Civile

Compensi legali, la Suprema corte rafforza certezza applicativa e “decoro” professionale

La Cassazione ha stabilito che, in assenza di diversa convenzione tra le parti, il giudice non può scendere al di sotto dei valori minimi fissati dalle Tabelle Forensi, attribuendo a tali minimi un carattere inderogabile

di Pietro Alessio Palumbo

La Corte di cassazione - con l’ordinanza n. 29925/2025 - ha tracciato principi innovativi in tema di liquidazione dei compensi professionali e delle spese legali.

La Suprema Corte ha stabilito infatti che, in assenza di diversa convenzione tra le parti, il giudice non può scendere al di sotto dei valori minimi fissati dalle Tabelle Forensi, attribuendo a tali minimi un carattere inderogabile. Inoltre, per la fase istruttoria non è previsto un compenso separato: il compenso unitario include anche tale fase, spettando al difensore a prescindere dal concreto svolgimento delle attività istruttorie, comprendendo le richieste di prova, le memorie illustrative o di integrazione, nonché altre attività difensive previste dalla normativa. La pronuncia segna un deciso rafforzamento della prevedibilità delle liquidazioni e della tutela del ‘decoro’ della professione forense, limitando discrezionalità e riduzioni eccessive.

Il caso risolto

Nella vicenda, una donna da tempo coinvolta in un contenzioso con un ente pubblico, aveva visto riconosciute alcune prestazioni, ma non i compensi dovuti al suo avvocato per le attività svolte nella fase istruttoria. La vicenda, pur apparentemente ordinaria, si dipanava tra tabelle di liquidazione e percentuali di riduzione che, sul piano pratico, lasciavano spazio a interpretazioni contrastanti. Il tribunale di primo grado dichiarava cessata la materia del contendere e liquidava un importo simbolico, senza considerare appieno le attività istruttorie. L’appello confermava il rigetto. La ricorrente impugnava davanti alla Corte di Cassazione.

Il principio affermato

Il principio di diritto sancito dalla Cassazione rappresenta un’evoluzione significativa nella disciplina delle spese legali. L’ordinanza chiarisce, in maniera innovativa, che la liquidazione dei compensi deve rispettare i valori minimi dei parametri medi stabiliti dai decreti ministeriali, conferendo a tali soglie un carattere inderogabile.

Questo determina una riduzione drastica della discrezionalità del giudice, assicurando uniformità, trasparenza e tutela della dignità professionale dei difensori.

La Cassazione ha inoltre chiarito che la fase istruttoria non va interpretata in senso letterale: il compenso unitario comprende tutte le attività difensive, dalle richieste di prova all’esame di documenti, dalle memorie illustrative all’integrazione delle domande, senza necessità di un concreto svolgimento di prove orali o di Ctu. Ciò consente di valorizzare l’impegno professionale e di evitare che le prestazioni difensive vengano sottovalutate o ignorate nel calcolo delle spettanze.

Impatto della decisione

L’innovazione più rilevante riguarda proprio la previsione di minimi inderogabili: mentre in passato il giudice poteva ridurre oltre i limiti dei parametri, ora la giurisprudenza pone un confine invalicabile, garantendo prevedibilità e certezza. La Corte ha evidenziato che la norma mira a bilanciare flessibilità e tutela della professione, consentendo incrementi fino a determinate percentuali ma limitando fortemente le riduzioni eccessive, prevenendo così liquidazioni simboliche che svilirebbero il lavoro difensivo. Inoltre, l’ordinanza segna un approccio sistematico alla fase istruttoria: anche le attività non strettamente investigative rientrano nel computo, assicurando che il compenso rifletta l’effettivo apporto professionale. Questa prospettiva consente di armonizzare il principio di equità con la disciplina tecnica dei parametri tabellari, valorizzando l’operato dei professionisti senza compromettere la stabilità normativa. L’ordinanza evidenzia infine la compatibilità della disciplina con la normativa europea sulla concorrenza e l’accesso al mercato, dimostrando come un quadro regolamentare rigoroso possa convivere con i principi comunitari.

In sintesi, la Suprema Corte introduce una nuova modalità di tutela dei difensori, fondata su valori minimi inderogabili e sulla considerazione complessiva della fase istruttoria, stabilendo un precedente destinato a influenzare le liquidazioni future e a rafforzare la prevedibilità e la trasparenza nella gestione delle spese legali.

L’ordinanza, dunque, non solo chiarisce la normativa, ma ne realizza una lettura innovativa e pragmatica, che combina protezione della professione e rigore procedurale, offrendo un nuovo equilibrio tra discrezionalità giudiziale e diritti dei professionisti. La pronuncia si configura come un vero spartiacque nella giurisprudenza sulle spese legali: consente di superare prassi difformi e ambigue, e di stabilire regole più certe per tutte le fasi del procedimento. La sua portata innovativa non si limita alla sola tutela dei difensori, ma incide sul modo in cui la giustizia considera e valorizza l’attività difensiva, rendendo più trasparente l’operato del giudice e rafforzando la fiducia nell’equità delle liquidazioni. In prospettiva, l’ordinanza potrà diventare un punto di riferimento stabile per chiunque voglia comprendere i limiti della discrezionalità giudiziale e la concreta applicazione dei parametri di liquidazione delle spese legali.

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