Comunitario e Internazionale

Il salario minimo in Italia e Germania: un rapido esercizio di benchmark

L’Unione Europea ha adottato una direttiva in materia, approvata definitivamente il 14 settembre 2022, che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 15 novembre 2024

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di Fabrizio Spagnolo*

Come noto, l’Italia è uno dei pochi Paesi nell’Unione Europea in cui la legge non stabilisce un livello minimo di retribuzione; piuttosto la funzione di determinare una retribuzione minima - vale a dire che sia proporzionata alla qualità e quantità del lavoro svolto, come previsto dalla Costituzione - è demandata alla contrattazione collettiva.

Allo stesso tempo, l’Italia ha fatto registrare un’annosa stagnazione dei salari, con conseguente diminuzione del potere di acquisto dei lavoratori a fronte dell’aumento del costo della vita. Il fenomeno ha contribuito alla creazione dei c.d. “ working poors ” ed impone, quindi, un esercizio di benchmarking rispetto alle altre economie europee per valutare l’opportunità di un cambiamento di regime tramite l’intervento del legislatore nella determinazione del salario minimo.

In questo contesto, va anzitutto considerato che tale confronto è quantomai urgente anche in considerazione del fatto che l’Unione Europea ha adottato una direttiva in materia, approvata definitivamente il 14 settembre 2022, che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 15 novembre 2024 (Direttiva EU 2022/2041).

Tale direttiva impone ai Paesi membri di garantire a tutti i lavoratori un salario minimo adeguato che tenga conto del costo della vita e delle differenze regionali e territoriali.

Ebbene, va anzitutto tenuto presente che 22 dei 27 Paesi membri prevedono un salario minimo stabilito per legge. I primi quattro Paesi con il salario minimo per ora di lavoro più alto (al 1° gennaio 2024) sono Lussemburgo (14,86 euro), Paesi Bassi (13,27 euro), Irlanda (12,70 euro) e Germania (12,41 euro). I quattro Paesi con il salario minimo più basso sono viceversa Bulgaria (2,85 euro), Romania (3,99 euro), Ungheria (4,02 euro) e Lettonia (4,14 euro).

Concentrandosi su un esempio virtuoso, possiamo considerare che in Germania, ad esempio, il salario minimo è definito dalla legge sul salario minimo (la cosiddetta “Mindestlohngesetz”, in breve “MiLoG”). Dal 1° gennaio 2024, il salario minimo è di 12,41 euro lordi all’ora. A partire dal 1° gennaio 2025, l’importo sarà incrementato sino a 12,82 euro lordi all’ora.

Particolare interesse ai fini della garanzia che il salario minimo rimanga adeguato, tenendo conto del costo della vita e del suo andamento, è il fatto che la MiLoG ha introdotto la cosiddetta Commissione per il salario minimo (cfr. art. 1 (2) MiLoG). La Commissione per il salario minimo è un organo indipendente formato da rappresentanti dei sindacati e dei datori di lavoro, oltre ad esperti ed economisti.

Ogni due anni, la Commissione per il salario minimo presenta al governo federale una proposta sul livello di adeguamento del salario minimo.

Un elemento focale al fine di garantire il rispetto della MiLoG e combattere il fenomeno del “ lavoro nero ”, altro tema centrale per il nostro mercato del lavoro, è l’obbligo della registrazione delle ore di lavoro. Va detto che tale obbligo – non espressamente previsto dalla MiLoG se non per alcuni casi – ha raggiunto portata generale per effetto della nota sentenza della Corte europea del 14 maggio 2019 - C-55/18.

Tornando all’Italia, le difficoltà dell’assetto attuale sono del resto state riscontrate anche dalla giurisprudenza, che ha affrontato il tema, da un lato ribadendo il ruolo centrale della contrattazione collettiva nella determinazione dei livelli salariali, ma dall’altro dichiarando insufficiente la retribuzione applicata in base alla contrattazione collettiva ritenendo applicabile al rapporto di lavoro esaminato nel caso di specie un diverso contratto collettivo (Cass. n. 27711 del 2 ottobre 2023 e n. 28230/2023).

Tutto quanto precede dimostra che il salario minimo costituirà uno degli argomenti focali dei prossimi mesi. L’esigenza di chiarezza ed efficacia della disciplina del salario minimo è lampante e quantomai urgente per garantire l’effettiva realizzazione del principio costituzionale dell’art. 36 Cost. di una retribuzione sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa.

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*A cura di Fabrizio Spagnolo, Partner Studio CMS

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