Civile

Giustizia tributaria, Leone: per il taglio del 40% dei tempi previsto dal Pnrr serve la riforma del Fisco

Il contenzioso pendente presso la Cassazione ammonta 40 miliardi di euro mentre quello in primo e secondo grado arriva a 17 miliardi. La metà però riguarda cause di importo pari o inferiore ai 3.000 euro

di Francesco Machina Grifeo

"Abbiamo una occasione irripetibile di consegnare al Paese una giustizia tributaria sempre più efficiente ad iniziare proprio dal suo Organo di autogoverno". Di fronte ai numeri sconfortanti dell'arretrato ed ai valori monstre del contenzioso pendente con lo Stato - quasi 60 mld di euro - il Presidente del Consiglio della Giustizia tributaria, Antonio Leone, porta avanti una difesa appassionata del settore e delle professionalità in esso operanti.

Leggendo la Relazione per l'Inaugurazione dell'anno giudiziario 2002, alla presenza, tra gli altri, della Ministra Cartabia e della Presidente del Senato Casellati, afferma: "Vorrei ricordare che tutti i giudici tributari hanno un profilo professionale molto elevato", oltre il 60 per cento proviene da "varie magistrature, il resto sono professionisti esperti della materia". Come a dire non è nella "professionalizzazione" della categoria che sta la risoluzione dei problemi. "Nel dibattito pubblico – spiega - si è fatta strada l'idea, errata, che l'arretrato sia essenzialmente dovuto alla scarsa qualità delle sentenze di merito a causa dello status onorario dei giudici".

Qualsiasi riforma prosegue "dovrà, comunque, prevedere un periodo transitorio" perché "non è pensabile che, dall'oggi al domani si riesca ad assumere diverse centinaia di giudici tributari di ruolo".

Leone attacca poi la proposta del Csm da cui affiora "un alone di sospetto nei confronti dei magistrati che svolgono la funzione di giudice tributario e un pregiudizio negativo nella giustizia tributaria". E ricorda che la giustizia tributaria "presenterà sicuramente alcune criticità ma non è certamente la peggiore e, anzi, per alcuni aspetti, come ad esempio i tempi di definizione delle controversie, è tra le più efficienti".

E rilancia "convintamente" sulla necessità di prevedere "un rafforzamento del ruolo del Cpgt a tutela dell'autonomia e indipendenza dei giudici tributari".

Leone poi mette in guardia la politica: non si potrà raggiungere l'abbattimento dei tempi del 40% previsto dal Pnrr "senza un'ampia riforma fiscale che semplifichi e razionalizzi la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività". Mentre la riforma del processo tributario deve "iniziare dal rafforzamento della parità tra le parti processuali in un'ottica di maggiore garanzia, alla valorizzazione dell'istituto della mediazione e a quello della prova processuale". Per raggiungere l'obiettivo del PNNR aggiunge "sarà indispensabile uno sforzo di chiarezza legislativa".

Altro passaggio interessante è quello in cui definisce quella tributaria una giurisdizione "pura", non avendo organi requirenti o consultivi ma solo una parte pubblica in rapporto effettivamente paritario con il contribuente.

Le cifre in ballo - In totale, ricorda il contenzioso tributario pendente presso la Corte di Cassazione ammonta 40 miliardi di euro mentre quello pendente presso il primo e secondo grado giudizio di merito arriva a 17 miliardi. "C'è però da dire - prosegue - che la metà del contenzioso ha riguardato cause di importo pari o inferiore ai 3.000 euro. Si potrebbe dunque introdurre, alla luce di questo dato, anche nel rito tributario il giudizio secondo equità che prevede forti limiti all'appello".

"Può sembrare un paradosso – afferma poi rivolgendosi alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia - ma la velocità del giudizio tributario in primo e secondo grado ha come conseguenza quello di congestionare la Cassazione che ha tempi di decisioni più lunghi". E poi facendo una battuta ha aggiunto: "Non è che ora mi fate una legge per frenare gli esiti della giustizia tributaria in primo e secondo grado…".

Leone ha poi ricordato che la maggior parte delle cause pendenti nel settore civile in Cassazione è riferibile alla materia tributaria, a fine 2021 erano 111.000, di queste ben 47.000 riguardando la materia tributaria". Tuttavia: "Non è stato di grande aiuto nello smaltimento l'assunzione come ausiliari di magistrati in pensione. L'esperimento, di dubbia costituzionalità, non ha avuto il successo sperato probabilmente, come ricordato dal primo presidente della Cassazione, a causa dell'insufficienza dell'incentivo economico".

I numeri - Le controversie complessivamente pervenute al 31 dicembre 2021 presso le Commissioni tributarie provinciali e regionali sono state 120.511, con una significativa contrazione rispetto all'anno precedente quando erano state 157.400. Nel 2021, in particolare, i ricorsi presentati presso le Commissioni provinciali sono stati 77.556 mentre nel 2020 erano stati 108.699. Gli appelli in sede regionale nel 2021, invece, sono stati 42.955, nel 2020 47.701. Il numero delle controversie decise nel 2021 è stato di 193.293, in aumento rispetto al 2020 quando erano state 141.751. Al 31 dicembre del 2021 pendevano complessivamente 272.677 controversie, a fronte delle 345.549 del 2020.

Il 2021 – ha concluso Leone - ha visto una forte ripresa dell'attività con valori in linea con quelli del 2019, anno nel quale non era in vigore la normativa emergenziale Covid-19. Il virus non ha fermato la giustizia tributaria. Complessivamente il taglio dell'arretrato rispetto al 2020 è stato pari al 21 percento. Nelle Commissioni tributarie provinciali, la quota di giudizi interamente favorevoli all'Ente impositore si è attestata oltre il 50 per cento, mentre quella dei giudizi interamente favorevoli al contribuente è stata superiore al 25 per cento. La percentuale delle controversie concluse con soccombenza reciproca è stata di circa il 10 per cento. La quota rimanente ha riguardato altri esiti e conciliazioni. Percentuali sostanzialmente analoghe anche nelle Commissione tributarie regionali.

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