Il CommentoAmministrativo

Rinascimento ambientale, il "benessere" giuridicamente rilevante e il futuro sostenibile delle città

Il concetto di ambiente è indissolubilmente legato a quello di salute e benessere. Tuttavia, definire il benessere in chiave giuridica risulta piuttosto complesso

di Lorica Marturano*

Il concetto di ambiente è indissolubilmente legato a quello di salute e benessere. Tuttavia, definire il benessere in chiave giuridica risulta piuttosto complesso.

L'art. 25 della Dichiarazione dei diritti universali dell'Uomo, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, statuisce che ognuno "ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia (…)". In tale occasione si è quindi evidenziato che il benessere deve essere garantito come la salute ed i due concetti sono stati ritenuti meritevoli di eguale tutela, anche se distinti.

Nello stesso anno, l'atto di costituzione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sottoscritto anche dall' Italia, ha definito la salute proprio come "uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale", pertanto, le due nozioni di salute e benessere finiscono per identificarsi.

Anche la nostra Carta costituzionale qualifica la salute come diritto fondamentale dell'individuo tutelato dalla Repubblica e, al contempo, come interesse della collettività (art. 32 Cost.). In questa accezione la salute è diritto fondamentale dell'individuo e contestualmente dell'insieme dei singoli che compongono le singole comunità.

Si deve, inoltre osservare che la salute, quale componente funzionale alla realizzazione personale (art. 2 Cost.), rinviene nella clausola generale dei diritti della personalità un ulteriore fondamento e non contribuisce solo allo sviluppo della persona umana, ma anche alla realizzazione del diritto costituzionalmente tutelato ad un'esistenza degna ( art. 3, comma 1, Cost.).

Nella nostra Costituzione, quindi, la salute ha un valore primario che comprende molteplici situazioni soggettive di libertà e di prestazione sociale che hanno avuto modo di evolversi anche per l'assenza di una definizione puntuale all'interno della Costituzione.

Però è solo negli ultimi anni dello scorso secolo che sia la dottrina sia la giurisprudenza hanno considerato il diritto ad un ambiente salubre come premessa necessaria per rendere effettivo il diritto alla salute.

Pertanto, la salute dell'uomo presuppone un'attenzione non solo all'ambiente interno, ma anche a quello esterno e determina un approccio integrato per la salute dell'uomo, reso necessario dalla dipendenza della salute rispetto alla salubrità dell'ambiente. Non è quindi un caso che questo legame emerga anche nella stessa definizione di ambiente proposta dall'OMS, quale "insieme degli elementi fisici, chimici, biologici e sociali che esercitano un'influenza apprezzabile sulla salute e il benessere degli individui e della collettività".

Tuttavia, per il perseguimento degli obiettivi della Convenzione è solo con due strumenti principali dotati di valore legale che si è raggiunto un risultato significativo: il Protocollo di Kyoto (1997) e l'accordo di Parigi (2015).

Il Protocollo di Kyoto, entrato in vigore solo nel 2005, prevedeva un obiettivo globale di riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 5% rispetto al 1990, mentre l'Accodo di Parigi, entrato in vigore a novembre 2016, definisce l'obiettivo ambizioso di mantenere l'aumento delle temperature medie globali "ben al di sotto dei 2 gradi centigradi alla fine del secolo".

L'Agenda 21, è il "programma concordato di lavoro della comunità internazionale relativo alle priorità ambientali e dello sviluppo per il periodo iniziale 1993-2000 e all'inserimento nel XXI secolo" che evidenzia la necessità di armonizzare le diverse politiche in materia, economica, sociale e ambientale ".

Il principio dello sviluppo sostenibile, è stato identificato, per la prima volta, nel rapporto Bruntland, che ha riconosciuto il diritto delle generazioni future a godere di un ambiente idoneo alla propria salute e al proprio benessere; successivamente è stato costantemente confermato nelle successive Conferenze internazionali (da ultimo G20 in Italia del 30 e 31 ottobre 2021, COOP 26 - Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici - a Glasgow in Scozia dal 31 ottobre al 12 novembre 2022, G20 a Bali del 15 e 16 novembre 2022).

La Corte CEDU ha garantito la protezione del diritto all'ambiente salubre e quindi la sostenibilità dello sviluppo, ponendo un'attenzione particolare alla salvaguardia del benessere e della qualità della vita, come nel caso Cordella e altri c. Italia del 24 gennaio 2019, confermato con sentenza definitiva del 5 maggio 2022 , nei confronti dell'ex Ilva di Taranto, in cui la Corte di Strasburgo ha condannato il nostro Paese anche per la violazione dell'art. 8 della CEDU, a causa dell'omessa adozione di misure idonee a proteggere l'ambiente dalle emissioni inquinanti e quindi per non avere tutelato il benessere degli abitanti nelle zone limitrofe dello stabilimento.

Il diritto a vivere in un ambiente in grado di garantire il benessere umano richiede, uno standard minimo di garanzie procedurali, incentrato sulla trasparenza e sul coinvolgimento pubblico nelle fasi di decision-making attraverso l'accesso alle informazioni, la pubblica partecipazione ai processi decisionali e alla giustizia in materia ambientale.

In questo modo la salvaguardia dell'uomo richiede il rafforzamento degli strumenti di partecipazione degli individui alla formulazione e alla valutazione delle decisioni in grado di incidere sul benessere delle generazioni presenti e future.

Emerge, quindi, un nucleo minimo di "star bene" o esistere "bene" o della "soddisfazione nei confronti della vita", che interseca la salute, l'ambiente, lo sviluppo sostenibile e la qualità dell'esistenza. Quindi, il benessere giuridicamente rilevante si tinge di equità e di sostenibilità, analogamente al Benessere equo e sostenibile (BES).

Il benessere, quindi, si inserisce nel quadro dei diritti fondamentali e comporta, pertanto, una attenzione particolare anche alla realtà socio-ambientale in cui la persona si trova, così da rendere possibile la realizzazione della sua personalità. Il benessere si inserisce, quindi, nel sistema dei diritti che sono strettamente correlati al citato art. 32 Cost., e si configura come un diritto sovra-statale, che gli Stati firmatari delle carte internazionali sono tenuti a rispettare e garantire.

• CITTÀ E BENESSERE

Per comprendere meglio le ricadute dell'ambiente sulla salute e il benessere è necessario analizzare il nesso giuridico esistente tra città e benessere, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo; il benessere equo e sostenibile trova nella città il luogo di elezione per la sua piena realizzazione, in quanto la città è l'ambiente principale di vita dell'uomo. Il benessere umano è, quindi, in primis un benessere urbano.

L'attenzione crescente verso il benessere in città è dimostrata dall'approvazione in sede ONU dell'Agenda 2030, che individua 17 Sustanable Development Goals-SDGs, da cui scaturiscono centosessantanove targets, tra cui quello di "Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età" (Goal 3).

Tale obiettivo è strettamente connesso al "Goal 11: rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili ", affinchè si possa assicurare un uso efficiente delle risorse, al fine di garantire alle generazioni future, ovvero agli "uomini che verranno", la possibilità di soddisfare i loro bisogni.

In questa accezione, il benessere è in armonia con la solidarietà, non è meramente egoistico, ma correla la sfera individuale con il contesto socio-ambientale di riferimento, fino a proiettarsi verso le generazioni future.

Allo stesso modo, nella finalità del Green Deal, che costituisce uno degli strumenti attuativi dell'Agenda 2030, si "intende riorientare il processo di coordinamento macroeconomico del semestre europeo per integrarvi gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, al fine di porre la sostenibilità e il benessere dei cittadini al centro della politica economica e rendere gli obiettivi di sviluppo sostenibile il fulcro della definizione delle politiche e degli interventi dell' UE".

In Italia, la parola green economy è stata introdotta per la prima volta con legge 221 del 2015, ufficializzando un percorso di riforme avviato nel paese che sarebbe passato anche dall'ambiente. Il cambiamento, per essere efficace, richiede norme che semplifichino la vita alle imprese che scelgono di operare in questo settore, consentendo alla pubblica amministrazione di essere più verde, di ridurre l'impatto ambientale del proprio agire, di organizzare servizi ambientali efficienti per i cittadini e di avviare un processo di decarbonizzazione dal basso. Le norme devono andare anche nella direzione di premiare i comportamenti virtuosi dei cittadini, oltre che delle imprese e delle amministrazioni, in modo di dare un contributo fattivo allo sviluppo della green economy.

L'urbanistica moderna muove dall'esigenza di garantire lo "star bene" di chi vive in città, per cui il benessere costituisce un obiettivo da declinare anche a livello locale, al fine di progettare città "welbeing-oriented".

Ciò comporta anche il rilancio del ruolo centrale e strategico delle foreste, dei parchi, delle aeree naturali protette e più in generale del verde. Del resto, lo stesso art. 1, comma 1, D.lgs. 3 aprile 2018, n. 34 (Testo Unico in materia di foreste e filiere forestali) afferma che "La Repubblica riconosce il patrimonio forestale nazionale come parte del capitale naturale nazionale e come bene di rilevante interesse pubblico da tutelare e valorizzare per la stabilità e il benessere delle generazioni presenti e future".

In questo contesto sembra inserirsi anche il decreto direttoriale 15 aprile 2021, n.117 , istitutivo del "Programma sperimentale di interventi per l'adattamento ai cambiamenti climatici in ambito urbano", iniziativa del Ministero della Transizione Ecologica, finalizzata a incrementare la resilienza dei centri urbani ai rischi generati dai cambiamenti climatici.

Il benessere urbano richiede, quindi, sia la creazione di un solido welfare urbano, basato sull'attenzione alle esigenze della comunità locale, sia uno sforzo delle Istituzioni per "riattivare la partecipazione dei cittadini, incoraggiando forme di cittadinanza attiva e di auto-organizzazione, in grado di produrre beni o servizi utilità collettive".

In questa prospettiva, l'attenzione al concetto di benessere incide anche sul tema della governance urbana, che comporta la piena collaborazione tra le autorità pubbliche e i cittadini.

Tuttavia, uno dei temi centrali per implementare il benessere delle città resta quello dei finanziamenti per la realizzazione dei bisogni della comunità. I vincoli stringenti al bilancio degli enti locali, imposti dalla disciplina comunitaria sul patto di stabilità, attenuatisi nel periodo del covid-19 e aggravati dalla portata del debito pubblico italiano, rendono evidente la centralità del tema delle risorse, da ottenere grazie ai fondi dell'Unione Europea, in particolare quelli ingenti del PNNR, e alle collaborazioni con i privati.

Da segnalare è il ruolo del crowdfunding civico, una raccolta di fondi di tipo collettivo, realizzato tramite portali online, come quello realizzato nel 2016 a Milano, che ha consentito l'implementazione di sedici progetti diversi nati dalla volontà dei cittadini e focalizzati sui loro bisogni (tra cui, ad esempio, la trasformazione di uno spazio abbandonato in orto comunitario) grazie al quale il capoluogo lombardo ha vinto il titolo di Wellbeing city del 2019.

• NUOVO PARADIGMA DELLA CITTÀ DI TARANTO

In questo contesto, va segnalato anche lo sforzo del Comune di Taranto, città martoriata dall'inquinamento dell'ex Ilva, ora Acciaierie d'Italia, oggetto della sopracitata condanna della CEDU, che, presumibilmente all'inizio del 2023, farà entrare in esercizio il parco eolico offshore consentendo al porto di Taranto di essere anche alimentato da questa energia "verde".

Si tratta di un investimento di circa 80 milioni di euro di fondi privati, che fa capo all'impresa Renexia, con concessione venticinquennale della Capitaneria di porto di Taranto, con un impianto composto da 10 turbine per una capacità complessiva di 30 Mw in grado di assicurare una produzione di oltre 58 mila MWh, pari al fabbisogno annuo di 60mila persone residenti nella città.

Beleolico, inaugurato ad aprile 2022, è il primo parco eolico marino d'Italia e dell'intero Mediterraneo, che rispetta l'ambiente perché non consuma suolo, ponendosi come un'alternativa concreta alle centrali clima alteranti per la produzione di energia pulita in vista della riduzione delle emissioni in atmosfera di Co2 come previsto dalle direttive dall'Europa.

L'insediamento di Taranto ha fatto da apripista ad altri due parchi per Sicilia e Sardegna che però, diversamente da quello di Taranto, sono galleggianti, floating, ed esprimono potenza ed investimenti maggiori.

Il parco offshore nel porto di Taranto, determinerà ricadute benefiche sul territorio dal momento che per le operazioni di manutenzione specializzata e trasporto sia via mare per gli interventi offshore che via terra, ci sarà bisogno della collaborazione con imprese locali; inoltre, l'obiettivo di Renexia è quello di creare una filiera tutta italiana e poter agire in futuro, con forniture nazionali, contribuendo a creare una manifattura che oggi in Italia ancora non esiste.

Come noto, anche un'economia basata sull'idrogeno, è un tipo di sistema economico ipotizzato per il futuro in cui varie forme di energia vengono immagazzinate sotto forma di idrogeno da utilizzare sia in applicazioni in movimento che per fornire ulteriore energia alla rete elettrica nazionale e mondiale nei momenti di carico energetico eccessivo.

Il probabile esaurimento alla fine nel XXI secolo delle fonti più economiche di idrocarburi e l'effetto serra dovuto alle emissioni di diossido di carbonio (CO2) hanno dato luogo alla ricerca di alternative agli idrocarburi fossili che non diano luogo a questi problemi.

L'idrogeno è l'elemento più abbondante nell'universo, possiede un'eccellente densità energetica, più efficiente rispetto a quella del metano o dei tipici carburanti per il motore a combustione interna in rapporto al peso. Per tale ragione, sempre a Taranto, alcuni autobus pubblici saranno alimentati a idrogeno verde; il primo autobus "Solaris Urbino 12 idrogeno", un mezzo a emissioni zero alimentato da celle a idrogeno, è stato presentato a maggio di quest'anno, consentendo di affermare che "il trasporto pubblico locale della città di Taranto, luogo-simbolo della contraddizione fra sviluppo economico e tutela ambientale, sta muovendo passi enormi per evolvere presto in un sistema a emissioni zero".

Anche per l'ex Ilva, ora Acciaierie d'Italia, diventa ambizioso l'obiettivo di produrre acciaio attraverso l'idrogeno al termine di dieci anni, cambiando totalmente l'attuale schema produttivo del siderurgico di Taranto. Con tale nuova reimpostazione della fabbrica con l'idrogeno si punta ad avere maggiore sostenibilità ed un più deciso abbattimento delle emissioni inquinanti.

Come precisato dal MISE "Il nuovo piano, che prevede un investimento complessivo di 4,7 miliardi di euro, si articolerà su 4 obiettivi che dovranno garantire nei prossimi anni la continuità produttiva attraverso il ritorno alla piena occupazione dei lavoratori entro il 2025, il raggiungimento della sostenibilità ambientale nella produzione di acciaio con il passaggio dal carbone all'idrogeno. Tutto ciò perseguendo gli obiettivi di sostenibilità economica per ottenere un prodotto competitivo sul mercato, per qualità e per costo, che consenta una riduzione di circa il 40% di CO2 e del 30% delle polveri sottili".

Anche la raffineria ENI di Taranto va verso la decarbonizzazione. La stessa infatti sarà alimentata dall'idrogeno verde, presumibilmente già nel 2025, grazie ad un progetto che vede insieme Enel Green Power ed Eni. Il sito industriale di Taranto insieme a quello di Gela, in Sicilia, è infatti il destinatario di uno due impianti di elettrolizzazione che, utilizzando acqua e il fotovoltaico come fonte energetica rinnovabile, servirà a produrre l'idrogeno verde.

L'impianto è attualmente in una fase di ingegnerizzazione, e quando sarà operativo (si stimano due anni per la costruzione), sostituirà nella stessa raffineria l'uso dell'idrogeno grigio. Quello verde rappresenta la variante pulita dell'idrogeno. La successiva trasformazione produce energia e vapore acqueo senza generare effetti inquinanti. Quello grigio è invece l'idrogeno ricavato dal gas naturale in un processo chiamato "steam reformation" dove il vapore ad alta temperatura viene utilizzato per dividere il gas metano ad alta pressione. Il progetto per l'impianto di Taranto è stato ammesso per l'Italia al supporto pubblico autorizzato nell'ambito di Ipcei Hy2Use, un progetto di interesse europeo, nato per sostenere la ricerca e l'innovazione.
Il progetto è portato avanti dagli Stati europei e vede un impegno finanziario complessivo di 5,2 miliardi di euro.

Con l'idrogeno verde, Eni vuole dare un impulso alla decarbonizzazione dei cicli produttivi dei due impianti del Sud, che avranno tecnologia Pem (membrana a scambio protonico), che offre una risposta dinamica più rapida e intervalli di potenza di funzionamento più ampi rispetto all'Aec (cella elettrolitica alcalina), oggi la più diffusa. Le due iniziative di Eni costituiscono un passo importante per la realizzazione di impianti di elettrolisi utility scale, consentendo di testare ed accelerare lo sviluppo di tutta la filiera per la produzione di idrogeno verde in Europa.

Infine, in data 16 dicembre 2022 l'azienda Comes SpA di Taranto ha illustrato un innovativo progetto che punta sull'idrogeno green, attraverso lo sviluppo e realizzazione di sistemi di produzione ed accumulo di idrogeno green asserviti a sistemi di gestione adattativi basati sull'intelligenza artificiale.

In conclusione, ci si augura che l'intervento sinergico di questi nuovi strumenti operativi possa realizzare per le nuove generazioni un futuro che garantisca, oltre la creazione di nuovi posti di lavoro, un tipo di vita sostenibile dal punto di vista ambientale e far rimarginare le ferite più o meno profonde delle città ad alto impatto industriale.

L'auspicio è, dunque, che l'attenzione giuridica verso il benessere sopra descritto sia crescente e che la costruzione di città wellbeing-oriented possa essere una delle sfide del XXI secolo.

Come affermato da Al Gore "Abbiamo le soluzioni, ma dobbiamo muoverci più velocemente. Le generazioni future potrebbero avere occasione di chiedersi: "Cosa pensavano i nostri genitori? Perché non si sono svegliati quando ne hanno avuto la possibilità ? Dobbiamo sentire quella domanda da loro, ora".
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*A cura di Lorica Marturano, Partner 24 ORE Avvocati - Avvocato d'Affari, esperto in Relazioni Istituzionali e Public Affairs, Curatore Fallimentare