Professione e Mercato

Dogane, nuova frontiera della consulenza sugli assetti organizzativi della a231

Con l’introduzione nel modello di responsabilità aziendale del reato di contrabbando nuovi spazi per gli avvocati

di Elena Pasquini

L’introduzione della responsabilità amministrativa ex decreto 231 anche in caso di contrabbando doganale sposta il controllo dei movimenti transfrontalieri dentro le aziende e così apre nuovi spazi per la consulenza legale.

La delega allo spedizioniere delle incombenze nei rapporti con le dogane non basta più per allontanare il rischio di sanzioni che potrebbero, in astratto, portare alla sospensione o alla revoca di licenze e autorizzazioni, impedire l’ammissione a gare per la Pa, comportare multe e confische. «Il recepimento della direttiva “Pif” nell’ordinamento italiano attraverso il Dlgs 75/2020 introduce in azienda una “figura” che diventa centro d’imputazione di responsabilità», spiega Massimo Fabio, che dal 1999 si occupa di diritto doganale come Trade & customs partner di Kpmg.

Utile uno sguardo multidisciplinare per affiancare le aziende nella revisione del proprio modello organizzativo 231. A partire dalla decisione di dove sia più opportuno inquadrare la funzione del customs management, impegnata su molteplici fronti, tra cui tax e logistica. «Il nostro target è un’azienda con fatturato oltre il milione di euro e flussi importanti di import/export, alle prese con una norma che discosta il servizio doganale dalla semplice attività di bollettazione», aggiunge Fabio. Dove collocare un presidio doganale è un cruccio per gli stessi tax director in imprese rilevanti e per capire gli orientamenti prevalenti in Kpmg è stata appena avviata una survey su 500 aziende italiane.

La norma
Il cambio normativo impone alle imprese, produttrici o distributrici di beni con rapporti extra-Ue un percorso di consapevolezza per la mitigazione del rischio attraverso verifiche della supply chain e della logistica, dei processi aziendali e, appunto, del modello organizzativo. «La questione doganale – afferma Elena Bozza, counsel di Legalitax – è, inserita nella responsabilità rilevante ai sensi della 231. Il collegamento alla direttiva Pif (la 2017/1371) del legislatore italiano fa volgere l’attenzione alle condotte di contrabbando lesive degli interessi finanziari della Ue, minacciati dalla sottrazione di merce al pagamento dei diritti di confine. E quindi principalmente all’uso di espedienti che deviano gli accertamenti doganali per ridurre l’erario da assolvere».

L’attività
L’assistenza all’azienda inizia quindi dall’ascolto: quali operazioni, quantum daziario, in che categoria merceologica, da quali Paesi e per quale valore, con un’analisi facilitata se esiste già la certificazione di Operatore economico autorizzato (Aeo) rilasciata dall’Agenzia delle dogane; più complessa se questa attività è nuova. «Devo conoscere bene la situazione per prevenire l’illecito e mettere in garanzia l’organico aziendale: quello che rileva è l’elemento soggettivo nella specifica azione che, se configura il dolo, trasla la violazione sanzionata amministrativamente nell’ambito della responsabilità 231», afferma Bozza.

Il riferimento aziendale per il team legale è il compliance manager, se esiste in organigramma. «Le realtà sono le più disparate, indipendentemente dalle dimensioni – sottolinea Irene Picciano, counsel di Portolano Cavallo -. L’aggiornamento del modello 231 e le verifiche nella gestione dei flussi in ingresso nei territori o la sua riorganizzazione anche dal punto di vista documentale, comportano un contatto stretto con il cliente e una conoscenza specifica del mercato di riferimento».

Maggiori o minori presidi interni cambiano tempi e attività: un trimestre basta per verifiche e aggiornamenti ma non per elaborare risk assessment, gap analysis, procedure, anche di tracciamento della documentazione prodotta, che spesso devono superare la verifica dell’Odv. L’incremento di consulenze in questo campo è arrivato dopo l’entrata in vigore della norma, con Brexit che ha dato nuovo impulso alla domanda. E ora per Massimo Fabio si apre lo spazio del «contenzioso, domestico o unionale, legato al diritto doganale» per specialisti della materia in grado di incidere sugli esiti dei giudizi.

E poi c’è il cambio di prospettiva con il Regno Unito. «Grazie all’accordo per la Brexit, la circolazione delle merci è a costo zero ma restano da sciogliere la questione dell’Iva e delle procedure operative», dice Picciano.

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