Margherita Cassano: “I magistrati non aderiscono a fazioni”
“La nostra è una legittimazione tecnico-professionale e con questo spirito facciamo vedere i problemi”, ha commentato l’ex Presidente della Cassazione
“Sicuramente la magistratura non è mossa da intento di polemica né di contrapposizione. Siccome la sua attività consiste quotidianamente nella interpretazione delle norme, forse noi abbiamo la possibilità, o meglio la fortuna di cogliere tecnicamente alcune aporie, alcune questioni, che, se affrontate preventivamente, consentono poi di evitare problemi in sede applicativa o interpretativa”. Lo spiega alla stampa Margherita Cassano, presidente uscente della Corte di cassazione che ha criticato severamente la riforma Nordio sulla separazione delle carriere. Non la convince la creazione di un corpo separato dei pubblici ministeri, né lo sdoppiamento dei Csm.
“Quindi io mi auguro che siano intesi per quello che sono: non rilievi di chi aderisce a questo o quello schieramento politico, perché noi non aderiamo. Siamo al di fuori di questa contrapposizione politica - rimarca -. La nostra è una legittimazione tecnico-professionale e con questo spirito facciamo vedere i problemi”. Ci sono state anche polemiche e critiche che la maggioranza di recente ha rivolto alla Suprema corte per alcune sentenze non gradite.
“Io mi auguro che le sentenze pronunciate dai magistrati in nome del popolo italiano possano essere studiate e anche essere oggetto di critiche, ma motivate, non contestate genericamente - sottolinea - in maniera tale da arrivare a delegittimare una funzione sovrana dello Stato. Perché se arrivassimo a queste situazioni patologiche, noi incrineremmo i fondamenti dello Stato di diritto”. È però un periodo di polemiche e contrasti nei rapporti tra magistratura e politica.
“Come ho avuto modo di dire in altre occasioni, le sentenze di tutti i giudici, compresi quelli di legittimità, possono e devono essere oggetto di critica. La critica ci aiuta a crescere. Ma una critica che si trasformi in dileggio - conclude -, in negazione stessa di una funzione dello Stato, non è più qualificabile come tale”.
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di Giovanni Verde - Professore emerito presso l'Università «Luiss-Guido Carli» di Roma