Manovra, Greco (Cnf) a Giorgetti: “Norma iniqua, a rischio il diritto di difesa dei deboli”
Per il Presidente Aiga Terzo: “La lotta all’evasione deva essere perseguita attraverso strumenti di controllo pubblici più efficaci”
La nota del disegno di legge di bilancio che subordina il pagamento dei compensi ai liberi professionisti alla preventiva verifica della regolarità fiscale e contributiva (art. 129, co. 10) è una norma “iniqua, ingiusta e, per certi aspetti, incostituzionale” e va soppressa. È quanto scrive il presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco, in una lettera indirizzata al ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti.
La disposizione, si legge in una nota, si abbatte come una ‘mannaia’ su migliaia di professionisti e colpisce soprattutto gli avvocati impegnati nel patrocinio a spese dello Stato e nella difesa d’ufficio. “Si tratta - prosegue Greco - di professionisti che hanno assistito cittadini meno abbienti e che, pur vantando crediti riconosciuti dall’autorità giudiziaria, attendono da anni il pagamento delle somme dovute. Un mancato incasso che è spesso causa dei ritardi e dell’impossibilità di versare le imposte dichiarate. Quindi non evasori, ma vittime delle inadempienze nei pagamenti dello Stato”.
“La norma - aggiunge il presidente del CNF - rischia inoltre di produrre un ‘effetto fuga’ di molti professionisti: solo nel 2024 sono stati oltre 200mila i cittadini che hanno avuto accesso al patrocinio a spese dello Stato, tra cui minori, e donne vittime di maltrattamenti prive di reddito”.
Greco evidenzia anche un profilo di incostituzionalità della disposizione, definendola “fortemente sperequativa”: nei confronti degli altri lavoratori, in particolare del pubblico impiego, “ai quali la retribuzione viene correttamente corrisposta anche in presenza di morosità fiscali”.
“L’Avvocatura sarà sempre al fianco di politiche rigorose contro l’evasione fiscale, ma questa è la strada sbagliata” conclude il presidente del Consiglio Nazionale Forense.
Anche l’Aiga, esprime ferma contrarietà. Per i giovani avvocati si tratta di un ulteriore adempimento burocratico a carico di chi lavora e, al contempo, di un potenziale ostacolo al pagamento delle parcelle anche in presenza di irregolarità di minima entità.
Aiga evidenzia, inoltre, come i tempi di pagamento dei compensi professionali da parte della Pubblica Amministrazione siano già caratterizzati da ritardi significativi, con particolare criticità nel settore della Giustizia. Tali ritardi, prosegue il comunicato Aiga, incidono in modo rilevante soprattutto sugli avvocati più giovani, spesso impegnati nella tutela dei soggetti più deboli attraverso la difesa d’ufficio e il patrocinio a spese dello Stato.
Per il Presidente Luigi Bartolomeo Terzo: “L’obiettivo deva essere perseguito attraverso strumenti di controllo pubblici più efficaci, senza trasferire sui professionisti ulteriori oneri amministrativi né introdurre meccanismi che, di fatto, possano tradursi in un blocco della retribuzione per prestazioni comunque espletate”. La disposizione presenta, inoltre, “profili di criticità costituzionale, in particolare in relazione agli articoli 3 e 36 della Costituzione, nella misura in cui consente un trattamento irragionevolmente penalizzante e potenzialmente arbitrario, condizionando la corresponsione del compenso a requisiti estranei all’esecuzione della prestazione”.







