Amministrativo

Holding Pir benefit: strumenti di pianificazione patrimoniale sostenibile

I PIR (piani individuali di risparmio) consistono in una forma di investimento evoluta e nascono con l'obiettivo di far incontrare il risparmio privato con il bisogno di liquidità delle imprese, rispondendo contemporaneamente alle esigenze di tutti gli operatori economici coinvolti

di Barbara Cortese*

Nella complessa situazione storico-economica che il sistema italiano sta affrontando, lo strumento di investimento dei PIR rappresenta un'opportunità da valutare con particolare attenzione. Nel Libro Verde su "La competitività dei mercati finanziari italiani a supporto della crescita" del Dipartimento del Tesoro del MEF, si evidenzia come sia necessario promuovere ed incentivare ogni strumento idoneo a favorire la canalizzazione degli investimenti verso le aziende.

I PIR (piani individuali di risparmio) consistono in una forma di investimento evoluta e nascono con l'obiettivo di far incontrare il risparmio privato con il bisogno di liquidità delle imprese, rispondendo contemporaneamente alle esigenze di tutti gli operatori economici coinvolti.

Da un lato, le aziende che hanno la possibilità di ricevere liquidità tramite canali differenti rispetto a quello bancario; dall'altro, i risparmiatori che dispongono della possibilità di investire i propri risparmi, proprio nelle aziende sul territorio, beneficiando al contempo di non trascurabili agevolazioni fiscali.

Sotto il profilo fiscale i PIR consentono all'investitore di conseguire la non imponibilità dei redditi prodotti dagli investimenti inclusi nel Piano e la non applicabilità dell'eventuale imposta di successione.

Dal punto di vista degli investitori, i PIR consentono di amplificare al massimo gli auspicati ritorni finanziari, in quanto l'investitore, non solo potrà recuperare l'investimento effettuato ma, soprattutto, potrà percepire i relativi proventi senza scontare alcuna imposizione.

Ipotizzando che l'investimento si concretizzi nella sottoscrizione di una quota del capitale di una società, i dividendi conseguiti ed il capital gain, derivanti dalla dismissione della partecipazione societaria ad un valore superiore rispetto al costo fiscale della partecipazione, non sconteranno né la ritenuta a titolo d'imposta (sul dividendo percepito) né l'imposta sostitutiva (sul capital gain conseguito), le cui aliquote sono entrambe fissate al 26%.

L'attuale disciplina fiscale dei Piani Individuali di Risparmio a lungo termine prevede un regime di non imponibilità immediata dei redditi di capitale di cui all'art. 44 del TUIR (diversi da quelli relativi a partecipazioni qualificate) e dei redditi diversi di cui all'art. 67, co. 1, lett. c-bis), c-ter), c-quater) e c-quinquies), del TUIR, derivanti dagli investimenti che, direttamente o indirettamente, sono oggetto di un Piano Individuale di Risparmio a lungo termine, nonché un regime di non imponibilità, ai fini dell'imposta di successione, per il trasferimento mortis causa degli strumenti finanziari detenuti nel Piano.

Se poi si prendono in considerazione i "PIR alternativi", ossia quelli costituiti dal 1° gennaio 2021, ai benefici fiscali appena illustrati, si aggiunge un credito d'imposta pari agli eventuali redditi diversi negativi (minusvalenze, perdite e differenziali negativi) realizzati mediante cessione a titolo oneroso o rimborso degli investimenti qualificati effettuati entro il 31 dicembre 2022 e detenuti ininterrottamente per almeno cinque anni.

Il credito d'imposta (che non concorre alla formazione del reddito complessivo dell'investitore) è stato riconosciuto con riferimento al 2022 per un ammontare massimo pari al 10% delle somme investite, fino al momento della realizzazione della minusvalenza, in ambito "qualificato" ed è utilizzabile, in quindici quote annuali di pari importo, in dichiarazione dei redditi oppure in compensazione, tramite modello F24, ai sensi dell'art. 17 del D.Lgs. n. 241/1997 e, dunque, anche imposte diverse dall'IRPEF e contributi. Tuttavia, qualora la quota di credito d'imposta utilizzabile in un determinato anno non trovi capienza nell'imposta lorda dell'investitore, la parte eccedente sarà persa, in quanto non potrà né essere riportata nei periodi d'imposta successivi, né chiesta a rimborso, né (eventualmente) utilizzata dagli eredi del de cuius.

Anche se il credito d'imposta relativo ai PIR alternativi sia riconosciuto esclusivamente in relazione agli investimenti qualificati detenuti ininterrottamente per almeno cinque anni, questa agevolazione rappresenta in ogni caso un'interessante novità.

Le holding "PIR compliant", quindi, assumono un ruolo strategico per il trasferimento delle risorse economiche verso l'economia reale, con considerevoli ricadute sia in termini occupazionali che di sviluppo sostenibile per le PMI.

Non si tratta di fondi comuni d'investimento o di holding di famiglia, ma di gruppi di investitori che, attraverso decisioni congiunte, effettuano investimenti rilevanti in ambito PIR limitando i costi ed amplificando i benefici fiscali e non, con la conseguenza di poter impiegare in modo proficuo l'enorme mole di risparmio dei privati.

Con specifico riferimento agli investimenti dei privati, come leva per incentivare l'accesso al mercato delle PMI, il Libro Verde su "La competitività dei mercati finanziari italiani a supporto della crescita", ha evidenziato come alcuni profili del nostro quadro normativo, insieme a meccanismi insufficienti a promuovere la partecipazione al mercato da parte degli investitori privati "privano un considerevole numero di potenziali investitori privati di opportunità di investimento in imprese in rapida crescita che, dal canto loro, soffrono un problema di carenza di capitali o di eccessiva dipendenza dai canali tradizionali per le proprie esigenze di finanziamento".

Se i PIR, quindi, possono rappresentare uno strumento concreto per rispondere all'esigenza di convogliare gli investimenti dei privati verso le PMI è opportuno poter inquadrare questo strumento finanziario d'investimento in un'ottica anche "benefit" e prospettica più ampia che sia suscettibile di ricomprendere anche la valutazione dell'indissolubile nesso di interdipendenza che sussiste tra "imprese" e "territorio".

Ogni impresa, infatti, imprime inevitabilmente sul territorio la propria personalissima impronta, forgiata sulla scorta dei tratti peculiari che connotano la propria attività e, allo stesso tempo, il contesto socio-ambientale in cui l'impresa opera condiziona, a sua volta, le scelte strategiche dell'impresa.

Conoscere le esigenze del territorio e assecondare gli stimoli che provengono dal territorio stesso in cui le imprese operano, rappresenta una significativa occasione per consentire alle aziende di acquisire efficienza, aumentare la produttività ed espandere i mercati.Le PMI, che rappresentano la vera colonna portante della nostra economia, oggi più che mai sono spinte a dover rintracciare soluzioni efficaci che consentano loro di incrementare la redditività ed allo stesso tempo di predisporre strategie di pianificazione aziendale che consenta al contempo di produrre benessere per la collettività e mantenere il loro ruolo di fornitori all'interno della filiera.

Diversamente le nostre PMI si autoescluderebbero da porzioni importanti di mercato.Il modello che più di ogni altro consente alle aziende italiane di coniugare la massimizzazione del profitto e gli effetti positivi sulle persone e sui territori, è il modello della "società benefit", introdotte nel nostro ordinamento giuridico dalla Legge 28 dicembre 2015, n. 208 – cd. Legge di Stabilità – art. 1, co. 376 e ss., le quali, appunto, intendono perseguire un duplice obiettivo: lo scopo di lucro ed una o più finalità di beneficio comune.

Nello specifico, la società holding costituita sotto forma di "società benefit", per l'attività di direzione e coordinamento che la caratterizza, rappresenta la miglior cinghia di trasmissione della conoscenza manageriale a supporto della sostenibilità anche a favore delle società operative del gruppo e operanti sui territori.

Un'adeguata strutturazione aziendale e una pianificazione strategica finalizzata a generare un impatto positivo sui territori e la collettività, rappresentano due pilastri essenziali, su cui strutturare una nuova cultura d'impresa, finalizzata ad una solida crescita aziendale.

Affinché ciò sia attuato correttamente, è necessario prevedere un percorso strutturato per gradi, finalizzato a dotare le imprese di strumenti accessibili ed efficaci, nonché di riferimenti normativi e standard di rendicontazione specifici in tema di sostenibilità e sviluppo.Dall'applicazione di tali strumenti, sono innumerevoli i benefici che ne derivano tra cui, a titolo esemplificativo, la possibilità di favorire una filiera sostenibile, un aumento del supporto da parte dei propri stakeholder, maggiori facilitazioni nelle aggregazioni d'impresa e, soprattutto, un imponente miglioramento della propria immagine e della brand reputation.

Tale tematica, dunque, si colloca perfettamente all'interno del panorama imprenditoriale italiano, in quanto fortemente caratterizzato da una massiccia presenza di aziende familiari che sono sostenibili di natura.

Ciò, in virtù del fatto che i membri dell'azienda sono contemporaneamente anche membri di una stessa famiglia e pertanto, nella maggior parte dei casi, sono applicate strategie di business orientate fortemente al lungo periodo e, soprattutto, con una forte identità valoriale. Coniugando le caratteristiche dei PIR alle finalità sociali e d'impatto sui territori conseguibili mediante le società benefit, appare possibile affermare che la holding PIR potrebbe, per i motivi che sono stati sopra rappresentati, esser utilmente costituita sotto forma di holding benefit, venendosi così ad identificare un nuovo modello: la Holding PIR Benefit.

I PIR non rappresentano semplicemente un investimento con vantaggio fiscale, ma forme evolute di investimento, in quanto implicano l'accostamento di temi personali, come il futuro dei propri risparmi; con temi sociali, come lo sviluppo sostenibile dell'economia, dei territori, delle aziende italiane e dell'occupazione.

Tramite i PIR e lo specifico veicolo societario delle holding PIR, gli investimenti passano, da fatto personale a fatto sociale, generando un'azione propulsiva di sviluppo dei territori. Proprio per il maggiore valore dell'investimento, avuto riguardo alle nuove metodologie di valutazioni d'aziende anche start-up e PMI innovative, agganciate ai valori generati verso gli stakeholder e per l'intrinseca valenza sociale che gli investimenti in PIR possiedono, una delle forme più coerenti che potrebbe assumere la holding, quale veicolo degli investimenti è il modello della holding benefit.

Mediante la Holding Pir Benefit gli investimenti dei privati vengono utilizzati per dare una spinta propulsiva all'economia delle PMI, aprendole a un nuovo canale di finanziamento e costruendo un diverso rapporto tra mercato dei capitali e attività produttive, tra finanza e territorio.

Le holding PIR benefit anticipano, recependo di fatto i principi, affermati nella bozza di Direttiva sulla Corporate Sustainabiliy Due Diligence del 23 febbraio scorso, dell''integrazione della sostenibilità nella governance aziendale e nei sistemi di gestione, e dell'inquadramento delle decisioni aziendali in termini di diritti umani, clima e impatto ambientale, così come in termini di resilienza dell'azienda nel lungo termine.

*a cura dell'Avv. Barbara Cortese (Segretario Generale di Assoholding)

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