Professione e Mercato

PintoPaga: errori da evitare e casi particolari

Il Ministero della Giustizia pubblica i dati aggiornati e le istruzioni per l’uso di PintoPaga, il progetto per accelerare gli indennizzi ex legge Pinto

di Marina Crisafi

Va avanti il progetto PintoPaga, l’iniziativa del Ministero della Giustizia volta a smaltire entro il 2026 l’arretrato relativo agli indennizzi per equa riparazione ex legge n. 89/2001 (Legge Pinto). Secondo quanto anticipato da via Arenula su gNews, sono già stati liquidati oltre 75 milioni di euro e presentate 65mila istanze attraverso la piattaforma SIAMM. L’obiettivo dichiarato è azzerare in due anni l’arretrato delle liquidazioni grazie a un piano straordinario che prevede l’impiego di personale dedicato, reclutato anche tramite Formez PA, e l’attivazione di strumenti digitali di supporto. 

Cos’è PintoPaga e quali sono i suoi obiettivi

Avviato ufficialmente nel gennaio 2025, in attuazione della legge di bilancio, il progetto PintoPaga, si ricorda, mira a rendere più rapido ed efficiente il pagamento degli indennizzi dovuti per il mancato rispetto del “termine ragionevole” dei processi.

Tra gli obiettivi principali:

  • smaltire il contenzioso pregresso entro dicembre 2026;
  • evitare nuovi esborsi per interessi o giudizi di ottemperanza;
  • garantire la trasparenza e la tracciabilità dei pagamenti.

Grazie alla digitalizzazione delle procedure, il Ministero punta a ridurre i tempi di liquidazione e a semplificare le modalità di presentazione delle istanze.

Come caricare l’istanza su SIAMM

Nell’avviso pubblicato in questi giorni, il Ministero sintetizza i principali passaggi per la presentazione delle istanze di pagamento attraverso la piattaforma SIAMM: 

  • Accedere al portale con SPID
  • Selezionare “Pinto” e poi “Nuova istanza”
  • Compilare tutte le sezioni guidate
  • Allegare la documentazione richiesta
  • Generare il Modello Pinto, firmarlo digitalmente e ricaricarlo
  • Inviare l’istanza e conservare ricevuta e numero di protocollo

Tutte le istanze devono essere caricate entro il 30 ottobre 2026; dopo tale data, si decadrà dal beneficio e non vi saranno proroghe. 

Gli errori più comuni e come evitarli

Non solo. Via Arenula segnala anche alcuni errori ricorrenti che possono rallentare o bloccare i pagamenti, tra cui: 

  • Classificazione beneficiari: occorre indicare correttamente se persona fisica, persona giuridica o avvocato antistatario (da segnalare anche se cancellato dall’albo o prestatore occasionale);
  • Beneficiari mancanti: è necessario inserire tutti i beneficiari nella stessa istanza; se uno viene omesso, sarà necessario caricarne una nuova;
  • Dati errati: verificare sempre codice fiscale e IBAN, altrimenti la procedura si rallenta;
  • Variazioni post-invio: per modifiche a IBAN o regime fiscale occorre richiedere la rettifica, attendere l’approvazione, aggiornare e rigenerare il modello;
  • Email del beneficiario: non è obbligatoria, rammenta il ministero, ma è utile indicarla per ricevere comunicazioni in tempo reale.

Come comportarsi nei casi particolari

Infine, il dicastero fornisce chiarimenti su come comportarsi di fronte ad alcuni casi particolari: 

  • Eredi e successioni: caricare il modello DSAN eredi nel tab “Successioni”; in caso di nipoti, allegare due modelli e le eventuali rinunce.
  • Codifensori e quote: i codifensori non possono rinunciare al compenso in favore dell’altro se non tramite cessione autenticata da notaio.
  • Rettifiche e controlli: monitorare periodicamente lo stato dell’istanza; le richieste di rettifica devono essere evase premendo “Invio”, altrimenti l’Ufficio non potrà procedere.
  • Sentenze e ordinanze: caricarle solo nel tab “Azioni esecutive”, come previsto.

Info e canali di supporto

Rimane sempre attivo, conclude la nota del ministero della Giustizia, il canale WhatsApp dedicato per ricevere aggiornamenti ufficiali, scadenze e novità. Inoltre, è disponibile un videotutorial ufficiale con le istruzioni passo-passo per la compilazione e l’invio delle istanze.

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