Giustizia

Dl giustizia, via libera dalla Camera per riagganciare i target del Pnrr

Il testo passa ora al Senato. Solo poco più di 200 domande per le applicazioni da remoto a fronte di 500 posti disponibili ed incentivati. Critiche opposizioni e avvocatura

di Francesco Machina Grifeo

Nella giornata di ieri, l’Aula della Camera ha approvato, in prima lettura, con 130 voti a favore e 84 contrari la conversione del D.L. 117/2025 - Misure urgenti in materia di giustizia. Il provvedimento amplia fino al 30 giugno 2026 la possibilità di impiegare in modo più flessibile i magistrati per “garantire la celere definizione dei procedimenti pendenti in relazione al rispetto dei tempi del Pnrr”. Il decreto ora passa all’esame del Senato.

Si allarga temporaneamente la possibilità di impiego dei magistrati addetti all’Ufficio del massimario e del ruolo presso la Corte di cassazione e si consente di destinare in supplenza i giudici onorari di pace in caso di mancanza di togati in organico. Tutto questo con l’obiettivo “garantire la celere definizione dei procedimenti pendenti in relazione al rispetto dei tempi del Pnrr”.

Per le Corti di appello sono previsti incentivi economici per i magistrati che accettano sedi critiche per gli obiettivi del PNRR. In materia di cybersicurezza si stabilisce che le controversie sui provvedimenti dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale passano alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo. Braccialetti elettronici, stanziati 30 milioni di euro nel 2025 per verificarne l’efficacia tecnica e ampliarne l’uso nelle misure cautelari.

Si interviene poi sui poteri straordinari dei capi degli uffici che avranno facoltà di riorganizzare e riassegnare fascicoli derogando ai criteri tabellari. Per i vincitori del concorso 2023, il tirocinio di 18 mesi viene rimodulato (4 mesi Scuola magistratura, 14 mesi negli uffici giudiziari); co la prima fase obbligatoria in Corte d’appello per supporto al PNRR. Modificato il codice civile con interventi sull’accertamento tecnico preventivo obbligatorio (ATPO), per semplificare e accelerare le procedure. Sulla legge “legge Pinto” (L. 89/2001) previste misure urgenti per accelerare i risarcimenti per l’irragionevole durata dei processi. Si prevede che la domanda possa essere presentata anche in pendenza del processo, quando è superato il termine ragionevole di durata dello stesso. L’intervento è dovuto alla necessità di adeguare la disposizione alla sentenza n. 88 del 2018 della Corte costituzionale.

Va registrato che non ha avuto il successo sperato la possibilità di applicare da remoto fino a 500 giudici esperti in civile, con incentivo economico e di carriera, per definire 50 provvedimenti a testa: sono state infatti solo 212 (su una platea di potenziali interessati che il Csm aveva quantificato in 2.609) le disponibilità emerse a seguito dell’interpello del Csm dei giorni scorsi.

Critici gli avvocati che nelle audizioni in Commissione avevano sollevato diverse perplessità su misure ritenute tampone. Non convince l’ipotesi di impiegare i giudici di pace in sostituzione dei magistrati ordinari, considerate le scoperture di organico strutturali che già affliggono la magistratura onoraria. Ma anche la “task force” di 500 magistrati volontari incaricati di smaltire l’arretrato, è stata giudicata non conforme al principio del giudice naturale e rischiosa perché foriera di una giustizia “di serie B” per i procedimenti più datati.

L’Organismo forense ha invece espresso parere positivo sul rafforzamento della magistratura di sorveglianza che rappresenta una “presidio essenziale per i diritti dei detenuti e per l’efficacia dell’esecuzione della pena”. Tuttavia, si è rilevato che i nuovi magistrati entreranno in servizio solo a partire dal 2026, mentre l’emergenza carceraria è già oggi gravissima.

“Questo è un decreto-toppa - ha accusato durante le dichiarazioni di voto la deputata del Pd Debora Serracchiani - il decreto mette una troppa sul buco del Pnrr. Siamo, infatti, di fronte all’emergenza di ridurre i tempi della giustizia dopo 3 anni di governo. Questo è un decreto toppa perché certifica il fallimento del Pnrr: invece di fare assunzioni si continuano a spostare magistrati come se fossero i carri armati di Mussolini, che però erano sempre gli stessi, come pure i magistrati. Un fallimento”.

Valentina D’Orso del M5S, con una intervento fortemente critico ha richiamato le scoperture di organico dei giudici di pace: a Roma, 58 giudici in servizio su 210 in pianta organica; a Napoli, 37 su 250; a Milano, 39 in servizio su 180; a Torino, 7 in servizio su 139 . Cosa ci dice questa fotografia impietosa? Ci dice una cosa: tutti i giudici di pace onorari devono essere necessariamente impiegati negli uffici di loro naturale destinazione. No: voi li prendete e li andate ad applicare presso i tribunali. Ma sapete perché? Lo diciamo ai cittadini. Perché tanto l’Ue non valuta il disposition time per le cause davanti al Gdp, quindi quelle non fanno statistica e quindi buona notte alle materie di competenza del giudice di pace”.

“Il personale va valorizzato ma serve uno sforzo collettivo, una rinnovata cultura del risultato e, diciamocelo, anche la disponibilità a lavorare di più e meglio per recuperare i ritardi accumulati negli anni che grazie al lavoro del governo Meloni stiamo affrontando. La giustizia non può essere ostaggio dell’inerzia o di modelli organizzativi superati”, ha replicato Daniela Dondi di FdI.

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