Operazioni M&A, specialisti ad alto turn over
Clienti famosi, grandi operazioni, spesso la ribalta mediatica. Ma anche ore passate a esaminare documenti per le due diligence, maratone in studio per arrivare al closing, disponibilità a lavorare nei fine settimana. Sono le due facce del mondo delle operazioni straordinarie seguite dagli studi legali d’affari e da quelli tributari: da sempre attraente per i giovani professionisti, rappresenta però una scelta di vita e richiede un notevole sacrificio. Che a volte è sottovalutato. Tanto che è elevato il ricambio tra chi si occupa di operazioni di M&A (merger and acquisition).
«Gli studi - dice Simona Laderchi, fondatrice della Laderchi & Partners, società di head hunting specializzata nel settore legale e tributario, e docente a contratto al master di diritto tributario dell’Università Cattolica di Milano - sono costantemente alla ricerca di giovani laureati in giurisprudenza o in economia da inserire nei team che seguono le operazioni straordinarie. Questo anche se con la crisi il mercato si è ridotto. Chi vuole occuparsi di M&A oggi deve sapere che dovrà affrontare una selezione feroce. Ai giovani io dico sempre che servono costanza e abnegazione per seguire questa strada: è una specializzazione che richiede un impegno altissimo, non ha ritmi stabili e non consente una vita ordinata».
Un settore, quindi, in cui l’offerta supera di gran lunga la domanda. «Nell’ultima selezione che abbiamo fatto per una posizione junior nel dipartimento M&A abbiamo ricevuto più di 200 cv in 48 ore», dice Pietro Zanoni, equity partner dello studio legale Nctm. La prima “scrematura” dei candidati viene fatta sui titoli. «Siamo in una posizione privilegiata - prosegue Zanoni -: riceviamo così tanti cv di ottimo livello che possiamo concentrare i colloqui sulle candidature d’eccellenza. Anche se da policy interna per candidarsi da noi sono necessari un voto di laurea di almeno 105/110 e un livello di inglese molto buono, di fatto ai colloqui arrivano i laureati con il massimo dei voti ed esperienze all’estero». Non solo: «Teniamo conto - precisa Zanoni - della materia scelta per la tesi di laurea e dell’università di provenienza». Chi supera questa prima selezione è invitato a fare il colloquio con più soci: «Cerchiamo di sondare - spiega - oltre alle competenze tecniche anche la motivazione e le soft skill dei giovani. Per noi un requisito fondamentale per la crescita è il sense of ownership: è importante che il professionista sviluppi un senso di appartenenza allo studio e si senta co-titolare e co-responsabile dei progetti».
Inoltre, per chi aspira a occuparsi di operazioni straordinarie, spesso internazionali, «l’inglese è fondamentale», dice Giovanni Gazzaniga, socio del dipartimento corporate dello studio internazionale Allen&Overy: «Dai giovani non ci aspettiamo un inglese tecnico eccellente - prosegue - ma una buona base su cui poi costruire sì». Avere un master, invece, secondo Gazzaniga «non è un requisito indispensabile per entrare in studio: anche perché i master costano molto e quindi potrebbero non essere alla portata di tutti. Possono senz’altro dare un valore aggiunto, ma consiglio di non affrontarli subito dopo la laurea; piuttosto, dopo essere diventati avvocati: si torna a studiare più volentieri e con un approccio più pragmatico». Tra le soft skill che il professionista deve avere, Gazzaniga mette al primo posto «la capacità di lavorare in team, che è un’abilità non scontata in Italia dove l’individualismo è spiccato. Non solo. Le operazioni coinvolgono diversi aspetti del diritto: bisogna avere una sensibilità a 360 gradi per essere in grado di individuare criticità in ambiti diversi ed eventualmente coinvolgere professionisti dello studio con altre specializzazioni. Inoltre, serve la capacità di stare al tavolo e di negoziare trovando una mediazione con la controparte».
«Noi selezioniamo molti giovani ogni anno, di cui in media una ventina nel dipartimento che si occupa di societario e di fusioni e acquisizioni», interviene Filippo Modulo, managing partner di Chiomenti. «Questo non perché lo studio si allarghi all’infinito, ma perché il turn over è intenso. Ci sono giovani che entrano e crescono. Ma chi non avanza, tipicamente esce, salvo limitati casi di cambio dipartimento». Una conseguenza dell’impegno altissimo che si chiede a chi segue le operazioni M&A. «Ma il settore offre più di una contropartita per la dedizione che richiede», afferma Modulo. «Intanto, la possibilità di seguire operazioni professionalmente stimolanti e complesse. Poi, si lavora in team compositi e ampi e si creano interazioni importanti con interlocutori primari. Senza contare che da subito c’è un buon ritorno economico: il compenso dei collaboratori è elevato e sale rapidamente. Facilmente un giovane al terzo anno di lavoro, quindi ancora praticante, può arrivare a 50mila euro lordi».