Giustizia

Riforma della giustizia: stop alle porte girevoli tra magistratura e politica

Presentati dalla Ministra Cartabia alle delegazioni della maggioranza i contenuti relativi alle riforme in cantiere

di Giovanni Negri

Stop al rientro in magistratura per chi ha ricoperto una carica elettiva. E poi sistema elettorale binominale, con correttivo proporzionale. Queste le soluzioni che hanno preso corpo nelle ultime ore sulla riforma di Csm e ordinamento giudiziario in vista della presentazione in Consiglio dei ministri prevista per venerdì. Ieri sera i contenuti sono stati presentati dalla ministra Marta Cartabia alle delegazioni delle forze di maggioranza, tra oggi e domani è poi in agenda un passaggio in cabina di regia.

Sui due punti più critici (il rientro in magistratura della toga impegnata in politica e il meccanismo per il rinnovo del Consiglio superiore), oggetto da una settimana a questa parte anche di due incontri tra Cartabia e Mario Draghi, alla fine si è cercato di trovare un punto di equilibrio tra le diverse sollecitazioni delle forze di governo e le garanzie costituzionali. Equilibrio non facilissimo da individuare soprattutto per le cosiddette “porte girevoli” tra impegno politico e esercizio della giurisdizione.

Draconiana la decisione presa che vede un impedimento assoluto al ritorno all’esercizio delle funzioni, sia di giudice sia di pubblico ministero, per chi è stato eletto . Si renderà necessaria così una ricollocazione che potrà essere in un ruolo amministrativo del ministero della Giustizia creato specificamente oppure in quelli esistenti o, ancora, nell’Avvocatura dello Stato. La riforma impedirà poi il riproporsi dei casi di contemporaneo esercizio delle funzioni giuriadizionali e di quelle elettive (esemplare Catello Maresca, consigliere comunale a Napoli e giudice a Campobasso). Applaudono, da subito, i 5 Stelle che vedono confermato l’impianto sul punto del disegno di legge delega presentato dall’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

Quanto al sistema elettorale, dove la fantasia del legislatore ha già avuto modo più volte di esercitarsi, è prevalsa l’idea di un maggioritario, con collegi binominali, ma con elementi significativi di proporzionalità. L’obiettivo della proposta è di favorire il più possibile l’emersione di candidature indipendenti, non contrattate tra i gruppi organizzati, anche se il binominale , già nelle critiche di alcune correnti (Unicost, per esempio) è censurato perchè favorirebbe la realizzazione di un bipolarismo analogo a quello politico. Il sorteggio potrebbe essere previsto, ma solo per assicurare un numero minimo di candidature e la parità di genere.

Al recente referendum dell’Anm, peraltro, la larghissima preferenza delle toghe votanti è stata per un proporzionale, considerato in grado di dare forme di rappresentanza alle principali posizioni.

Tra i temi affrontati dalla riforma, sui quali è più facile l’intesa, ci sono una disciplina più rigorosa per i magistrati collocati fuori ruolo, l’individuazione di un percorso per le nomine dei vertici degli uffici giudiziari che eviti l’eccessiva influenza delle correnti, meccanismi di valutazione periodica della professionalità dei magistrati meno burocratici e dall’esito scontato.

Le proposte, che sono in una fase di ultima messa a punto, saranno tradotte in un pacchetto di emendamenti che confluirà nel ddl Bonafede la cui discussione sarà ripresa dalla prossima settimana in commissione Giustizia alla Camera. La volontà di Cartabia è in ogni caso di non considerare certo il testo come blindato, impermeabile a qualsiasi correzione che possa arrivare dal Parlamento, anche se i tempi sono stretti, visto che le elezioni per rinnovare il Consiglio superiore sono in calendario per luglio.

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