Comunitario e Internazionale

Detenzione lunga 18 mesi in attesa di estradizione, Italia condannata a Strasburgo

immagine non disponibile

di Marina Castellaneta


La detenzione, in vista dell'estradizione, che duri un anno e 6 mesi è una violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Di qui la condanna all'Italia pronunciata ieri dalla Corte di Strasburgo. Con la sentenza Gallardo Sanchez, la Corte ha stabilito che l'Italia ha violato l'articolo 5, par. 1, che assicura il diritto alla libertà personale, perché la detenzione così lunga è stata arbitraria. Un cittadino venezuelano, detenuto in Italia in attesa dell'espletamento dell'iter di estradizione richiesta dalla Grecia, aveva chiesto di essere scarcerato e si era opposto all'estradizione. Nulla da fare, con un procedimento che, inoltre, era durato 1 anno e 6 mesi. Un tempo eccessivo – scrive la Corte europea – che rende la detenzione illegittima e arbitraria. Tra l'altro, nei casi di estradizione finalizzata non a far scontare la pena ma allo svolgimento del processo, gli Stati hanno l'obbligo di una particolare diligenza proprio perché l'estradando è presunto innocente. In più, il caso all'attenzione delle autorità italiane non era affatto complesso e i giudici nazionali dovevano unicamente verificare il rispetto della Convenzione europea di estradizione. Stupisce, poi, la Corte europea il tempo impiegato dalla Cassazione per il deposito della pronuncia: ben 4 mesi per una sentenza di una pagina.
La Corte ha anche respinto i tentativi del Governo in causa che, in modo sorprendente, prova ad addossare la colpa al ricorrente il quale, opponendosi all'estradizione, avrebbe ritardato l'iter. L'esercizio di un diritto – conclude Strasburgo - non può certo essere utilizzato dallo Stato per liberarsi della propria responsabilità. Inevitabile così la condanna all'Italia.

La sentenza sul caso Gallardo Sanchez

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©