Penale

Furti, incidenti, droghe, risse: processi lenti sui reati diffusi

di Valentina Maglione e Bianca Lucia Mazzei

Il periodo di lockdown e la lenta ripresa dell’attività giudiziaria allungherà i tempi dei processi che riguardano soprattutto i reati ritenuti meno gravi, ma che provocano un maggiore allarme sociale: le cause in materia di droga, furti, risse e incidenti stradali sono quelle che più stanno risentendo dei rinvii e per cui l’arretrato rischia di aumentare. Si tratta di un settore della giustizia già in sofferenza prima dell’epidemia: in 10 anni, dal 2010 al 2019, le cause pendenti del rito monocratico (in cui la decisione spetta a un solo giudice) sono cresciute del 42 per cento. Una situazione che può diventare esplosiva per l’impatto delle misure di contenimento del Covid-19. E, con l’allungarsi dei tempi, cresce il rischio di prescrizione.

Monocratico in sofferenza

In controtendenza rispetto alla riduzione dell’arretrato in primo grado (-5,7% dal 2010 al 2019), nel rito monocratico le pendenze sono continuamente aumentate. Il giudice monocratico si occupa dei reati meno gravi, che però sono quelli che fanno registrare il maggior numero di nuovi processi: nel 2018 sono stati 342.585 contro i 14.514 del collegiale, in base ai dati del ministero della Giustizia . Si tratta di reati che, come il traffico di droga, gli incidenti stradali o i furti, toccano da vicino la vita delle persone e incidono sulla percezione collettiva della capacità del sistema di far fronte alla domanda di giustizia.

Le difficoltà si concentrano nelle grandi sedi. A Napoli i processi arretrati sono circa 32mila, a Roma nel 2018, secondo i dati ministeriali, poco più di 21mila. In alcuni tribunali l’aumento delle pendenze è stato esponenziale: a Salerno dal 2009 al 2018 sono salite quasi del 130%, mentre a Palermo del 123 per cento. «Dal 2009 le iscrizioni sono raddoppiate: l’organico invece è rimasto lo stesso (nel monocratico circa 20 giudici) mentre in procura i sostituti sono quasi 40», dice il presidente del Tribunale di Palermo, Salvatore Di Vitale. A Roma, viceversa, l’arretrato in dieci anni è sceso (-22,7%) proprio grazie a un accordo fra Tribunale e Procura. «Nel 2017 - spiega il presidente vicario, Antonino La Malfa - abbiamo avviato un intervento congiunto: la Procura ha ridotto le iscrizioni, ricorrendo di più ad archiviazioni e decreti penali, mentre il Tribunale ha aumentato le udienze di prima comparizione e processi».

L’impatto del Covid-19

Su questa situazione si è abbattuta l’epidemia. Nella fase 1, da marzo all’11 maggio, sono state sospese le udienze penali, con poche eccezioni (convalide di arresto e processi con detenuti, su loro richiesta). Nella fase 2, dal 12 maggio al 31 luglio, l’attività è ripresa, ma resta lontana dai ritmi usuali: l’obbligo di evitare assembramenti restringe l’uso delle aule e i processi da remoto sono limitati dai paletti messi dal decreto 28/2020. Ad aggravare la situazione l’impossibilità per il personale amministrativo che lavora da remoto di accedere ai registri di cognizione. «Devono tornare negli uffici, perché a casa non possono fare nulla ed è assurdo che anche in Regioni dove i contagi sono al minimo tutto resti chiuso», accusa il presidente dell’Unione camere penali Gian Domenico Caiazza.

Nel diluvio di rinvii, i più colpiti sono i procedimenti di competenza del tribunale monocratico. «Va data priorità ai processi che riguardano i delitti più gravi, come dispone l’articolo 132-bis delle disposizioni di attuazione al Codice di procedura penale», spiega il coordinatore del settore penale del Tribunale di Milano, Marco Tremolada: «Anche noi - conferma - cercheremo di recuperare prima i processi del tribunale collegiale di quelli del monocratico». A Milano i rinvii sono fissati a distanza di 15 giorni: si spera di riuscire a celebrare le udienze prima dell’autunno e nei prossimi giorni saranno riviste le linee guida per ampliare le cause da trattare.

Anche al Tribunale di Napoli, spiega la presidente, Elisabetta Garzo, i limiti sono stati allentati: «Da oggi ogni giudice monocratico può trattare fino a 10 processi, anziché 5. Ma sul ruolo ce ne sono almeno il doppio. L’obiettivo è ampliare ancora, anche prima del 31 luglio, se i dati sul contagio restano positivi». Finora, a Napoli sono stati rinviati circa 10mila procedimenti del tribunale monocratico nella fase 1 e già 8.000 nella fase 2.

I tempi più lunghi dei processi potrebbero far crescere le prescrizioni.«Il rischio di aumento esiste - ammette La Malfa -. Già oggi la procura produce più processi di quanti il tribunale ne riesca a smaltire. Per alleggerire il monocratico bisognerebbe depenalizzazione alcuni reati, come quelli fiscali, che andrebbero, invece, contrastati sul piano amministrativo»

L'andamento della giustizia penale

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