Comunitario e Internazionale

ESG: inquadramento normativo e scenario italiano

Il 2 agosto 2021 sono stati pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea nuovi provvedimenti di attuazione del Green Deal europeo, con un impatto diretto sulle logiche ESG

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di Emanuele Salamone*

Se è vero che il fenomeno ESG ha radici molto lontane nel tempo, bisogna però evidenziare che da qualche anno è in atto un'accelerazione di interesse da parte di Imprese, investitori e istituzioni finanziarie. Queste organizzazioni stanno, infatti, vivendo una profonda trasformazione: il rispetto dei fattori ESG non è più una necessità, ma rappresenta un'opportunità in grado di creare valore e capace di incidere notevolmente sul presente e sul futuro delle organizzazioni.

Ed è proprio in ragione di questa attenzione, a cui corrisponde un'importante opportunità di sviluppo economico, che aumenta anche il focus sull'inquadramento normativo atto a dettare le condizioni in cui si muovono istituzioni e operatori.

Il 2 agosto 2021 sono stati pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea nuovi provvedimenti di attuazione del Green Deal europeo, con un impatto diretto sulle logiche ESG:

Regolamento delegato (UE) 2021/1253 della Commissione del 21 aprile 2021 che modifica il regolamento delegato (UE) 2017/565 per quanto riguarda l'integrazione dei fattori di sostenibilità, dei rischi di sostenibilità e delle preferenze di sostenibilità in taluni requisiti organizzativi e condizioni di esercizio delle attività delle imprese di investimento;

Regolamento delegato (UE) 2021/1255 della Commissione del 21 aprile 2021 che modifica il regolamento delegato (UE) n. 231/2013 per quanto riguarda i rischi di sostenibilità e i fattori di sostenibilità di cui i gestori di fondi di investimento alternativi debbono tenere conto;

Regolamento delegato (UE) 2021/1256 della Commissione del 21 aprile 2021 che modifica il regolamento delegato (UE) 2015/35 per quanto riguarda l'integrazione dei rischi di sostenibilità nella governance delle imprese di assicurazione e di riassicurazione;

Regolamento delegato (UE) 2021/1257 della Commissione del 21 aprile 2021 che modifica i regolamenti delegati (UE) 2017/2358 e (UE) 2017/2359 per quanto riguarda l'integrazione dei fattori di sostenibilità, dei rischi di sostenibilità e delle preferenze di sostenibilità nei requisiti in materia di controllo e di governo del prodotto per le imprese di assicurazione e i distributori di prodotti assicurativi e nelle norme di comportamento e nella consulenza in materia di investimenti per i prodotti di investimento assicurativi;

Direttiva delegata (UE) 2021/1269 della Commissione del 21 aprile 2021 che modifica la direttiva delegata (UE) 2017/593 per quanto riguarda l'integrazione dei fattori di sostenibilità negli obblighi di governance dei prodotti;

Direttiva delegata (UE) 2021/1270 della Commissione del 21 aprile 2021 che modifica la direttiva 2010/43/UE per quanto riguarda i rischi di sostenibilità e i fattori di sostenibilità di cui tenere conto per gli organismi d'investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM).


I suddetti provvedimenti hanno quale termine di recepimento o applicazione il 2 agosto 2022, a parte Direttiva delegata (UE) 2021/1269 il cui termine di recepimento è stato fissato per il 22 novembre 2022.

Quale è però lo scenario italiano legato ai fattori ESG?

I dati emersi dall'Indice ESG (ESGI), elaborato da Global Risk Profile (GRP) - azienda svizzera specializzata nei servizi di gestione del rischio di terze parti - dedicato alla misurazione dei rischi relativi all'ambiente, ai diritti umani e alla salute e sicurezza, ha rilevato che - confrontata al resto del mondo - l'Italia ottiene buoni risultati in tutti e 3 i sub indici dell'ESGI.

Per la tutela dell'ambiente il Bel Paese si classifica ventesimo su 180 Paesi nell'Indice di Performance Ambientale 2020, tra i top performers.

Per la tutela della salute, con bassi tassi di mortalità e un'alta aspettativa di vita, l'Italia è al 9° posto su 184 Paesi.

Per la disuguaglianza di reddito, l'Italia lotta ancora con una disparità relativamente alta nella distribuzione del reddito (21,3% di disuguaglianza misurata dall'indice Atkinson), e si classifica all'80° posto su 157 Paesi.

L'ESGI (Environmental, Social and Governance Index) valuta tre aspetti principali nell'analisi del rischio, aggregati in un punteggio globale attraverso una media ponderata: ambiente (30%), diritti umani (50%), salute e sicurezza (20%).

Il sottoindice Ambiente è composto da misure di inquinamento atmosferico e cambiamento climatico (emissioni e tendenze di gas serra), ma anche da indicatori di biodiversità e salute degli ecosistemi.

Il livello di rischio relativo ai diritti umani è misurato in particolare in base allo stato di ratifica di 18 convenzioni chiave, indicatori dei diritti sociali (relativi a schiavitù, lavoro minorile, istruzione, alloggio ecc.), indicatori dei diritti civili e politici (libertà di stampa, diritti delle minoranze, ecc.) e indicatori di diritti collettivi (misure di pace, diritto all'autodeterminazione, ecc.).

L'ultima dimensione, Health & Safety, è caratterizzata da indicatori sanitari (quali l'aspettativa di vita, accesso all'acqua potabile) e indicatori di sicurezza (sicurezza sul lavoro, protezione sociale). Viene anche considerato un aggiustamento per la disuguaglianza territoriale (urbana/rurale).

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* A cura di Emanuele Salamone, esperto di public affairs

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