IA negli studi legali, il modello del Cnf per informare i clienti
Un avvocato su tre utilizza già strumenti di intelligenza artificiale a fini professionali, anche se la fiducia resta bassa e otto su dieci esprimono forti timori sull’uso nel processo
Dopo quello messo a punto, nelle settimane scorse, da Confprofessioni e Anf, arriva il “Modulo” ufficiale del Consiglio nazionale forense per l’informativa ai clienti nell’utilizzo della intelligenza artificiale per motivi professionali da parte degli avvocati. L’obbligo è posto dall’articolo 13 della legge 132/2025, pubblicata sulla Gu n. 223 del 25 settembre scorso, che limita l’uso dell’IA a funzioni strumentali e di supporto, preservando la “prevalenza del lavoro intellettuale oggetto della prestazione d’opera”. Al secondo comma l’articolo prevede che per assicurare il rapporto fiduciario tra professionista e cliente, “le informazioni relative ai sistemi di intelligenza artificiale utilizzati dal professionista sono comunicate al soggetto destinatario della prestazione intellettuale con linguaggio chiaro, semplice ed esaustivo”.
Il Modulo informativo si apre con l’intestazione dello studio e il nome dell’avvocato e si chiude con la doppia sottoscrizione del legale e del cliente che dichiara di “essere stato reso edotto” delle possibilità di utilizzo della IA e di “averne pienamente compreso il significato”. Nel testo si legge che “nel corso dell’esecuzione dell’incarico”, anche stragiudiziale, “ove ritenuto utile”, il professionista “potrebbe ricorrere all’impiego di sistemi di Intelligenza Artificiale (“I.A.”), per svolgere attività strumentali e/o di supporto all’attività professionale”.
Si precisa che l’utilizzo di tali sistemi avverrà “sempre nel pieno rispetto” del GDPR (Reg Ue 2016/679) e dei “doveri deontologici” in modo da garantire la tutela della privacy e della riservatezza. Si precisa poi che l’IA sarà impiegata “esclusivamente” per funzioni di “supporto alla attività professionale”, come per esempio la gestione di attività organizzative e di segreteria, la ricerca normativa e giurisprudenziale, l’analisi preliminare di documenti e la predisposizione di bozze o sintesi. In ogni caso, si aggiunge, il risultato “sarà oggetto di una verifica attenta e accurata da parte dell’avvocato, sia in sede di generazione del prodotto che di controllo delle fonti”.
Nel complesso si tratta dunque di un modulo molto semplice, compilabile, per informare il cliente sull’uso dell’IA come strumento di supporto nell’attività del professionista. Il modulo Confprofessioni/ANF, invece, appare più articolato, includendo riferimenti ai tipi di IA usati (generativa, predittiva, agentica ecc.) e al luogo dove i sistemi utilizzati sono residenti (sistema chiuso, on line, Italia, Ue, extra Ue).
Va riportato che secondo l’indagine realizzata da Ipsos per il Consiglio Nazionale Forense su un campione di 2.532 avvocati e presentata ieri alla vigilia del XXXVI Congresso Nazionale Forense (in corso a Torino dal 16 al 18 ottobre) un avvocato su tre utilizza già strumenti di intelligenza artificiale a fini professionali, anche se la fiducia resta bassa e otto su dieci esprimono forti timori sull’uso nel processo.
Il 36% li usa a fini professionali, soprattutto nei grandi studi e tra i più giovani, ma il 52% non li ritiene affidabili per attività giuridiche complesse. Le principali preoccupazioni riguardano la disumanizzazione delle decisioni, i bias nei dati e la scarsa trasparenza degli algoritmi.
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