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Smart Working: gli esperti legali sia centrale il "Diritto alla disconnessione" per il lavoratore e le aziende

Il recente DPCM ha esortato aziende, pubblica amministrazione e organiz-zazioni, all'utilizzo dello strumento smart-working, almeno in una percentuale del 50%. "Indicazione" che, in previsione di un futuro peggioramento delle condizioni di salute pubblica e di aumento di casi di Covid-19 in Italia, potr-ebbe addivenire – almeno per talune attività – ad un obbligo da rispettare, lo comunica una nota dello studio.

E se aziende ed enti si stanno velocemente attrezzando, forti anche delle recenti esperienze, affinchè lo smart-working possa divenire permanente anche in futuro, il quadro regolatorio pare non adeguarsi al cambiamento con proporzionale velocità

"Nessuna legge ha ancora stabilito precisamente come lo smart-working debba essere implementato e attenzione alla verifica a distanza della pres-tazione lavorativa, il datore rischia sanzioni anche penali" – spiega l'avvocato Massimo Riva di Rödl & Partner, colosso internazionale nel-la consulenza legale e del lavoro, presente in 49 paesi nel mondo tra cui l'Italia.

"Mentre in Germania si apprestano a varare una legge che consentirà a ogni lavoratore dipendente di avere diritto a un minimo di 24 giorni di lavoro agile all'anno, in italia – spiega l'esperto - dopo l'ultimo DPCM, lo smart working, così come è stato per i decreti precedenti, potrà essere attivato con la procedura semplificata in deroga alla legge n.81/2017 e di conse-guenza senza necessità di accordo tra le parti".

Questa disposizione secondo gli esperti legali del diritto del lavoro, prosegue la nota, potrebbe portare ad alcune problematiche riguardanti il numero di ore lavorate, met-tendo a rischio il diritto del dipendente alla disconnessione dall'attività lavorativa.

"Iniziamo con il chiarire che lo smart-working è stato creato per permettere al dipendente di svolgere l'attività lavorativa fuori dai locali aziendali e di decidere in piena autonomia i tempi e i luoghi di lavoro, nell'ottica di un migliore bilanciamento vita-lavoro – specifica l'avv. Massimo Riva di Rödl & Partner – Purtroppo però queste prerogative sono spesso solo un'illusione e in molti casi si tende a lavorare di più di quando si è in azien-da."
Diritto alla disconnessione, come garantirlo?

"Se è vero che lo stato d'emergenza permette al datore di lavoro di attivare lo smart working senza accordo tra le parti – spiega l'avv. Massimo Riva di Rödl & Partner – è altresì vero che il datore per quanto concerne i tem-pi di riposo e le misure tecniche-organizzative per assicurare al la-voratore il diritto alla disconnessione deve far in ogni caso riferimento alla legge N. 81/2017, che ha cercato di porre un freno all'aumento delle ore di lavoro e alla difficoltà a scindere la vita lavorativa da quella privata, stabilendo i tempi di riposo per lo smart-worker e la necessaria interruzione dal collegamento con gli strumenti aziendali informatici".

Chiarito questo, però, la legge non ha stabilito nel merito come debba essere garantito questo diritto alla disconnessione e gli approcci da parte dei datori di lavoro sono tra i più disparati.

Datori di lavoro, attenzione a verificare da remoto la prestazione lavo-rativa dei propri dipendenti, si rischia il penale.

"Può succedere, inoltre, che alcuni datori di lavoro abbiano introdotto stru-menti o software che, tra le loro altre funzioni, consentano anche la verifica a distanza della prestazione lavorativa o il controllo degli orari di connessio-ne agli strumenti aziendali – avverte l'avv. Massimo Riva – In questi casi è assolutamente necessario ottenere le autorizzazioni previste dallo Statuto dei Lavoratori e informare i dipendenti in ottemperanza alla normativa euro-pea sulla privacy. Diversamente il datore di lavoro potrebbe incorrere in sanzioni anche sotto il profilo penale."

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