Corporate veil piercing e rapporti infragruppo
La Sezione Fallimentare del Tribunale di Bergamo, con decreto emesso il 14 settembre 2022, si è pronunciata in tema di "corporate veil piercing" e, più in generale, di "enterprise liability" in riferimento alla sua applicazione in una procedura concorsuale italiana
La vicenda, che ha coinvolto una società di Bergamo, operante con una consociata negli Stati Uniti, trae origine da un rapporto di appalto in Texas, risoltosi per alcune problematiche insorte durante la sua esecuzione. La procedura arbitrale svoltasi negli Stati Uniti ha visto la società consociata statunitense, partecipata al 100% dalla parent company italiana, soccombere nei confronti del committente statunitense
A causa del mancato pagamento delle somme liquidate con il lodo arbitrale, il committente statunitense ha promosso nei confronti della parent company italiana una procedura di fallimento in Italia, prospettando che la parent company avrebbe dovuto rispondere delle obbligazioni a carico della subsidiary statunitense sulla base di alcuni indicatori operativi e societari che avrebbero identificato le attività della società controllata nella controllante.
Sulla base di tali allegazioni, il committente statunitense ha, dunque, presentato istanza di fallimento della società controllante italiana, ancorché quest'ultima non avesse assunto obbligazioni dirette negli Stati Uniti, né operato sul territorio e nonostante la consociata americana fosse a tutti gli effetti una società a responsabilità limitata ai sensi del diritto statunitense.
Gli avvocati Daniele Ferretti, Of Counsel North America di Rödl & Partner Italia, e Dario Donadoni dello studio Caffi Maroncelli e Associati - che non avevano precedentemente seguito la procedura arbitraria negli Stati Uniti - hanno assistito la società italiana rispettivamente per gli aspetti di diritto statunitense e di diritto fallimentare italiano.
Le tematiche di diritto statunitense che hanno assunto rilievo sono quelle relative ai rapporti di natura societaria, contrattuale, finanziaria, manageriale e aziendale, sulle quali sono state ravvisate presunte anomalie che, stando alla prospettazione dell'istante, avrebbero consentito di applicare la dottrina statunitense del corporate veil piercing da parte del giudice italiano, condannando la parent company italiana al relativo fallimento.
Le difese avanzate in giudizio (incentrate, tra le altre, sul difetto di legittimazione ad agire per assenza di credito nei confronti della controllante italiana), che hanno analizzato in dettaglio i rapporti intercorsi tra la parent company e la subsidiary statunitense, nonché gli elementi di fatto del rapporto, hanno portato al rigetto dell'istanza di fallimento avanzata. La fattispecie dimostra come soggetti statunitensi sono facilmente portati ad invocare la dottrina del corporate veil piercing e, più in generale, quella della enterprise liability, per far valere le proprie ragioni nei confronti di aziende straniere che operano negli Stati Uniti.
In assenza di un'adeguata configurazione dei rapporti infragruppo, di un'attenta ricognizione dei ruoli e delle funzioni operative dei soggetti preposti ad attività amministrative e manageriali, di una corretta impostazione dei rapporti di natura finanziaria, nonché, soprattutto, senza una contrattualistica infragruppo adeguata a mitigare tali rischi, il rischio a cui sono esposte le società italiane che operano negli Stati Uniti è elevato.
Qualora la dottrina del corporate veil piercing o della enterprise liability nella sua versione più estesa venissero accolte, soci e amministratori delle consociate statunitensi potrebbero rispondere personalmente per tutti i debiti sociali, nonostante l'entità con la quale operino sia una corporation o limited liability company, società caratterizzate dalla responsabilità limitata del socio per obbligazioni di carattere civilistico.
Il Tribunale di Bergamo, con il provvedimento in esame, sancisce un precedente importante in materia, richiamando, al contempo, l'attenzione di tutte le aziende che operano mediante una consociata negli Stati Uniti a sottoporre ad attenta revisione non soltanto l'operatività infragruppo, ma, soprattutto, i contenuti dei rapporti contrattuali in essere tra la parent company e la subsidiary, affinché siano strutturati in modo tale da limitare i rischi collegati all'applicazione di questi principi.
*Daniele Ferretti, Of Counsel North America, Rödl & Partner