Liti fiscali in tilt tra carta e rinvio
Le udienze in video sono per ora impossili e i professionisti contestano il processo cartolare
Una discussione documentale «coatta», la definiscono avvocati e commercialisti, che hanno fatto fronte comune contro la disciplina dell’articolo 27 del Dl Ristori (Misure urgenti relative allo svolgimento del processo tributario) che con un colpo di spugna ha cancellato la discussione pubblica, ovviamente solo per il periodo emergenziale. A partire da lunedì 2 novembre le Commissioni tributarie regionali e provinciali si stanno adeguando alla nuova disciplina, studiata dal Mef per arginare l’aumento vertiginoso di procedimenti, molti dei quali finiti in stand by con il lockdown.
Misura inattuata
Ma andiamo con ordine, partendo proprio dall’articolo 27. La norma in realtà dà attuazione alla tanto attesa videoudienza tributaria, procedura già ideata per il contenzioso con l’articolo 16, comma 4, del Dl 119 del 2018 ma rimasta inattuata. Stando alla lettura del Dl Ristori, fino alla fine dello stato di emergenza «lo svolgimento delle udienze pubbliche e camerali e delle camere di consiglio con collegamento da remoto è autorizzato». Tuttavia già a settembre scorso il Sole 24 Ore del Lunedì ha potuto constatare la totale carenza di infrastruttura informatica nelle varie commissioni. Per questo l’udienza da remoto, allo stato, sembrerebbe inattuabile.
Processo solo cartolare
Il Dl Ristori allora stabilisce che «in alternativa alla discussione con collegamento da remoto, le controversie fissate per la trattazione in udienza pubblica, passano in decisione sulla base degli atti». Ed è quello che, stando ai dati raccolti da Uncat (Unione camere avvocati tributaristi), di fatto sta accadendo più o meno ovunque: «La trattazione da remoto di fatto non è possibile praticamente in tutte le Commissioni, mentre ci risulta che solo in tre (Ctr Piemonte, Ctp Torino e Ctp Rovigo) accettino di rinviare le udienze piuttosto che passare alla discussione in forma scritta - precisa il presidente, Antonio Damascelli - e questa per noi è una lesione del principio del contraddittorio».
Aggiunge Maurizio Postal, consigliere Cndcec: «Solo le camere di consiglio si stanno svolgendo in modalità telematica, ma non le udienze pubbliche». La scorsa settimana in Senato anche i commercialisti si sono schierati a favore del rinvio delle udienze piuttosto che della trattazione cartolare. E insieme con le rappresentanze di avvocati, tributaristi e magistrati, riuniti nel tavolo della riforma tributaria, hanno chiesto alle Finanze uno sprint «per l’approvazione delle regole tecnico-operative necessarie» per le udienze da remoto. «Siamo in clamoroso ritardo - commenta Postal - e il Dl Ristori deve diventare l’occasione per rendere obbligatoria la videoudienza».
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Decreto legge