Civile

Codice di condotta e operatori certificati contro call center molesti

Il form richiede dati precisi In arrivo un codice di autoregolamentazione

di Camilla Curcio

Il telemarketing aggressivo continua a essere inarrestabile.

Non è riuscita ad arginarlo neppure l’attivazione del nuovo Registro pubblico delle opposizioni che, a partire dal 27 luglio 2022, consente agli iscritti di inserire il proprio numero di telefono (fisso o mobile) su un database e bloccare una volta per tutte le chiamate moleste dei call center. Eppure, a giudicare dai reclami accumulati negli ultimi mesi, pare che il sistema non funzioni come previsto e siano ancora diverse le falle da risolvere.

Oltre alle lamentele del pubblico poco dopo il lancio, ad accendere i riflettori sulla scarsa efficacia del Rpo è stata la messa in opera, sul sito del Garante della privacy, di un nuovo servizio telematico per la segnalazione delle telefonate indesiderate. Sistema che, velocizzando le procedure di analisi dei grandi flussi e snellendo la burocrazia da smaltire, sembra aver spinto sempre più persone a denunciare l’insistenza degli operatori che aggirano le norme.

Da novembre 2022, tramite un modulo online che sostituisce definitivamente la documentazione cartacea, l’utente può informare l’Authority sull’attività illecita delle aziende che ricorrono a strategie poco ortodosse per bombardare anche chi si è iscritto al registro. Dall’utilizzo di centralini extra Ue, dunque esonerati dall’obbligo di cancellare i recapiti immessi nel Rpo, a voci robotiche e numeri camuffati che rendono impossibile identificarne l’intestatario, fino a software difficili da rintracciare. Una volta inoltrati, i dati vengono processati in modo automatizzato. Motivo per cui i form devono essere compilati con cura: non è possibile inserire elementi generici o inviare reclami che non riportino numero di telefono del centralino, oggetto della promozione, data e ora della chiamata.

Scoraggiare il mercato dei “sottoscalisti” e di chi opera ai limiti della legalità è l’obiettivo da mettere a segno per restituire al registro l’efficacia che ha sulla carta. Un problema che numerose associazioni del settore hanno cercato di affrontare con la redazione del Codice di condotta per le attività di telemarketing e teleselling, il cui testo definitivo dovrebbe arrivare tra febbraio e marzo di quest’anno. «Esiste una quantità rilevante di attori poco visibili, che non risultano neppure iscritti al registro degli operatori di comunicazione (Roc) e che lavorano con materiale sensibile acquisito illegittimamente da una sorta di mercato nero dei dati», spiega Fabrizio Vigo, vicepresidente di Dma Italia, una delle associazioni che ha partecipato al tavolo di lavoro, e ceo di SevenData. Ma, per quanto si muovano sottobanco, un modo per provare a contrastarli c’è: «Serve la collaborazione di tutti i player del settore, dai provider ai contact center», chiarisce Vigo, «gli addetti ai lavori devono costruire un ambiente protetto, verificando la certificazione degli operatori attraverso l’adesione al codice, e i committenti devono impegnarsi ad accettare contratti solo dai soggetti in regola».

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