimento, è sicuramente da individuare nel risparmio d’imposta per professionisti ad alto potere reddituale: a differenze della previdenza complementare (i cui versamenti sono normalmente deducibili dal reddito entro 5.164,57 euro all’anno), il versamento alla previdenza obbligatoria è sempre completamente deducibile senza alcun limite. Questo fa sì che per chi ha redditi superiori a 75mila euro, il versamento possa generare un risparmio d’imposta pari o superiore al 43%, considerando anche le addizionali all'Irpef.

Le regole sulla contribuzione volontaria

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