Civile

Spese legali “compensate” per il mancato rispetto di “carattere” e “interlinea”

L’Ocf e Mf stigmatizzano il provvedimento del Gdp di Verona e chiedono una modifica dell’articolo 46 disp. att. c.p.c. sulla sinteticità degli atti, per come modificato dalla riforma Cartabia

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di Francesco Machina Grifeo

Avvocatura mobilitata nel fine settimana dopo la notizia del provvedimento del Giudice di pace di Verona, che in “dichiarata” applicazione del Dm n. 110/2023 sulla sinteticità degli atti, ha compensato le spese legali richieste per il mancato rispetto delle indicazioni su interlinea e dimensione del carattere.

Per l’Organismo Congressuale Forense “l’abnormità del provvedimento dà corpo, da un lato, all’irragionevolezza della norma, che ha il solo effetto di introdurre odiose sanzioni lasciate alla discrezionalità del giudice, e - dall’altro lato - la sua totale inutilità ai fini processuali, non favorendo in alcun modo il contenimento dei tempi del giudizio”. E chiede “l’abrogazione, ovvero la sostanziale modifica” delle previsioni contenute nell’art. 46, commi quarto e quinto, disp. att. c.p.c., che si “conferma di stringente necessità”.

L’articolo, modifcato dalla riforma Cartabia e in vigore dal 28 febbraio scorso, prevede, tra l’altro, che il Ministero della Giustizia (comma 4) definisce con decreto i “limiti degli atti processuali”. E che il mancato rispetto delle specifiche tecniche (comma 5) “non comporta invalidità, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese del processo”.

I diritti, prosegue la nota dell’Avvocatura, “non si prestano ad essere misurati con parametri redazionali e non possono essere giudicati in base alla dimensione dei caratteri e all’interlinea degli atti difensivi: in tal modo, l’unico vero approdo della riforma sarà quello di limitare la decisione a un atto fondato sul mero formalismo e non sulla rigorosa valutazione dei profili di diritto”. Del resto, prosegue, “la norma non agevola sinteticità o chiarezza degli atti, ma introduce surrettiziamente limiti a discapito dei cittadini e della funzione difensiva che deve mantenere libertà senza condizionamenti”. Per questo, OCF comunica che invierà formale richiesta di urgenti provvedimenti al Governo e al Parlamento.

Contro il provvedimento scende in campo anche il Movimento Forense con una missiva indirizzata al Ministro della Giustizia Carlo Nordio e firmata dai Presidenti f.f. Alberto Vigani e Elisa Demma. “Quanto accaduto – si legge - è un non senso giuridico perché non c’è alcun riferimento normativo contenuto nel D.M. 55 del 2014 in materia di parametri forensi e la norma introdotta ex riforma Cartabia non autorizza alcun tipo di rimodulazione delle spese legali in ragione del rispetto della disposizione di attuazione incarnata in dimensione carattere ed interlinea”.

Al contrario, l’utilizzo del riferimento ai criteri redazionali degli atti “appare solo un bias verso il mondo forense”. “Il pregiudizio trova la sua Epifania proprio nella mancata liquidazione delle spese legali con l’utilizzo di una giustificazione pretestuosa e strumentale al punire la classe degli avvocati e, con i suoi riflessi, i cittadini”.

Per i legali i cosiddetti limiti dimensionali “non possano avere conseguenze negative per l’atto stesso” in quanto il decreto li ha individuati “unicamente quali riferimenti preferiti e non come requisiti tassativi e perentori che possano, addirittura, inficiare sul compenso, escludendolo, dell’Avvocato”. Peraltro, “l’istituto della compensazione delle spese, utilizzato dal Giudice di Pace di Verona, qui non appare nemmeno ipotizzabile in concreto alla luce del fatto che manca una controparte”. Infine, “l’utilizzo della compensazione delle spese risulta comunque inidoneo a dare attuazione all’invocato provvedimento ministeriale: se davvero lo si vuole usare come strumento sanzionatorio, si abbia il coraggio di dire che non sono dovute le spese in alcun modo”.

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