Abuso d’ufficio, meno procedimenti e più contestazioni
I dati del ministero segnalano la coesistenza di altri gravi reati
Se la “paura della firma” è tra forse la principale delle ragioni che giustificano il nuovo intervento sull’abuso d’ufficio che il ministero della Giustizia presenterà a fine mese, i dati depositati ieri alla camera, in commissione Giustizia, dallo stesso ministero non sembrano testimoniare una situazione drammatica. Più aggiornati e completi delle ultime elaborazioni, i numeri forniti dalla Direzione generale di statistica di via Arenula testimoniano la diminuzione dei procedimenti davanti alle procure, la loro quasi totalitaria archiviazione già nella fase delle indagini e l’episodicità delle condanne. Con un’inedita fotografia poi il report permette anche di fare il punto sui reati che vengono contestati insieme all’abuso d’ufficio, reati che resterebbero ovviamente contestati anche se l’abuso venisse cancellato o ridimensionato.
Nella fase delle indagini l’ultimo biennio, 2021-2022, certifica il drastico calo dei procedimenti sopravvenuti, verosimile effetto dell’ultimo intervento normativo di riforma, non così risalente, visto che deve essere ascritto al secondo governo Conte nel 2020: si passa infatti da 4.745 procedimenti a 3.938; le richieste di archiviazione sono state 4.121 nel 2021, 3.536 nel 2022, mentre l’azione penale è iniziata nel 2021 per 452 casi e nel 2022 per 360 (vanno collocati alla definizione ”in altro modo” 719 e 585 procedimenti nel biennio di riferimento).
Quanto alle modalità di definizione, in dibattimento le condanne precipitano dalle già esigue 82 del 2016 alle 18 del 2021, mentre le assoluzioni passano da 290 a 256.
In due tabelle sono condensati poi elementi che permettono di concludere come insieme al reato d’ufficio vengano contestati altri reati , anche gravi, in una pluralità di casi. Infatti, in tribunale nel 31,8% dei procedimenti e nell’11,4% davanti al Gip a venire contestato è il reato di falso ideologico; nel 15,1% in tribunale nel 4,6% davanti al Gip) spunta anche l’abuso edilizio e la lottizzazione abusiva; nel 13,1% il falso materiale del pubblico ufficiale (4,2% dal Gip). Con riferimento al tribunale, nel 9% dei caso il pubblico ufficiale deve rispondere anche di corruzione, nell’11,8% di truffa, nell’8% dei casi a venire contestato è anche il peculato e nel 6,3% la turbativa d’asta.
Certo si può obiettare che, pure davanti a procedimenti in diminuzione, l’esposizione dell’amministratore pubblico a un’indagine costituisce comunque un danno d’immagine difficilmente riparabile con un’archiviazione e tantomeno con un’assoluzione a distanza di anni e tuttavia da pochi giorni un altro elemento si è innestato nella discussione: la proposta di direttiva europea che sull’abuso d’ufficio è molto distante dal sollecitarne anche solo un ridimensionamento e, anzi, lo considera, insieme al traffico d’influenza, altro reato che il Governo intenderebbe ridimensionare, da conservare.