È una legge che parla molto - anche per principi - ma che dovrà misurarsi presto con l'operatività, specie là dove i diritti individuali rischiano di rimanere schiacciati tra esigenze di sicurezza, interessi economici e retoriche di innovazione. In definitiva, la sua efficacia si giocherà nella capacità di far vivere, in concreto, quei richiami alla democrazia, alla trasparenza, alla decisione umana e alla non discriminazione che il testo proclama (articoli 3, commi 4, 6 e 7) e che l'AI Act pretende come condizione per un'innovazione davvero compatibile con le libertà.
È ormai cosa nota che l'intelligenza artificiale, nel suo incedere sempre più rapido, solleva questioni che non possono essere lasciate ai soli tecnici. Quando la tecnologia tocca l'uomo e ne attraversa le scelte, le fragilità, le tutele, è inevitabile che anche il diritto debba farsi carico di indicare un cammino.
Il presidio normativo europeo: cosiddetto "AI Act" del 13 giugno 2024
In questa direzione si muove il Regolamento (UE) 2024/1689, approvato il 13 giugno dello scorso anno. Non si tratta di un testo meramente descrittivo, né di un apparato di divieti...
