Civile

In edicola la guida sul calcolo dell’assegno di divorzio

Nell’era dei social, del visual e dei selfie tutto accelera. E anche il diritto di famiglia - che segna i confini di ogni società - ha accelerato come mai prima. Solo tre anni fa hanno debuttato le unioni civili e le convivenze registrate, varate con la legge Cirinnà, la 76 del 20 maggio 2016: arriva il matrimonio per gli omosessuali, con qualche distinguo giuridico e molti mal di pancia. E il relativo possibile divorzio con i conseguenti diritti economici.
Due anni fa è toccato alla Cassazione dare una svolta: la sentenza 11504 del 10 maggio 2017 ha abbandonato il «precedente tenore di vita» quale criterio-cardine per determinare l’assegno di divorzio. Niente soldi, in sintesi, all’ex che abbia o sia in grado di procurarsi un’indipendenza o autosufficienza economica. La decisione riguarda il divorzio di una coppia ricca e famosa, Vittorio Grilli, già ministro dell’Economia nel governo Monti, e l’imprenditrice Lisa Lowenstein.

Nel 2018 la Cassazione è tornata sul punto con la sentenza a Sezioni unite 18287 dell’11 luglio. Per determinare l’assegno all’ex i giudici adottano un insieme di criteri, che tengono conto del contributo alla formazione del patrimonio comune e personale, dell’età, delle chance di reddito futuro, della durata del matrimonio. Insomma, declinano il criterio di autosufficienza economica al caso concreto e lo mitigano.

La Guida «Soldi & Divorzi», in edicola venerdì 17 maggio con Il Sole 24 Ore, fa il punto sul molto che si è trasformato in principi da comprendere per chi è coinvolto in prima persona in una crisi familiare e in “cassetta degli attrezzi” per i professionisti - avvocati in primis - che queste crisi accompagnano e cercano di sciogliere.

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