Civile

Gemelle Kessler, suicidio assistito possibile grazie alla Consulta (come in Italia)

La procedura è stata praticata non solo in assenza di una legge nazionale, ma anche in assenza di una legge regionale, dopo la pronuncia della Corte costituzionale tedesca che ha depenalizzato l’aiuto commerciale al suicidio assistito

di Marilisa D'Amico, Nannerel Fiano

La notizia della morte delle sorelle Kessler (ri)apre, in Italia, il dibattito sulla disciplina del suicidio assistito.

Diversamente da quanto si potrebbe pensare, il contesto tedesco e italiano sono, dal punto di vista della (non) regolamentazione dell’istituto, piuttosto simili.

Infatti, in Germania, così come in Italia, non esiste una legge che disciplina il suicidio assistito, e ciò nonostante il Bundesverfassungsggericht il 26 febbraio 2020 abbia adottato una sentenza con cui è stata dichiarata incostituzionale la disposizione del codice penale che puniva il favoreggiamento commerciale del suicidio assistito (art. 617 StGB), con conseguente esistenza di un vuoto normativo sul punto.

Secondo il Bundesverfassungsggericht, “la dignità umana si esprime quindi anche nella scelta di porre fine alla vita stessa, e ciò nonostante con tale scelta si ponga di fatto fine alla ‘premessa della propria autodeterminazione’, in tal modo ‘eliminando la soggettività’ individuale (Rn. 211)”. E ancora, l’autonoma tutela dell’identità personale implica l’impossibilità di tracciare ex ante uno stile di vita che possa considerarsi conforme alla – intima – concezione della soggettività di ciascuno (Rn. 209).

In Germania è dunque possibile ricevere assistenza al suicidio, a prescindere dall’esistenza di malattie incurabili (https://www.dghs.de/service/selbstbestimmtes-sterben-infocenter/sterbehilfe-ausland), purché la decisione venga presa in modo libero, responsabile e autonomo.

In assenza di una legge, la Deutsche Gesellschaft für Humanes Sterben (Associazione tedesca per una morte dignitosa) – che ha reso nota la scelta delle gemelle Kessler – prevede, sul proprio sito, una sezione interamente dedicata alla procedura prevista per l’assistenza medicalizzata al suicidio, con chiara evidenziazione dei presidi di tutela e degli standard di sicurezza finalizzati alla verifica della piena e libera capacità di intendere e di volere (https://www.dghs.de/vermittlung-von-freitodbegleitung/).

Il suicidio assistito medicalizzato, quindi, pur non regolamentato, viene praticato in quanto il BVerfG avrebbe chiaramente delineato i profili giuridici di rilievo (così il Presidente della DGHS-Roßbruch a MDR Aktuell, https://www.mdr.de/nachrichten/deutschland/gesellschaft/kessler-zwillinge-suizid-karl-lauterbach-dghs-rossbruch-100.html).

Diverso è il parere della politica: si dichiara contrario, infatti, il politico Lauterbach, SPD, secondo cui, allo stato delle cose, non è vi è certezza sul fatto che le persone che scelgono questa strada non soffrano di disturbi psichici che limitano la loro capacità decisionale (https://www.mdr.de/nachrichten/deutschland/gesellschaft/kessler-zwillinge-suizid-karl-lauterbach-dghs-rossbruch-100.html).

Analogamente, guardando al contesto ordinamentale italiano, il Parlamento italiano non è intervenuto (e non sta intervenendo) in seguito all’adozione della sent. n. 242 del 2019, con cui, dichiarando l’illegittimità costituzionale dell’art. 580 c.p., la Corte ha stabilito i requisiti, stretti, di legittimità dell’aiuto al suicidio.

Il suicidio medicalmente assistito – similmente a quanto accade in Germania – quindi viene praticato non solo in assenza di una legge nazionale, ma anche in assenza di una legge regionale.

In Italia e in Germania, dunque, nel primo caso a livello amministrativo in ragione dell’intervento del Servizio Sanitario Nazionale in Lombardia, nel secondo caso con il sostegno di Organizzazioni come la Deutsche Gesellschaft für Humanes Sterben o la Dignitas, il suicidio assistito viene praticato alla luce del dictum dei rispettivi Tribunali costituzionali, così applicando la Costituzione e i principi costituzionali coinvolti.

Solo in Italia, però, ci sono resistenze così forti a livello istituzionale e medico per garantire pienamente il diritto.

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