Sull’ergastolo ostativo nuovo rinvio della Consulta
I cambiamenti decisi con il decreto raveimpongono un altro esame. La Cassazione deciderà il prossimo 8 marzosui profili di illegittimità
Dopo la Cassazione, che si pronuncerà l’8 marzo, è la volta dei giudici di merito. La Corte costituzionale ha infatti rinviato al tribunale di sorveglianza di Perugia e al magistrato di sorveglianza di Avellino la valutazione da compiere sui profili di legittimità della disciplina dell’ergastolo ostativo. Determinante, come già avvenuto poche settimane fa, la considerazione del cambio dello scenario normativo di riferimento. Con il decreto rave, poi convertito a fine anno, infatti il governo Meloni, a pochi giorni dall’udienza della Consulta, ha approvato una controversa riforma dell’intera materia.
Una ragione ampiamente sufficiente per far decidere alla Corte costituzionale la restituzione degli atti. Come ricordato nel comunicato diffuso ieri, la Corte costituzionale era stata investita del giudizio di legittimità sull’articolo 4-bis, primo comma, dell’ordinamento penitenziario, nella parte in cui, in caso di condanna per delitti diversi da quelli di contesto mafioso, ma pur sempre compresi nella lista via via irrobustita di quelli comunque ostativi, non permette al detenuto che non ha collaborato con la giustizia di essere ammesso alle misure alternative alla detenzione. Si trattava rispettivamente, nei due casi, della richiesta di accedere all’affidamento in prova al servizio sociale e alla semilibertà.
Le nuove disposizioni incidono immediatamente sul nucleo essenziale delle questioni sollevate dalle ordinanze di rimessione, trasformando da assoluta in relativa, come peraltro aveva già fatto la stessa Corte costituzionale sul fronte dei permessi premio alla fine del 2019, la presunzione di pericolosità che impedisce la concessione dei benefici penitenziari e delle misure alternative alla detenzione ai condannati per reati ostativi.
Questi ultimi sono ora ammessi a chiedere i benefici, sebbene in presenza di nuove, stringenti e concomitanti condizioni, diversificate a seconda dei reati che vengono in rilievo. Condizioni talmente stringenti, soprattutto sul versante delle prove da fornire all’autorità giudiziaria dell’assenza di collegamenti con le organizzazioni e i contesti criminali di riferimento, da fare ritenere a una buona parte dell’accademia e dell’avvocatura quasi impossibile l’accesso ai benefici.
E tuttavia nel merito sarà chiamata a esprimersi per prima, tra un mese, la Cassazione che sul tema assai delicato della libertà condizionale aveva già sollecitato la Consulta a pronunciarsi. La Cassazione potrebbe da una parte considerare favorevolmente la nuova disciplina introdotta e venuti meno i profili di sospetta incostituzionalità oppure potrebbe individuare nelle novità altri elementi di criticità e chiedere alla Consulta di pronunciarsi.