Depositi telematici in tilt, l'appello delle Camere civili: "Sospendete quei termini!"
"Occorre stabilire una volta per tutte che quando vi siano disfunzioni del sistema tutti i termini processuali connessi con il suo utilizzo restino sospesi"<br/>
Dopo l’ennesimo blocco dei sistemi telematici della Giustizia che non ha permesso a molti avvocati il deposito degli atti, le Camere civili lanciano un appello al Ministro Bonafede affinché includa in una dei prossimi decreti leggi una norma che preveda la sospensione dei termini processuali ogni qual volta una disfunzione informatica blocchi le attività.
“Lo sappiamo tutti – scrivono i civilisti -, negli ultimi giorni il sistema dei depositi è andato in tilt. Le Cancellerie lo erano già, e quindi sono andati in tilt anche gli avvocati, alla affannosa ricerca di un qualche provvedimento dei Capi degli Uffici che consentisse di depositare gli atti in forma cartacea, a costo di incrementare il rischio di contagio”.
“Non tutti – proseguono - ci sono riusciti, ed oggi a qualcuno non resta che affidarsi al buon cuore del giudice di turno, sperando che autorizzi una remissione in termini di dubbia fondatezza e solido buon senso”. “È chiaramente un assurdo – incalzano i legali -, che nasce da una visione ormai anacronistica del processo telematico: se vogliamo che funzioni davvero, bisogna smettere di considerarlo il surrogato occasionale di quello cartaceo, al quale tornare ogni volta che vi sia un intoppo”.
“Per questo, occorre stabilire una volta per tutte – e questa è la occasione giusta per farlo, con uno dei tanti decreti legge che ormai scandiscono la nostra esistenza – che ogni qualvolta vi siano disfunzioni del sistema tutti i termini processuali connessi con il suo utilizzo devono restare sospesi”. “E per questo – concludono gli avvocati - , le Camere civili chiedono al Sig. Ministro un provvedimento legislativo che è indispensabile, e che deve essere immediato: abbiamo già sofferto abbastanza!”.
Intanto il Presidente dell’Uncc Antonio de Notaristefani, in un intervento sui social, si chiede: “Che fine hanno fatto, quei progetti che l’Europa chiama Next generation eu, ed i nostri giornali Recovery plan? Sono stati stanziati duecento miliardi, ed indicati quattro obiettivi principali, tra i quali la giustizia: si dedicheranno ad essa cinquanta miliardi? E come si pensa di spenderli? Si stanno studiando riforme epocali, destinate finalmente a coniugare, grazie alla immissione di risorse, equità ed efficienza di quella giustizia civile che è un volano imprescindibile di una futura ripresa economica, oppure si pensa ad una distribuzione a pioggia, per comprare quanti più consensi è possibile?”