Il deposito delle principali sentenze del giorno
CIVILE
LAVORO - Cassazione n. 23068
Giusta causa di licenziamento la minaccia ai colleghi per non farli testimoniare in un procedimento disciplinare.
PENALE
REATI CONTRO IL PATRIMONIO - Cassazione n. 31824
Collusione continuata aggravata per frodare la Finanza da parte del maggiore della Gdf che - nella sua qualità di legale rappresentante di una società sportiva dilettantistica - si accorda con i manager degli sponsor per favorire l'evasione fiscale, attraverso l'emissione di fatture per operazioni inesistenti di importi diversificati. La Cassazione chiarisce perché non c'è ne bis in idem per la sentenza della corte militare anche se lo stesso fatto è stato giudicato dal giudice ordinario.
PROCEDIMENTO PENALE - Cassazione n. 31842
La rapina aggravata rientra tra i reati ostativi per i quali è esclusa la sospensione dell'esecuzione della pena detentiva. Un divieto che scatta anche quando le attenuanti sono equivalenti o prevalenti sulle aggravanti.
MAFIA - Cassazione n. 31835
Respinto di ricorso di un figlio di un boss, contro la proroga del 41-bis. Per la Cassazione è ininfluente l'assenza di ruoli apicali assunti dal figlio del boss, ormai in carcere da 23 anni, a fronte dei gravissimi reati di cui si è marcato e del rapporto di stretta parentela con quello che fu il capo indiscusso dei corleonesi.
MAFIA - Cassazione n. 31831
Aziende/interdittiva antimafia – Il giudice non può negare il cosiddetto "controllo giudiziario volontario" all'impresa il cui legale rappresentante è figlio di un boss locale, se quest'ultimo è incensurato e non risultano, dall'informativa dei carabinieri, ingerenze dirette del padre sulla società. I giudici di merito si erano affidati alla "massina di comune esperienza" secondo la quale la ‘ndrangheta non poteva non esercitare un controllo in modo subdolo sull'impresa.