Professione e Mercato

Studi legali alla sfida delle nuove regole sull’Intelligenza artificiale

Cinque mosse per non trovarsi impreparati dopo l’approvazione della nuova legge sull’IA

Non sono poche le novità che investiranno la professione con l’approvazione oggi del Ddl sulla intelligenza artificiale da parte del Parlamento. Si va dai nuovi doveri deontologici (informazione al cliente, controllo critico sull’uso dell’IA); alle crescenti opportunità di contenzioso (malfunzionamento algoritmi, trasparenza amministrativa, diritto d’autore con IA); ma vi è anche un ampliamento delle aree di specializzazione (cyberlaw, legal tech, AI compliance). Sarà poi necessaria una formazione specifica per utilizzare gli strumenti di IA che diventeranno un fattore competitivo nella professione.

Ma quali sono le mosse che devono preparare gli studi legali per non arrivare impreparati? Proviamo a vedere cinque aspetti che possono fare la differenza guardando anche al rapporto col cliente.

1) Lo studio dovrà definire delle specifiche policy interne sull’uso dell’IA. Vanno cioè fissate delle regole chiare sull’impiego degli strumenti tecnologici, ammessi, per esempio, per la ricerca giurisprudenziale, il drafting automatico o l’analisi dati. Ma contestualmente si devono prevedere delle procedure di controllo umano sugli output generati.

2) Gestire l’informazione col cliente. Questo è un aspetto fondamentale in quanto investe direttamente il rapporto di fiducia col professionista. Per evitare incomprensioni vanno dunque inseriti nei mandati e nelle lettere di incarico delle specifiche clausole sull’eventuale uso di IA. Ma questo non basta, al cliente infatti andranno spiegati i possibili vantaggi ed i limiti nell’utilizzo della IA, il tutto sempre utilizzando un linguaggio comprensibile, così da adempiere al dovere di trasparenza previsto dall’art. 13.

3) Formazione e aggiornamento continuo. Anche questo è un capitolo imprescindibile per gli studi che non vogliano rimane indietro. Vanno predisposti dei corsi di formazione sul funzionamento tecnico di IA e algoritmi; sui profili di responsabilità legale e deontologica; sulle nuove aree di interesse per la professione (cyberlaw, diritto d’autore con IA, data protection).

4) Per prepararsi al nuovo contenzioso. I legali dovranno specializzarsi nei settori emergenti: come per esempio: cause sul malfunzionamento di sistemi IA (competenza esclusiva del tribunale, art. 17); ricorsi su decisioni amministrative basate su IA (art. 14); tutela dei diritti d’autore e proprietà intellettuale (art. 25); reati connessi all’uso illecito dell’IA (art. 26).

5) Integrare gli strumenti tech nello studio garantendo però la sicurezza. E allora è preferibile usare software certificati, preferibilmente con data center in UE; garantire il rispetto del GDPR e la tracciabilità dei processi; prevedere audit periodici sugli strumenti di IA utilizzati.

In sintesi, lo studio legale dovrà combinare adozione intelligente dell’IA con presidi etici, deontologici e giuridici, trasformando un obbligo normativo in un vantaggio competitivo.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©