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Space Economy, con il varo del DDL un passo in avanti per la competitività nazionale nel settore aerospaziale

Previsto lo stanziamento di nuove risorse e la predisposizione di misure volte a favorire lo sviluppo delle realtà aziendali che operano nel settore

Military missile flying high in blue sky

di Giacomo Bertelli, Alessandro Bacchilega*

Lo scorso 20 giugno è stato approvato dal Consiglio dei Ministri lo schema del disegno di legge recante le disposizioni in materia di accesso allo spazio (c.d. “ space economy ”) che mira a regolamentare e promuovere le attività spaziali nazionali. Il DDL rafforza la competitività mediante lo stanziamento di nuove risorse e la predisposizione di misure volte a favorire lo sviluppo delle realtà aziendali che operano nel settore. Si tratta di un testo molto atteso per disciplinare un settore che attende da tempo una regolamentazione, in particolare per le iniziative private.

Il DDL, è suddiviso in cinque titoli e 32 articoli e fornisce un quadro chiaro per gli operatori e istituzioni coinvolti nelle attività spaziali, introducendo importanti novità e obblighi. Di seguito un’analisi delle novità principali introdotte dal DDL.

L’Autorizzazione per effettuare “attività spaziali”

In primo luogo, il DDL prevede alcune definizioni fondamentali per comprendere l’intero corpus normativo. Tra i termini chiave, spicca in particolar modo la definizione di “ attività spaziale ”, che viene intesa in senso molto ampio, intendendo “il lancio, il rilascio, la gestione in orbita e il rientro di oggetti spaziali…la rimozione di oggetti, l’utilizzo di stazioni spaziali orbitanti, l’esplorazione, l’estrazione e l’uso delle risorse naturali dello spazio extra-atmosferico; il lancio, il volo e la permanenza, di breve o di lungo periodo, di esseri viventi nello spazio...”.

Per poter esercitare una qualsiasi delle “ attività spaziali ”, gli operatori spaziali, siano essi nazionali o esteri operanti in Italia, devono ottenere un’autorizzazione che garantisca il rispetto di requisiti tecnici e soggettivi, tra cui sicurezza, resilienza, sostenibilità, condotta, capacità finanziaria e copertura assicurativa.

L’autorizzazione viene rilasciata dal Presidente del Consiglio, e viene presentata attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) che provvede ad accertare i requisiti di cui sopra e ad effettuare i dovuti controlli. Il DDL prevede anche la possibilità di negare l’autorizzazione per motivi di sicurezza nazionale o nel caso in cui l’operatore spaziale abbia legami con stati non democratici.

Viceversa, le attività spaziali condotte direttamente dal Ministero della Difesa, comprese quelle relative alla preparazione e all’approntamento delle capacità per garantire la riservatezza necessaria allo svolgimento dei propri compiti istituzionali, sono esentate dall’obbligo di autorizzazione. Allo stesso modo, sono esentate anche quelle attività condotte direttamente dagli Organismi di informazione e sicurezza. 

Viene infine demandato al Presidente del Consiglio, di concerto con gli altri Ministeri rilevanti, e sentito il Comitato interministeriale per le politiche spaziali e la ricerca aerospaziale (COMIT) e l’ASI, il compito di adottare uno o più decreti che disciplineranno le modalità per tecnico-operative attraverso cui gli operatori potranno presentare ed ottenere l’autorizzazione.

In tema di sanzioni, l’operatore spaziale o il proprietario che non fornisce le informazioni o i documenti richiesti per ottenere l’autorizzazione, oppure ostacola l’attività di vigilanza, è soggetto a una sanzione amministrativa che può andare da 150.000 a 500.000 euro, determinata in base ai criteri descritti nell’articolo 11 della legge 24 novembre 1981, n. 689. L’ASI è responsabile dell’irrogazione delle sanzioni descritte e, ove compatibili, si applicano le disposizioni della legge 24 novembre 1981, n. 689.

Da ultimo, il DDL punisce l’operatore che esercita un’attività spaziale senza autorizzazione o dopo la scadenza della stessa con la reclusione da tre a sei anni e con una multa da 20.000 a 50.000 euro, a meno che il fatto non costituisca reato più grave.

Il Registro nazionale di immatricolazione degli oggetti spaziali lanciati nello spazio extra-atmosferico

Il DDL si occupa poi di riordinare la disciplina già prevista per la procedura d’immatricolazione degli oggetti spaziali attraverso l’iscrizione del veicolo nell’apposito Registro nazionale istituito dall’ASI nel 2005. Gli operatori devono fornire dettagli completi sugli oggetti spaziali lanciati e comunicare qualsiasi acquisizione di gestione o proprietà di oggetti non immatricolati in Italia. La finalità del registro è dunque quella di mantenere un controllo accurato degli oggetti spaziali e garantire la trasparenza nelle attività spaziali. 

In aggiunta, si prevede anche la tenuta di un registro complementare per iscrivere un oggetto spaziale non immatricolato in Italia, di cui un operatore di nazionalità italiana acquisisca la gestione o la proprietà in orbita o su un corpo celeste.

La responsabilità civile degli operatori spaziali

Un altro tema di fondamentale importanza disciplinato dal DDL è quello relativo alla responsabilità civile degli operatori spaziali per i danni causati dalle loro attività. In particolare, gli operatori spaziali sono pienamente responsabili dei danni causati dalle loro attività, indipendentemente dal grado di colpa. L’operatore può essere esonerato dalla responsabilità solo nel caso in cui:

  • dimostri che il danno è stato causato esclusivamente da un terzo estraneo all’operazione spaziale, che ha agito con dolo, e che tale azione non poteva essere impedita; 
  • dimostri che il danno è stato causato esclusivamente dal danneggiato stesso.

Per limitare la loro esposizione finanziaria, gli operatori autorizzati sono obbligati a stipulare contratti assicurativi o garanzie finanziarie equivalenti per coprire i danni derivanti dalle loro attività spaziali. Il DDL fissa il massimale di copertura assicurativa a 100 milioni di euro per sinistro. Tuttavia, il decreto attuativo può prevedere massimali inferiori - ma non inferiori a 50 milioni di euro - per tre fasce di rischio, determinate in base a:

  • dimensionamento dell’attività spaziale;
  • quota orbitale degli oggetti spaziali;
  • durata e tipologia dell’attività spaziali.

I terzi danneggiati godono di azione diretta contro l’assicuratore per ottenere il risarcimento dei danni subiti. Inoltre, l’assicuratore è tenuto a risarcire il danno anche se questo derivi da dolo dell’operatore o dei suoi dipendenti e collaboratori, purché questi ultimi abbiano agito nell’esercizio delle loro funzioni e nei limiti delle loro attribuzioni.

In caso di danni causati da operatori privi di autorizzazione o che abbiano violato gli obblighi previsti dalla legge o dal provvedimento di autorizzazione, o ancora che abbiano agito con dolo o colpa grave, l’operatore decade dal beneficio del limite di responsabilità previsto dal massimale assicurativo. e risponde illimitatamente dei danni.

Infine, lo Stato italiano si assume la responsabilità sussidiaria per i danni causati a terzi che non siano stati risarciti dall’operatore, sia a causa dell’applicazione dei limiti di responsabilità previsti dalla legge, sia a causa dell’insolvenza dell’operatore o della compagnia assicurativa, o ancora per l’invalidità o la mancanza della copertura assicurativa. Nei procedimenti giudiziari per il risarcimento dei danni, lo Stato è dunque litisconsorte necessario.

Misure volte a favorire lo sviluppo della Space Economy

Infine, la bozza del disegno di legge delinea una serie di misure volte a promuovere l’economia dello spazio in Italia, in quanto l’attività spaziale viene intesa come un “fattore promettente di crescita economica” per cui l’obiettivo della legge è quello di favorire “[...] in particolare, la ricerca, la produzione e il commercio in orbita terrestre bassa.” (art. 24, comma 1).

Un pilastro centrale per l’attuazione di questa finalità è la creazione di un Piano Nazionale per l’economia dello spazio. Questo piano, elaborato dalla Struttura di coordinamento del COMINT in collaborazione con l’ASI e il Ministero dell’Università e della Ricerca, sarà aggiornato ogni due anni e coprirà un orizzonte temporale di almeno cinque anni.

Il Piano Nazionale per l’economia dello spazio si concentrerà su diversi aspetti importanti per promuovere la crescita del paese nel settore della Space Economy.

In primo luogo, verranno analizzati e quantificati i bisogni di innovazione e di crescita della capacità produttiva nel settore spaziale italiano e sarà esaminato il fabbisogno istituzionale di servizi basati su tecnologie spaziali con potenziale commerciale, inclusa la definizione di partnership pubblico-privato. La programmazione, la valutazione preliminare, il controllo e il monitoraggio delle iniziative di partenariato pubblico-privato saranno anch’essi parte integrante del Piano.

Un altro aspetto fondamentale sarà la definizione di sinergie tra i vari strumenti di finanziamento, sia nazionali che europei, per sostenere lo sviluppo dell’economia dello spazio. Le risorse disponibili, provenienti da diverse fonti di finanziamento, saranno successivamente assegnate alle varie iniziative previste dal Piano, garantendo al contempo l’equilibrio economico-finanziario e il trasferimento del rischio operativo agli operatori privati.

Inoltre, saranno identificate potenziali risorse finanziarie, sia pubbliche che private, da destinare alle iniziative del Piano. Infine, saranno svolte attività di monitoraggio e verifica quinquennale delle iniziative finanziate e dei relativi impatti per assicurare il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Per finanziare queste iniziative, la bozza di legge prevede la creazione di un Fondo per l’economia dello spazio con una dotazione iniziale di 85 milioni di euro per il 2024, 160 milioni per il 2025 e 50 milioni per il 2026. Questo fondo, a carattere pluriennale, sarà gestito dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e riceverà anche i proventi derivanti dalle autorizzazioni per le attività spaziali e dalle sanzioni amministrative.

Le risorse del Fondo saranno utilizzate principalmente per:

sostenere le attività economiche legate allo spazio, la commercializzazione dello spazio e lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi basati su tecnologie spaziali.

incentivare l’uso commerciale delle infrastrutture spaziali nazionali, comprese quelle in fase di realizzazione nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Piano Nazionale degli Investimenti Complementari (PNC), nonché quelle realizzate in collaborazione internazionale.

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, in concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica, definirà le iniziative ammissibili al finanziamento del Fondo, che potranno includere anche forme di partenariato pubblico-privato.

Oltre al Piano Nazionale e al Fondo per l’economia dello spazio, la bozza di legge promuove diverse altre misure a sostegno dell’economia spaziale, tra cui:

garantire un accesso equo e non discriminatorio ai dati, ai servizi e alle risorse delle infrastrutture spaziali nazionali, promuovendo al contempo lo sviluppo sostenibile e l’utilizzo dello spazio per la gestione delle risorse ambientali, le telecomunicazioni e la logistica. Questa attività prevede quindi la costituzione di una sorta di spazio unico” di condivisione dei dati, al fine di favorire lo sviluppo anche delle piccole e medie imprese in questo settore;

● favorire soluzioni di partenariato pubblico-privato per la gestione dei servizi commerciali forniti dalle infrastrutture spaziali di osservazione della Terra, garantendo una remunerazione adeguata per la manutenzione delle infrastrutture;

● la previsione di una “ Riserva di Capacità Trasmissiva Nazionale ” attraverso comunicazioni satellitari gestite da soggetti appartenenti all’Unione Europea o alla NATO, al fine di garantire la sicurezza delle comunicazioni in situazioni critiche;

● promozione di iniziative per l’uso efficiente dello spettro radio per le comunicazioni satellitari, al fine di ridurre le interferenze e consentire uno sviluppo armonioso del traffico satellitare;

agevolare l’accesso delle piccole e medie imprese (PMI) ai contratti pubblici nel settore spaziale attraverso misure specifiche, come i subappalti obbligatori e gli anticipi sui pagamenti.

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*A cura di Giacomo Bertelli, Associate, Hogan Lovells; Alessandro Bacchilega, Trainee, Hogan Lovells

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